Il 25 marzo a Roma si renderanno esplicite tutte le opzioni in campo sul futuro del nostro e degli altri paesi europei.
Nel vertice dei capi di stato dell’Unione Europea si comincerà a concretizzare la cosiddetta “Europa a due velocità”, un eufemismo usato per nascondere una sostanza ben peggiore.
Da mesi ormai sta prendendo corpo un’accelerazione del progetto di fare del nucleo duro della Ue un polo imperialista in grado di reggere nella competizione globale in corso con altri poli come Usa, Cina, Russia. Anche i vertici istituzionali nazionali lo dicono ormai esplicitamente (“In un mondo sempre più fondato su protagonisti di grandi dimensioni, di veri e propri giganti istituzionali, l’Europa non può rinunziare al suo ruolo, e alle sue possibilità di influenza, facendosi più piccola”, Sergio Mattarella, tre giorni fa).
Un’ambizione che sta crescendo in tempi rapidi anche nella sua dimensione militare, attraverso il meccanismo delle “cooperazioni rafforzate”; cioè, chi è d’accordo va avanti. Anche per la moneta unica – l’euro – e per Schengen è stato così. Adesso avverrà altrettanto sulla Difesa Europea, alla quale verranno destinati finanziamenti crescenti – anche emettendo titoli di debito pubblico ad hoc – e sottraendo le spese militari ai vincoli del “patto di stabilità”, che resta invece implacabile invece per salari, pensioni, sanità istruzione. L’establishment che guida in questo momento l’Italia – che è già un paese a due velocità al suo interno – farà di tutto per essere magari “ultimo tra i primi e non primo tra gli ultimi”. I costi sociali di questa avventura, come già annunciato, saranno pesanti, soprattutto per lavoratori, disoccupati, pensionati, malati. Lo vedremo già ad aprile.
A contestare questo vertice di un apparato antipopolare, antidemocratico, guerrafondaio, come l’Unione Europea del XXI Secolo, ci saranno manifestazioni di segno completamente diverso, ma che chiariscono finalmente le opzioni in campo.
Fino ad oggi la comunicazione politica e i media mainstream hanno ingabbiato le posizioni sull’Unione Europea dentro uno schema fuorviante e che finalmente verrà spezzato. Fin qui o si era "europeisti" o "populisti e xenofobi". Nulla di più falso.
In piazza infatti ci sarà la sinistra “unionista” che critica la Ue, ma che alimenta ancora l’illusione dolorosa di “un’altra Europa”, che ritiene possibile la sua riformabilità e l’attenuazione delle misure di austerity o contro i migranti. Ci sarà la “destra sovranista” che starnazza contro l’euro nelle piazze o in televisione, ma che ha votato in parlamento tutti le direttive imposte dalla Ue e alimenta l’illusione di una via d’uscita che presuppone un ritorno al passato e una guerra contro i poveri su base xenofobe.
Ma il 25 marzo – e finalmente – ci sarà in piazza anche l’opzione del No sociale, popolare, sindacale, democratico all’Unione Europea delle banche, dei padroni e delle guerre. Cioè di quanti, da tempo, hanno dichiarato che l’Unione Europea e i suoi trattati non sono riformabili; e che dunque vanno disdetti, smantellati, superati anche con una fuoriuscita unilaterale nel nostro paese – l’Italexit – che riproponga qui e ed ora la prospettiva che si era aperta con l’Oxi della Grecia nel referendum contro la Troika, subito disatteso dal governo della sinistra “unionista” di Tsipras.
La Piattaforma Eurostop dichiara apertamente che una prospettiva di cambiamento sociale di segno progressista ed egualitario sarà possibile solo uscendo dai trattati politici, economici e militari imposti dalle classi dominanti europee alle classi popolari nei vari paesi. Un primo passo, indispensabile per poter riprendere in mano la possibilità di decidere che paese e che mondo vogliamo costruire, non la soluzione miracolosa di tutti i problemi.
Quindi fuoriuscita dall’Unione Europea, dall’Eurozona e dalla Nato per disegnare un alternativa radicalmente diversa per il nostro e gli altri popoli prigionieri nella gabbia della Ue. Il fatto che questa prospettiva venga finalmente sottratta alla destra e venga dispiegata come alternativa alle sconfitte e alle ambiguità della sinistra “unionista”, sta facendo saltare i giochi e innervosire gli avversari di classe.
In pochi giorni le classi dominanti e i loro apparati sono passati dall’ignorare queste posizioni, poi alla derisione ed ora al combattimento per toglierle dall’orizzonte dell’agenda politica. Il gioco più semplice e più scontato è sempre il solito: occultare le ragioni di una manifestazione ed esaltare gli elementi di tensione sul piano dell’ordine pubblico.
Lo stanno già facendo, lo faranno prima, durante e dopo la manifestazione del 25, augurandosi che il combinato disposto tra un sistema mediatico inetto (ma oggi sempre meno efficace) e gli apparati repressivi possa risolvere le contraddizioni di un sistema di dominio che ormai teme il crescente disincanto e il risentimento popolare; sia quando manifesta o sciopera che quando vota. I fatti di questi ultimi dieci mesi lo hanno dimostrato, in Italia come in altri paesi.
Contro la manifestazione della Piattaforma Eurostop si adopereranno in molti, alcuni prevedibili, altri insospettabili. Agiremo e gestiremo questo momento di mobilitazione, così come quelli che lo precederanno o lo seguiranno, con la consapevolezza che la sfida è aperta ed è una sfida tutta sul piano politico, certi che sarà di grande efficacia tra i settori popolari del nostro paese per rimettere in moto una prospettiva di trasformazione sociale di segno progressista, ugualitario, internazionalista.
Ci si vede in piazza a Porta San Paolo il 25 marzo e il giorno successivo per l’assemblea di Eurostop.
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