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Lavoro mentale e classe operaia. Ragionando con Carchedi

Il saggio di Carchedi su lavoro mentale e internet è un contributo teorico di ottima qualità che ha almeno quattro importanti meriti.

Prima di tutto, grazie ad una comunicazione chiara ed efficace l’autore riesce a rendere accessibile un argomento specialistico e a fornire informazioni sufficienti ad aprire una discussione.

Secondo, ribadisce e conferma la validità dell’analisi marxista e la attualizza, applicandola alle nuove forme di conflitto capitale-lavoro. Infatti, attraverso l’analisi del processo di produzione di Marx l’autore è stato in grado di sviluppare una teoria della conoscenza, stabilirne la materialità e la doppia natura di classe e definire l’intelletto collettivo; con la teoria del valore applicata a internet arriva invece a chiarire se e come la conoscenza oggi produce valore e plusvalore, e se le distinzioni produttivo/improduttivo e produzione/consumo mantengono la loro validità anche all’interno delle nuove forme di sfruttamento. Da un punto di vista teorico recupera così un fondamentale strumento di comprensione della realtà e, aggiornandolo, fornisce uno stimolo alla discussione anche per quanti, tra i compagni, si sono allontanati dai concetti e dal linguaggio marxista.

Terzo, permette di agire sulla ricomposizione di classe superando la separazione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Seguendo l’analisi di Carchedi, lo sfruttamento dei lavoratori mentali da parte del capitale è innegabile ed ha assunto forme nuove, spesso più intense e insidiose: siamo di fronte, ad esempio, non solo ad un aumento delle ore lavorative, ma anche ad un progressivo affievolimento della distinzione tra tempo di lavoro e tempo libero. Non sono rari i casi in cui gli operatori delle nuove grandi aziende della conoscenza debbano non solo erogare ore di straordinario non pagate, ma anche, in virtù dei nuovi dispositivi elettronici che abbiamo ormai tutti, essere sempre disponibili e immediatamente reattivi nel rispondere a email e commenti. Dal punto di vista della prassi, includere i lavoratori mentali nella classe lavoratrice non significa solo allargare la base di riferimento, ma permette anche di organizzare pratiche di lotta efficaci che sappiano inserirsi nei nuovi processi lavorativi, nelle nuove mansioni e nelle nuove forme di controllo.

Infine, si apre ad un interessante approccio interdisciplinare. L’autore utilizza conoscenze recentemente sviluppate in diverse scienze e discipline per confermare e sostenere la propria tesi: propone infatti riferimenti, diretti o indiretti, alle neuroscienze per quanto riguarda l’erogazione di energia umana e la materialità della trasformazione mentale; alla sociologia per fornire dati recenti e reali sulle ricadute sociali dell’aumento dell’intensità del lavoro; all’antropologia per approfondire il tema della natura di classe della conoscenza; e alla psicoanalisi quando parla di interiorizzazione della razionalità del capitale e del passaggio dal controllo del capitale all’autocontrollo dei lavoratori.

Seguendo questo approccio siamo in grado di accedere e collegare un vasto bacino di conoscenze che sono a nostra disposizione, così da entrare nella complessità e approfondire ogni aspetto, proprietà o funzione di uno stesso oggetto di studio. Carchedi sostiene che ogni conoscenza ha doppia natura di classe e che nel processo lavorativo mentale può cambiare la propria razionalità. Se è vero e, come lui, rimaniamo ben saldati al metodo materialista dialettico dell’analisi marxista, allora si apre davanti a noi la possibilità di attingere ai nuovi saperi e alle nuove scienze per usarle nell’analisi, nella lotta di classe e nella teoria di transizione verso il socialismo.

 

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