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Accademia Rebelde, report de “La rivoluzione cinese”

Venerdì 27 novembre abbiamo tenuto il secondo appuntamento del ciclo “Le nostre rivoluzioni” dell’Accademia Rebelde. Questa volta abbiamo trattato della Rivoluzione cinese, un’esperienza poco conosciuta oggi tra i giovani compagni ma che rappresenta quasi un’epopea, una rivoluzione che ha liberato una nazione con più di 600 milioni di persone dal feudalesimo e dal colonialismo e che è ricca di insegnamenti e spunti di riflessione utili per la nostra “cassetta degli attrezzi”.

Abbiamo ripercorso i sommovimenti rivoluzionari che hanno scosso la Cina nell’Ottocento e posto le basi per la rivoluzione guidata dal Partito comunista cinese (Pcc): l’Insurrezione dei contadini del Taiping (che incendiò le campagne e fece tremare i grandi proprietari terrieri dal 1850 al 1864) e la Rivolta anticoloniale dei Boxer del 1900 (per sedare la quale intervennero numerosi paesi stranieri, tra cui l’Italia), la nascita del partito del Koumintang ad opera del rivoluzionario democratico Sun Yat Sen che nel 1911 guidò una rivoluzione democratica che riuscì a disarcionare l’imperatore e a instaurare la repubblica, fino a giungere al Movimento del 4 maggio 1919 che formerà una generazione di giovani rivoluzionari, tra cui Mao Tse Tung e altri numerosi quadri del futuro Partito Comunista Cinese.

Abbiamo visto come la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre nel 1917 e la rinuncia da parte del governo sovietico diretto da Lenin dei territori dell’estremo Oriente conquistati dallo zar russo hanno aperto le porte al marxismo in Cina, ad unire la questione coloniale con la rivoluzione socialista e a rendere il marxismo la bandiera dietro cui si sono unite le forze migliori del paese.

Una rivoluzione lunga, quella cinese, che ha attraversato quasi trenta anni, affrontando rovesci, sbandamenti, disfatte. Una rivoluzione che ha saputo correggersi e imparare dai propri errori, rettificarsi ed evolversi fino a giungere alla vittoria, grazie a un processo, tutt’altro che breve, semplice e indolore, di lotta tra le due linee all’interno del partito: una lotta, strettamente legata alla pratica e condotta nel “fuoco della lotta di classe”, con cui il partito si è liberato dall’imitazione dogmatica e schematica dell’esperienza russa e lo ha portato ad elaborare, a mettere a punto, sperimentare una via specifica per la rivoluzione cinese (“chi non fa inchiesta non ha diritto di parola!”, tuonava giustamente Mao contro i comunisti dogmatici e superficiali).

Abbiamo toccato con mano questo processo ripercorrendo le tappe della rivoluzione cinese: dalla fondazione del Pcc nel 1921 con il supporto dell’Internazionale comunista ai tentativi fallimentari di insurrezione nelle città nel 1927, dalla ritirata guidata da Mao Tse Tung sul massiccio del Chingkangshan (con la nascita della prima base rossa e l’embrione dell’Esercito Rosso guidato dal mitico Chu Teh) alla Lunga marcia condotta per sfuggire alle “campagne di accerchiamento e annientamento” lanciate da Chiang Kai Shek, dalla lotta contro l’invasore giapponese nella seconda guerra mondiale all’annientamento del Koumintang e la proclamazione della Repubblica popolare cinese il 1 ottobre 1949.

La presa del potere non conclude però la lotta per la trasformazione della società ma, al contrario, apre una nuova, difficile fase, anch’essa di lunga durata, della rivoluzione. Ricostruire un enorme paese devastato da anni di guerra civile e dalla guerra contro i giapponesi, superare una grande arretratezza in campo produttivo, guidare fuori dalla fame, dall’analfabetismo e dalla superstizione una popolazione di 600 milioni di persone: questi i compiti che il Pcc trovava davanti a sé.

Ma l’esperienza del Pcc ci ha portato anche ad affrontare la svolta impressa nel 1956 al movimento comunista internazionale dai revisionisti moderni russi capeggiati da Kruscev, i quali avviarono il processo di restaurazione del capitalismo in Urss, la coesistenza pacifica con l’imperialismo e hanno aperto le porte alla “via pacifica” e alle “riforme di struttura” nei paesi imperialisti abbandonando la via rivoluzionaria. Questa svolta ha aperto un nuovo, importante fronte di lotta per il Pcc diretto da Mao Tse Tung.

Da quel momento il Pcc, oltre a combattere il revisionismo moderno sovietico, dovette affrontare una durissima lotta anche in patria, dove i revisionisti moderni cinesi, sotto mentite spoglie, patrocinavano a loro volta la via della restaurazione capitalista.

Analizzando in profondità cosa stava avvenendo in Urss, Mao arrivò a sintetizzare un’importante lezione che arricchisce il patrimonio del pensiero comunista rispetto alla costruzione del socialismo: nei paesi socialisti la lotta di classe prosegue, si riproducono delle contraddizioni antagoniste e sorge una nuova classe dominante costituita dai dirigenti del partito e delle istituzioni che percorrono la strada della restaurazione del capitalismo.

Sulla base di questa analisi e degli sviluppi della lotta di classe in Cina, Mao nel 1966 lancia la parola d’ordine “Sparare sul quartiere generale!”, ossia contrastare in tutti i campi i revisionisti moderni, e avvia una “rivoluzione nella rivoluzione”: la Rivoluzione culturale.

Siamo davanti ad una cosa che non era mai avvenuta in un paese socialista e che costituisce la diretta conseguenza della scoperta che la lotta di classe prosegue nel socialismo.

Mao chiama i comunisti, i militari, gli studenti, gli operai e i contadini a mobilitarsi e a contrastare attivamente in ogni campo:

-l’influenza e l’azione dei revisionisti moderni;

-coloro che sabotano la costruzione del socialismo per difendere i propri interessi specifici e per mantenere subordinate le masse popolari;

-i dirigenti delle aziende e delle comuni di contadini che frenano la partecipazione, crescita e emancipazione di operai e contadini e l’emancipazione delle donne;

-gli intellettuali, i dirigenti delle scuole e professori che portano avanti una cultura reazionaria.

La Rivoluzione culturale ha avuto un brusco arresto con la morte di Mao nel 1976. Di lì a poco i revisionisti moderni capeggiati da Deng Xiao Ping presero il potere nel Comitato centrale e arrestarono i dirigenti centrali che avevano diretto con Mao la Rivoluzione culturale (la cosiddetta “Banda dei quattro”).

L’eroica battaglia condotta da Mao si concluse dunque con una sconfitta e iniziò il processo di restaurazione del capitalismo in Cina, processo che con le sue spinte contraddittorie è tutt’ora in corso.

Anche se la Rivoluzione culturale è stata sconfitta essa fornisce un grande patrimonio per noi comunisti per comprendere meglio la natura dello scontro che avviene nei paesi socialisti tra costruzione del socialismo e restaurazione del capitalismo e, dunque, arricchisce la nostra “cassetta degli attrezzi”, così come l’esperienza della Comune di Parigi del 1871 seppur sconfitta fornì ai comunisti importanti lezioni per edificare il socialismo poi in Urss.

A noi farne tesoro, per il nuovo assalto al cielo!

Prossimo appuntamento: “La Rivoluzione cubana”, venerdì 11 dicembre, in diretta sui nostri canali social dalle ore 18:00, con Luciano Vasapollo.

Leggi anche: Rete dei Comunisti – Dossier Cina

Il video diretta Facebook, disponibile anche su Instagram e Youtube sulle pagine di “Accademia Rebelde”

Bibliografia ragionata:

  1. Romanzi

– Stella rossa sulla Cina di Edgar Snow

– La lunga marcia di Agnes Smedlye

– L’altra metà del cielo di Claudi Broyelle

– Fanshen di William Hinton

  1. Saggi

– Mao Tse Tung una vita per la rivoluzione di Han Suyin

– La teoria della rivoluzione in Mao di Edoarda Masi

– Mao Tse-tung e il socialismo di Enrica Collotti Pischel

– Ribellarsi è giusto! di Roberto Sassi

  1. Testi Mao

– Opere Complete di Mao Tse Tung

Raccolta per temi

– Sulla rivoluzione in Cina: “Analisi delle varie classi rurali della Cina e loro atteggiamento nei confronti della rivoluzione” / “Perché in Cina può esistere un potere rosso?” / “La rivoluzione cinese e il partito comunista cinese” / “Sulla Nuova Democrazia”

– Sulla strategia: “Problemi strategici della guerra partigiana antigiapponese” / “Sulla guerra di lunga durata” / “Problemi della guerra e della strategia”

– Scritti filosofici: “Sulla pratica” / “Sulla contraddizione”

– Su Stalin: “Sull’esperienza storica della dittatura del proletariato” / “Ancora a proposito dell’esperienza storica della dittatura del proletariato” / “Sulla questione di Stalin”

– Sul revisionismo moderno: “Viva il leninismo!” / “Lo pseudo comunismo di Kruscev e gli insegnamenti che dà al mondo” / “Divergenze tra il compagno Togliatti e noi” / “Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi” / “Leninismo o socialimperialismo?”

– Sulla Rivoluzione Culturale: “Circolare del 16 maggio 1966” / “I sedici punti” / “La classe operaia deve esercitare la sua direzione in ogni campo” / “Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo”

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