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Tecnocrazia e fascismo, intesa naturale

Col passare dei giorni si va precisando l’entità reale della “minaccia fascista e sovranista” del futuro – probabile – governo guidato da Giorgia Meloni.

Non entriamo assolutamente nel solito “totonomi” sui possibili ministri, perché in primo luogo non è questo il nodo politico principale, in secondo luogo perché – ovviamente – non abbiamo “fonti” interne a Fratelli d’Italia.

La vera cifra è data dalla totale rilassatezza con cui i principali poteri del mondo occidentale – dalla presidenza degli Stati Uniti ai vertici dell’Unione Europea, dalle agenzie di rating ai “mercati” finanziari – guardano a questo presunto “evento storico”. Del resto, la stagione delle stragi di stato ha visto i servizi Usa manovrare i fascisti senza alcun problema. Più che un precedente, è un format…

Diamo per scontato che a quei livelli non contino nulla le “rassicurazioni” che la stessa Meloni va spargendo sui media da mesi prima della scadenza elettorale. Con certa gente contano di più i contratti e le garanzie, con contorno di minacce e scenari di rappresaglia (politica, finanziaria, economica, ecc).

Non molti si sono messi ad analizzare la stranissima situazione in cui si è venuto a trovare un partito, certamente radicato sul territorio, in alcune fasce sociali e ambiti decisamente inquietanti, ma esploso nei consensi (dal 4 al 26%) molto più rapidamente di quanto non potesse crescere al suo interno una classe dirigente di qualche spessore.

Stare all’opposizione, nel sistema politico attuale, è in effetti comodissimo. Basta un buon frontman e un grumo di slogan, non bisogna preoccuparsi di tirar fuori proposte davvero alternative, progetti di riforma di grande portata, visioni alternative per l’evoluzione del Paese.

Giorgia Meloni ha beneficiato alla grande del favore fattole dal governo Draghi – tutti dentro, con FdI nel ruolo di “unica opposizione ammessa” – ma ora deve fare i conti con un gruppo dirigente inattendibile per coprire posizioni di governo.

Parliamo dei ministeri che contano davvero, quelli economici, che devono garantire la continuità nel percorso fissato dal Pnrr, altrimenti saltano le prossime rate di prestiti, barcolla la fragile copertura europea sullo spread, si riaccendono le speculazioni finanziarie più audaci…

In breve si crea un quadro in cui il primo governo della nuova “era fascista” non potrebbe più muoversi, in piena crisi energetica, economica e quindi sociale. Con i consensi che di conseguenza riprenderebbero a cercare un approdo più promettente.

Il gran parlare di “tecnici” in questi ministeri-chiave è di per sé una risposta. Improbabile, in tempi di guerra, che si possa perseguire qualcosa di minimamente “dissonante” rispetto a vincoli esterni ormai strettissimi. Sia rispetto ai trattati e agli accordi europei, sia – a maggior ragione – nel quadro della Nato.

Servirebbe, per farlo, un governo anticapitalista, con un fortissimo legame con la maggioranza della popolazione, e abbastanza audace da rischiare la sperimentazione di nuove alleanze (con i Brics, lo Sco, ecc).

FdI non ci somiglia neanche lontanamente. Al massimo può fare “comunella” con qualche paese dell’Est su temi che non sfiorano neanche la governance economica (aborto, migranti, diritto di famiglia, ecc). Niente di preoccupante, se non per il popolo direttamente interessato: cioè noi.

Qui, infatti, bisognerà fare i conti con la “liberazione” dei peggiori appetiti e fantasie dell’universo mentale (e pratico) reazionario. Un assaggio sono le celebrazioni fasciste, ovviamente derubricate a “goliardia”; o magari altri assalti alle sedi sindacali, nonostante la “disponibilità al confronto” già dichiarata dai vertici della Cgil.

Andiamo insomma verso un altro governo a trazione “euro-atlantica”, con la blindatura dei ministeri decisivi in mani “esperte, affidabili e sicure”; mentre per quelli minori ci sarà spazio per il branco degli ex peones in vena di alzate di ingegno fantasiose ma innocue (per chi conta). Tanto il conto delle loro mattane sarà finanziariamente irrilevante, e comunque pagato da qualcun altro.

La tecnocrazia del Capitale, come sempre, non ha nessun problema col fascismo. Anzi, lo genera…

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2 Commenti


  • giancarlo+staffolani

    “Servirebbe, per farlo, un governo anticapitalista, con un fortissimo legame con la maggioranza della popolazione, e abbastanza audace da rischiare la sperimentazione di nuove alleanze (con i Brics, lo Sco, ecc).”
    Percorso strategico obbligato da impostare da subito per chi vuole rompere con i trattati Ue e uscire dalla Nato, finendola con ogni concezione eurocentrica (illusioni tipo “Europa dei Popoli” o modifica “democratica” della Ue),
    La linea indicata per una Alba Eurometiterranea va nel sernso corretto di un rapporto nuovo con popoli nazioni piccole e grandi che aspirano ad un Mondo Multipolare e Solidale contro il Suprematismo Unipolare (Politico, militare, monetario, culturale, linguistico ….) dell’Occidente a guida USA causa prima di guerre, embarghi, disuguaglianze e devastazione ambientale.


  • Ettore Cauli

    Americani e fascisti: Buona e centrata la battuta del presente articolo che dice, “Del resto, la stagione delle stragi di stato ha visto i servizi Usa manovrare i fascisti senza alcun problema. Più che un precedente, è un format…”. Si è proprio vero lo hanno sempre fatto.

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