Chiuse le urne è tempo di valutazioni, anche su noi stessi. Il risultato elettorale ottenuto da Unione Popolare (1,4) ha sostanzialmente confermato quello previsto da tutti i sondaggi nelle settimane scorse, con risultati migliori in alcune città (Bologna, Napoli, Pisa, Livorno) dove è stata superata la soglia del 3%.
Era difficile immaginare variabili imprevedibili che potessero mutare sostanzialmente quel dato.
E’ evidente come questo risultato, che aggiunge solo 30mila voti a quelli ottenuti nel 2018 con Potere al Popolo (erano stati 370.000, adesso sono 401.000), sia pure in presenza di un significativo aumento dell’astensionismo, è ancora insufficiente per l’auspicato avvio di una controtendenza all’altezza della situazione.
Unione Popolare ha raccolto consensi solo nel perimetro sempre più ristretto della “sinistra”, in sostanza un bacino che “non cresce e non crepa” da anni.
Occorre però sottolineare come non abbia funzionato neanche la versione sovranpopopolare tentata da Rizzo in antagonismo alla “sinistra di movimento”. Immolando l’identità e rinunciando al simbolo con la falce e martello non ha intercettato i “voti spuri” del mondo no green pass/no vax e persino settori vicini alla “destra sociale” come modello alternativo di consensi da utilizzare oltre e contro quello della “sinistra”.
Sulla base dei risultati elettorali l’unico ad avere in qualche modo capitalizzato l’opposizione all’agenda Draghi è stato il M5S. Tutte le altre forze “antisistema” ne sono state penalizzate.
L’astensionismo certamente è cresciuto ma deve ancora rivelarsi agli umani colui o coloro in grado di capitalizzarlo politicamente. Semmai l’incentivo a disertare le urne oggi viene più dalle èlites che da una cosciente spinta dal basso.
Il risultato insufficiente di Unione Popolare non toglie rilevanza alla questione di una rappresentanza politica antagonista delle classi subalterne da costruire in questo paese, conferma ancora una volta come lo strumento elettorale, di per sé, non sia la scorciatoia ma solo uno strumento in più, da aggiungere e non da sostituire ad un radicamento sociale ancora oggi a macchia di leopardo, concentrato spesso nelle aree metropolitane ed assai meno sul diffuso territorio dei mille e mille comuni italiani.
Inoltre è bene non dimenticare che quello elettorale è un terreno truccato e sotto pieno controllo da parte dell’avversario di classe, nel quale ci si deve muovere – consapevolmente – come in un territorio ostile.
Unione Popolare ha avuto obiettivamente pochissimo tempo per definirsi e strutturarsi. Ha tenuto la sua assemblea fondativa ai primi di luglio con lo sguardo al 2023 e solo dieci giorni dopo si è trovata buttata dentro la campagna elettorale anticipata e alla necessità di raccogliere le firme in pieno agosto, cosa tra l’altro che l’impegno di centinaia di attivisti ha consentito di realizzare in condizioni decisamente proibitive,
Dunque Unione Popolare si è misurata con le elezioni con quello che aveva a disposizione fino a quel momento, senza la possibilità di pensare a come crescere e radicarsi. I sondaggi prima e i risultati poi hanno confermato quello che era e sarebbe stato il suo perimetro.
Ma Unione Popolare ha anche unito e attivato forze che non vanno disperse, ma messe in condizione di tenere botta e procedere in avanti, aumentando il proprio radicamento sociale e territoriale e la funzione politica per una alternativa di sistema.
La situazione politica, economica e sociale del paese – come del mondo – appare assai più interessante e movimentata che in passato. Guerra, recessione, infarto ecologico ed economia di guerra alimentano un habitat ideale per attivisti e militanti che perseguono obiettivi definiti di trasformazione sociale e dispongono – o si dotano – di strutture minimamente organizzate per misurarcisi.
La continua relazione tra le contraddizioni della situazione reale e la funzione soggettiva dei comunisti sta tutta dentro questo approccio.
E’ questo dunque il tema – o uno dei temi decisivi – con cui le forze che hanno dato vita a Unione Popolare dovranno mettere mano per dare continuità ad un esperimento che ha avuto troppo poco tempo per fare una verifica a tutto campo.
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Bettina
“sinistra di movimento” significa essere contro la sovranità popolare? O una o l’ altra? A immolare l’ identità e rinunciare al simbolo con la falce e il martello é stato solo Rizzo?
Redazione Contropiano
No certo, non è stato l’unico. Però è quello che per molti anni ha speculato solo sul simbolo…
Agustin
Non staremo a guardare ,!
Angelo De Marco
Spero fortemente che Unione popolare possa continuare e strutturarsi meglio anche perché , come dice Cararo, la situazione economica, politica e sociale diventa molto interessante e movimentata.
Sulle elezioni di domenica una considerazione; dato per assodato che ogni elezione ha una storia diversa per i contesti storici, sociali , politici che cambiano ormai in continuazione non vi sembra strano affermare , cosi come fan tutti, dire che il M5s sia tra i vincitori delle elezioni? Ha comunque perso il 17/18% dal 2018 cioè 6 milionj e mezzo di voti una cifra enorme. Dalle elezioni del 2013 é stato il peggior risultato dei grillini alle elezioni politiche.
Direi che sarebbe più giusto dire che Conte é stato bravo a limitare il calo di consensi dei 5s e comunque é un movimento che va sempre meglio alle politiche che alle elezioni locali.
Bacciardi
Errare è umano perseverare è diabolico
giancarlo+staffolani
Alcuni buoni risultati concreti (Bologna, Pisa ed altri..) dimostrano che i veri “soggetti comunisti di quadri e militanti” devono e possono radicarsi in prima persona sui territori, bisogna prendere atto che i residui della “sinistra governista ed eurocentrica” condizionano e rallentano ancora troppo ogni tentativo di costruire una rappresentanza politica delle classi popolari..
Giuseppe
Credo sia utile formalizzare in qualche modo la presenza di una “identità comunista” dentro Up. Concordo con chi ha sottolineato che sovranità popolare e “sinistra di movimento” non siano ambiti alternativi. Anzi.
Paolo Ghisleni
Ritengo errato inserire il M5S fra le “forze antisistema”. Di fatto, nella sua mancanza di visione “post-ideologica”, il M5S non si è mai preoccupato di chiarire (a sé stesso e agli altri) quale tipo di società auspica, ed in che misura ed in quali aspetti questa dovrebbe differenziarsi dal “sistema” attuale. Si può quindi arguire che gli vada bene la società. così com’è, solo con un po’ di deputati e senatori in meno, meno pagati, e con un po” di corruzione in meno.. Poi alcune cose positive le hanno fatte (NO alle candidature olimpiche di Roma e Torino, RdC), ma questo non basta certo a qualificarsi come “,forza antisistema”.
pantera
“Inoltre è bene non dimenticare che quello elettorale è un terreno truccato e sotto pieno controllo da parte dell’avversario di classe.”
Meno male che lo si comprende, come giocare a palla con il padrone del pallone che quando sta per perdere se lo porta via.
Molto male che si insiste a frequentarlo nell’illusione ci poterlo rendere praticabile.
“Non è col voto che si decide la questione del Potere. Non è con una scheda che si conquista la Libertà”.
Ripeto ciò che dicevano quelli che hanno intrapreso una altra strada, ora però non più praticabile.
Sussistono tuttavia altri sentieri da sperimentare, o piuttosto già sperimentati e di sicuro effetto, ma poi malamente abbandonati alle erbacce, da ripulire e ripristinare. Per individuarlo il mio invito è andarsi a studiare la storia di quel Charles Boycott a servizio di un Lord inglese, cacciato dalla Irish Land League. Quando indico quel sentiero, certamente non facile, ma le difficoltà si superano, salta sempre fuori un qualcheduno, suppongo a servizio di qualche altro Lord, che cerca di negarlo e nasconderlo dichiarandolo inagibile e non sperimentabile. Forse perchè per il Lord e i suoi compari è veramente letale? Negli USA infonde ancora l’horror vacui in quegli ambienti. Ma se non è letale può essere almeno usato per giungere a patti più convenienti. In Italia ci fu un esperienza del genere contro le proprietà del biscione, il BoBi, ve lo ricordate? Chi lo intraprese indusse subito il terrore in quel biscione. Poi il promotore fu convinto cordialmente a “desistere” da una squadraccia di sorci neri, mai individuata e non si sa da chi mandata hanno detto i tutori dell’Ordine. Ci rimise quasi la pelle, ma era da solo … Se ci si organizza, lo si rende frequente, feroce, anonimo e praticabile e si è in tanti io direi che sarebbe il caso di ripulirlo. Voi che ne dite?
pantera
Seguo dal mio intervento di sopra dicendo che poi in sostanza è ciò che fa già la maggioranza relativa in questo paese non andando a votare affatto. Si boicotta questo vizioso tipo di democrazia. Ci si tiene la delega, non la si concede più a nessun pupazzo che alla prima vista dello stipendio da onorevole voltagabbana e si dedica solo all’orticello proprio, e per chi ha altri ideali non si da nessuna leggittimazione a questo sistema ormai marcio. Può essere usato in diverse maniere, in diversi campi, uno sfogo per la fantasia. Si fa con poco sforzo poi, almeno per chi non tiene a mangiarsi tutta la merda che produce il padrone. Comporta solo qualche sacrificio che può essere facilmente ricompensato da ciò che si ottiente in cambio.
Antonio Aletta
Credo che, in aggiunta a quanto accennato, vada dato finalmente spazio a chi persegue una agibilità politica di natura identitaria. L’emarginazione economico sociale di cui da troppi decenni è vittima il sud del paese va combattuta e concretamente superata anche nell’interesse generale. Nel gruppo di soggetti politici che hanno dato vita a Unione popolare c’è anche il Partito del sud, sarebbe opportuno, anche soprattutto in questa fase di rilancio della nostra iniziativa politica, sostenere progetti di riqualificazione meridionale a partire dalla lotta a quella vera e propria truffa che chiamano autonomia differenziata.