Le posizioni di Bernstein si rappresentarono in Russia nel radicamento dell’economismo come indicazioni alla classe di limitarsi solo alla lotta rivendicativa economica, e la lotta politica sarebbe stata svolta nelle compatibilità delle ragioni e del fare della borghesia. Il socialismo, secondo questa deviante impostazione, sarebbe frutto di una naturale intrinseca evoluzione con una pressoché nulla valenza dell’agire dei rivoluzionari.
Quindi rinunciando alla propria azione indipendente, i rivoluzionari avrebbero dovuto accettare il fare del movimento spontaneo dei lavoratori con una relazione automatica con la lotta politica che spetta alla borghesia dirigerla, mentre la classe degli sfruttati ha solo una funzione di appoggio al processo politico.
Questo è il revisionismo bernsteiniano a cui risponde Lenin, in sintesi : “Anche la lotta economica è difficile […] ma è possibile, e per di più viene condotta dalle masse stesse. Imparando in questa lotta ad organizzarsi ed urtandosi continuamente nel corso di essa contro il regime politico, l’operaio russo creerà quella o quelle organizzazioni che sono più adatte alle condizioni della realtà russa”.[“Protesta dei socialdemocratici russi”, in V. I. Lenin, Opere complete, IV, cit., p. 172.].
E’ la realtà anche dell’oggi della situazione politica che determina una molto difficoltosa possibilità effettiva dell’ agire concretamente da partito comunista.Infatti nonostante ci siano forme e volontà di lotta politica per il potere di settori del blocco sociale dei lavoratori di fronte ai brutali attacchi subiti negli ultimi anni da parte della borghesia transnazionale, essi si ritrovano ostaggio e vittime della comunicazione deviante e della falsa rappresentazione della realtà da parte della leadership liberal- riformista .
Con tale voluta e orchestrata manipolazione debilitante della volontà di lotta si impongono le forme che vanno duramente ad intaccare l’egemonia di classe , fino all’annientamento della stessa resistenza di classe.
E ‘ così che i social liberisti non fanno altro che agire per aumentare la fragilità della classe dei subalterni, creando le ragioni e le condizioni dell’impossibilità di strappare qualsiasi conquista ai padroni .
Ci troviamo a combattere con la sinistra social liberista , con la sua incoerente politica dei diritti civili e sempre senza difesa dei diritti sociali, con i loro apparati di corruttela a vario titolo e forme , apparati cari alla borghesia transnazionale che favoriscono loro la funzione e ruolo di sinistra egemonica elettoralmente , in quel che c’è ormai della rappresentanza politica istituzionale del movimento dei lavoratori ; e ciò rende difficile l’ agire di una forma partito rivoluzionario della classe degli sfruttati.
“ Il Partito comunista è il partito politico, storicamente determinato, della classe operaia rivoluzionaria. La classe operaia è nata e si è organizzata sul terreno della democrazia borghese, nei quadri del regime costituzionale e parlamentare. Legata alle sorti della grande industria moderna, con le sue grandi officine e le sue città immense, formicolanti di moltitudini diverse e caotiche, la classe operaia solo lentamente e attraverso le più crudeli esperienze e le più amare delusioni, ha preso coscienza della propria unità e dei propri destini di classe.ecco perché, nelle varie fasi del suo sviluppo, la classe operaia ha appoggiato i partiti politici più diversi.…”. (pubblicato come editoriale e non firmato sull’ordine nuovo del 12 aprile 1921. Antonio Gramsci, masse e partito. Antologia 1910-1926. A cura di Guido Liguori, editori riuniti Roma, 2016.) .
E ‘ così che necessita da subito metodo e scienza della politica rivoluzionaria, disciplina d ‘organizzazione, modalità di essere militanti nel corpo delle strutture di organizzazione e capacità di dirigere le masse nel piegare a interessi di partito la spontaneità contraddittoria dei movimenti, per rompere con settarismo e convivenza sistemica riformista soprattutto quella storicamente più recente.
Oggi nella attuale fase della mondializzazione capitalista l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, di un alto livello della scienza viene portato avanti per lo stesso motivo per cui si usa la guerra. La crisi del capitale è una crisi di accumulazione, di sovrapproduzione, è una crisi sistemica. E per tentare di uscire da questa crisi si ricorre al l’utilizzo delle tecnologie e/o al ricorso al cosiddetto keynesismo militare.
Quindi oggi bisogna riconquistare le condizioni necessarie di ogni critica, la quale deve essere centrata sul fatto che il linguaggio deve essere portato alla pratica della lotta di classe e quindi ricade sulla realtà la responsabilità di superare ogni possibilità ideale, nel metodo assolutamente di carattere scientifico.
La scienza è qualcosa di storico, di reale, di presente per gli uomini, di vero, di tangibile, qualcosa di mutevole. A Cuba come in Cina, nonostante l’attuazione del socialismo, esiste la lotta di classe, la dinamica del cambiamento e lo scontro fra le classi. Ciò perché il socialismo è una fase di transizione nel quale c’è un continuo progresso, non riducibile a teorie fisse e schematiche.
E qui con il sempre vivo e attuale Geymonat: la teoria non può essere sussunta come verità. L’attendibilità di una teoria esiste solo se applicata nella pratica, e proprio nella sua praticità, nel fatto che si trovano applicazioni tecniche e sociali che una teoria scientifica trova la sua verità.
E allora da subito , si deve partire dal programma minimo di fase , di questa fase della mondializzazione capitalistica e nello specifico attuali forme di presentarsi del Modo di produzione capitalistico .
“ La questione più urgente del nostro movimento – scrive Lenin – attualmente non consiste più nello sviluppo del vecchio lavoro e “all’artigiana”, ma all’unificazione, nell’organizzazione. Per compiere questo passo abbiamo bisogno di un programma; il programma deve formulare le nostre concezioni fondamentali, stabilire con precisione i nostri compiti immediati, indicare quelle rivendicazioni urgenti che devono delimitare la sfera di attività di agitazione, rendere quest’attività unitaria, ampliarla e approfondirla, trasformarla da agitazione parziale, frammentaria, per piccole rivendicazioni frazionate, in agitazione per tutto l’insieme delle rivendicazioni socialdemocratiche”.[ “Progetto di programma del nostro partito”, in V. I. Lenin, Opere complete, IV, 1957, Editori Riuniti, Roma, p. 232.].
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