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Corruzione di sistema

Gli arresti eccellenti per le tangenti sull’Expo 2015 vogliamo archiviarli come eccezione o come norma? Dalla risposta a questa domanda derivano le conclusioni che si possono trarre dall’ennesimo “scandalo sistemico” nell’agenda italiana.

In questi giorni abbiamo di nuovo visto all’opera semplificazioni oltre i limite della banalità. Le grida contro la “politica corrotta” appaiono inattuali e risibili, anzi fuorvianti. Soprattutto perchè equiparano questa vicenda alla Tangentopoli del ’92, omettendo che in mezzo è cambiato il mondo. E persino la derelitta Italia.

Se nella rottura del 1992 esplosero i partiti storici del sistema politico italiano del dopoguerra, avendo esaurito la loro funzione di “ammortizzatore sociale-clientelare” dell’epoca della guerra fredda, negli scandali più recenti emerge una ricollocazione completamente diversa del rapporto tra affari e politica. Anche se alcuni “mediatori” sono tragicamente gli stessi.

Da un lato i gruppi di interesse rappresentati dal blocco berlusconiano, dall’altro i gruppi di interessi prodotti dall’autonomizzazione delle organizzazioni collaterali al PCI (Lega delle Cooperative soprattutto, ma anche Unipol, Mps etc.).

Il rapporto di convergenza e spartizione degli affari non è passato “attraverso i partiti”, ma all’interno di cordate di interessi privati ampiamente trasversali. Bipartisan, se vogliamo buttarla in politica.

Parafrasando Marx, potremmo dire che si sono sviluppate le forze economiche mantenendo intatti i rapporti precedenti. Una sorta di sistema feudale che prevede che in alcuni “territori” – come la Lombardia – il sistema sia sempre lo stesso anche quando cambiano i soggetti in campo. Se vuoi fare affari in un dato territorio, le strettoie da attraversare sono quelle: con “quelli” devi parlare, con “quelli” devi trattare. In fondo, nonostante le evoluzioni criminali seguite all’esito della trattativa tra Stato e mafia, anche in Sicilia il meccanismo è stato questo. In quel caso le organizzazioni criminali sono state sussunte nel sistema, sono state fatte entrare istituzionalmente nel giro del “grande business”; in cambio, sono finiti gli ammazzamenti, gli attentati, etc. C’è stata una “evoluzione” delle forze, ma i rapporti sono rimasti gli stessi.

Cosa lega gli affari e la corruzione in Lombardia con quella, ad esempio, in Sicilia? Il fatto che lo Stato continua ad essere considerato una entità estranea e strumentale. Non un arbitro o un regolatore imparziale, ma un apparato pieno di interstizi flessibili e agibili, nei quali perciò agire in funzione di interessi privati. Il fatto che questi fossero stati puliti, ripuliti o inquinati è rimasto un dettaglio. Dunque un sistema, non una anomalia del sistema.

Nell’Italia del XXI Secolo, nonostante l’integrazione europea – da cui derivano vincoli e sistemi di controllo – il sistema ha continuato ad agire con la medesima prassi, rinnovata qui e là nei soggetti (nemmeno sempre, come si vede), ma in perfetta continuità.

Da questo punto di vista, le grandi opere e i grandi eventi rappresentano l’emblema della messa in opera del sistema del business privato. Enormi risorse pubbliche a disposizione, e la possibilità di scaricare sul “pubblico” gli eventuali debiti futuri, rappresentano il terreno ideale per la spartizione della torta.

Viene da chiedersi – e qualcuno prima o poi dovrà dare risposte convincenti – perchè sulle grandi opere e i grandi eventi, che alla loro conclusione lasciano un rapporto costo-benefici sempre sbilanciato a favore dei primi, le denunce dei comitati popolari e dei loro esperti siano state costantemente ignorate, derise e poi combattute (vedi il caso emblematico del Movimento No Tav). Sull’Expo 2015 è andata esattamente così, come in Val di Susa. Se la Procura di Torino sulla Tav dedicasse un decimo dell’attività prodotta dalla Procura di Milano sull’Expo, ricaverebbe probabilmente risultati niente affatto dissimili. Sceglie invece di dedicarsi con solerzia sabauda a reprimere quelli che vi si oppongono.

La corruzione dunque è “di sistema”. Ma anche i sistemi consolidati possono incepparsi, se hanno esaurito la loro funzione.

 

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1 Commento


  • Vanni

    Il lobbista G. del Pd ….

    “Ieri è successo un fatto gravissimo ed inaudito. Dopo che un senatore aveva richiesto di conoscere gli accessi di Primo Greganti (il tesserato Pd arrestato per le tangenti dell’Expo 2015) agli uffici del Senato, il sistema informatico si è improvvisamente bloccato ed è rimasto fuori servizio per mezza giornata. Quando ha ripreso a funzionare, non risultavano tracce di ingressi in senato di Primo Greganti. Peccato che la Guardia di Finanza pedinando Greganti, aveva appurato e documentato come ogni mercoledì questi si presentasse in Senato, dove regolarmente accedeva. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle a breve chiederà una inchiesta interna per verificare cosa sia successo nella giornata di ieri e come sia stato possibile che Greganti entrasse in Senato senza che i suoi ingressi venissero registrati oppure come sia stato possibile cancellare la registrazione di questi ingressi (che avrebbero indicato chi andava a incontrare)”.

    14 Maggio 2014
    Mario Michele Giarrusso, M5S Senato

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