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Quale ruolo dei fascisti nella crisi dell’Occidente?

Costruiamo l’opposizione alla barbarie reazionaria e del capitalismo

Assemblee in tutta Italia di formazione politica

I risultati delle elezioni politiche del 25 settembre confermano la già prevista vittoria di Giorgia Meloni e della destra.

Fratelli d’Italia, partito dal DNA missino cresciuto nei consensi popolari per la sua (finta) opposizione al Governo Draghi, si prende la scena dopo anni di progressivo sdoganamento della destra reazionaria nella dinamica “democratica”, come accaduto al fascismo storico con la complicità della grande borghesia.

La fase politica che si apre non ci parla però di un movimento reazionario di massa che cresce in funzione antiprogressista, ma di una nuova saldatura tra fascismo e Capitale.

Il governo di destra che verrà, aldilà delle promesse elettorali roboanti sulla riconquista della sovranità nazionale, dovrà gestire una dura fase di crisi economica e sociale riconvertendosi, come dimostrano le recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni&Co, per doveri di “responsabilità” alla fedeltà assoluta nei confronti del mondo finanziario e delle grandi imprese, dell’Unione Europea e della Nato.

Su questi dati politici e sulle porcate reazionarie che emergeranno dovremo ovviamente dare battaglia e costruire l’opposizione a partire dalle scuole, un’opposizione che cerca alleanze sociali nel mondo del lavoro e delle classi popolari ma che deve essere necessariamente indipendente dal centrosinistra e affini che oggi di fatto sono i primi responsabili della crescita delle destre.

Ma crediamo occorra soprattutto alzare lo sguardo al continente europeo e alla crisi strutturale che tutto l’Occidente sta vivendo per comprendere fino in fondo la funzione dei neofascisti oggi e il ruolo che essi giocano in questo tornante storico, con le differenze politico-ideologiche che li contraddistinguono da paese a paese.

Da Marine Le Pen in Francia ad Orban in Ungheria, da Santiago Abascal in Spagna fino ad arrivare a Salvini e ora Giorgia Meloni nel nostro paese, l’ascesa della destra reazionaria in Europa deve essere letta in una visione storica e a partire da due dati.

In primis, l’atteggiamento di accondiscendenza che tutta la sinistra e le forze liberal-democratiche occidentali hanno tenuto di fronte all’emergenza neonazista in Ucraina ha permesso la crescita del fascismo sotto le bandiere dell’europeismo e delle libertà occidentali e fu proprio la partecipazione di Svodoba e del Settore Destro nella compagine governativa ucraina a produrre un’accelerazione dell’affermazione continentale dell’estrema destra a partire quindi dal golpe ucraino del 2014.

In secondo luogo, la situazione disastrosa in cui versa la sinistra di classe nel nostro continente e la complicità del “socialismo europeo” rispetto alle politiche di rapina e di macelleria sociale dell’Ue hanno consentito alla destra di accreditarsi tra i popoli europei come forza “antisistema”.

È chiaro, dunque, che esiste un filo conduttore che unisce il Battaglione Azov in Ucraina a Giorgia Meloni in Italia e ci riconsegna un disegno comune delle classi dominanti europee che, pur di mantenere la loro egemonia ideologica, politica ed economica, hanno permesso e agevolato la crescita del neofascismo e dirottato il dissenso popolare verso queste forze solo all’apparenza “autonome” e di rottura con l’establishment.

La necessità di fondo è quindi quella della tenuta del modello di sviluppo occidentale e della costruzione del polo imperialista europeo, sfruttando l’atteggiamento da sempre servile dell’estrema destra nei confronti del liberalismo, dell’atlantismo e del capitale.

Organizziamo assemblee di formazione politica in tutto il paese per prepararci al contrattacco, dalle scuole cresce l’opposizione alla barbarie reazionarie e del capitalismo.

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