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Rivolta nelle banlieu. France Insoumise: “Giustizia ovunque. Serve un piano di emergenza”

La morte del giovane Nahel la mattina del 27 giugno a Nanterre ha scatenato un’ondata di commozione e rabbia nel Paese. Ha anche agito da scintilla, innescando un movimento di rivolta in molte città del Paese, che chiede urgentemente una risposta politica.

Di fronte a questa situazione, il governo si blocca in un’escalation di sicurezza verbale che non fa che peggiorare la situazione. Cerca di sottrarsi alle proprie responsabilità prendendo di mira la Francia ribelle per nascondere meglio la sua incompetenza e la sua incapacità di agire. Allo stesso tempo rinuncia a cercare una via d’uscita dalla crisi e abbandona gli abitanti a una preoccupazione che condividiamo di fronte ai danni ai beni pubblici, alle abitazioni o ai negozi essenziali alla vita quotidiana.

Vogliamo che si affrontino le cause della situazione perché i problemi non sono nuovi. Per i quartieri popolari, il razzismo, la violenza della polizia o la discriminazione nell’accesso al lavoro o all’alloggio sono la sorte quotidiana degli abitanti.

La distruzione dei servizi pubblici, delle tutele sociali e della solidarietà associativa, dovuta alle politiche di austerità neoliberali, è all’opera da decenni. Perché ci sia armonia occorrono azioni forti da parte del governo che, oggi come ieri, è assente. Dai moti del 2005 il conto non c’è.

Ripristinare la fiducia è tanto più difficile in quanto il governo si è distinto negli ultimi anni per l’incapacità di far fronte a rivendicazioni popolari diverse dal disprezzo e dall’ignoranza, sia durante la mobilitazione dei gilet gialli sia contro il pensionamento a 64 anni, incoraggiando così l’idea che nessun cambiamento è possibile nel quadro attuale. Richiede quindi una rottura completa e risposte eccezionali.

Per questo, chiediamo un dibattito nell’Assemblea nazionale ai sensi dell’articolo 50-1 della Costituzione al fine di proporre un piano di emergenza che includa:

  • L’immediata abrogazione delle disposizioni sulla “licenza di uccidere” della legge Cazeneuve del 2017, responsabile dell’esplosione dei decessi a seguito dei rifiuti di ottemperare
  • La creazione di una commissione “Verità e giustizia” sulla violenza della polizia che ha portato alla morte o alla mutilazione dei cittadini per stabilire tutte le responsabilità
  • L’immediato espatrio di ogni caso di violenza della polizia, la completa riforma dell’IGPN e la creazione di un servizio investigativo indipendente.
  • Sostegno statale per la riparazione di negozi, abitazioni e locali pubblici che negli ultimi giorni si sono deteriorati
  • Una profonda riforma della polizia nazionale per ricostruire una polizia repubblicana meglio addestrata e libera da ogni forma di razzismo, tra cui in particolare lo scioglimento del BAC, il ripristino del codice etico del 1986, il rafforzamento della formazione, l’istituzione della vera polizia di prossimità e la fine delle tecniche di immobilizzazione letale. Dobbiamo chiudere il periodo iniziato da Sarkozy nel 2002 teso a trattare i giovani dei quartieri popolari come un nemico dall’interno.
  • Un programma d’azione globale contro la discriminazione che comprende in particolare la creazione di una commissione per l’uguaglianza, centri specializzati all’interno delle corti d’appello e l’attuazione della ricevuta per i controlli di identità per combattere i controlli in facies
  • Un piano di investimenti pubblici nei quartieri popolari per il ripristino di servizi pubblici, alloggi, scuole pubbliche, accesso alla salute e alla cultura, finanziamento di associazioni e centri sociali

Gruppo parlamentare La France insoumise –NUPES & La France insoumise

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1 Commento


  • Giancarlo staffo

    Iniziativa parlamentare apprezzabile, resta però irrisolto il problema della rappresentanza politica delle classi sociali oggi ghettizzate nelle banlieu che France Insoumise non riesce a raccogliere. Il limite è in una linea eurocentrica, subalterna, moderata e riformista che elude le questioni di fondo (Ue, Nato, guerra e razzismo sociale) che impedisce anche ogni soluzione politica, sia all’età pensionabile, che alla discriminazione verso tutte le aree impoverite ed emarginate

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