E’ da più di un anno che in Italia cresce un movimento di lotta diffuso e che si è espresso con una vasta e convinta mobilitazione, attraverso un processo che ha mostrato che la domanda di cambiamento sociale, di democrazia e di un nuovo modello di sviluppo economico, ha raggiunto la maggioranza del Paese. Ma mentre si aggrava e si attorciglia su se stessa la crisi della destra e del suo governo ormai dimesso, il centrosinistra accusa quest’ultimo di non essere stato in grado di rispondere pienamente ai dettami dell’Unione Europea e della BCE e si candida pienamente a farlo.
L’incarico di formare il Governo a Mario Monti realizza quel “governo unico delle banche” che rappresenta una minaccia dichiarata ai diritti sociali e dei lavoratori e delle condizioni di vita dei settori popolari.
Siamo quindi di fronte a un passaggio drammatico della vita sociale e politica del nostro Paese. Le grandi domande e le grandi speranze delle lotte e dei movimenti di questi ultimi tempi rischiano di infrangersi di fronte al muro del potere economico e finanziario che, cambiando cavallo, intende comunque far pagare a noi tutti i costi della crisi.
Nell’Unione Europea la costruzione dell’euro e i patti di stabilità ad esso collegati, hanno prodotto una dittatura dei paesi forti, primi fra tutti Francia e Germania, delle loro banche e della loro finanza, che sta distruggendo ogni diritto sociale e civile. Una dittatura nell’eurozona dalla quale se ne può uscire immaginando un’alleanza alternativa dei paesi del Mediterraneo. La democrazia viene cancellata da questa dittatura perché tutti i governi, primi fra tutti quelli della periferia produttiva interna, quale che sia la loro collocazione politica, devono obbedire ai suoi dettati, come stiamo vedendo drammaticamente in Grecia, che rappresenta soltanto la punta dell’iceberg.
Si impone l’innalzamento dell’età pensionabile, la precarizzazione del lavoro e della vita, le donne sono sempre più sottoposte alle discriminazioni patriarcali e alle aggressioni delle ristrutturazioni e del mercato, si mettono in discussione i contratti nazionali, sia nel lavoro pubblico che in quello privato, attraverso un autoritarismo padronale e manageriale si azzerano i diritti e le libertà conquistate dal mondo del lavoro, l’ambiente, la natura, la salute sono sacrificate sull’altare della competitività e della produttività, si costruisce un apartheid per i migranti e si alimentano razzismo e xenofobia tra i poveri.
Per questo è decisivo la continuazione di una stagione di lotte e mobilitazioni, perché rimaniamo convinti che la posizione indicata in questi mesi – no al debito e no al vincolo europeo – mantenga intatta la sua credibilità e troverà conferma nello sviluppo dei fatti. Tutte e tutti coloro che in questi mesi hanno lottato per un cambiamento sociale, civile e democratico, per difendere l’ambiente e la salute, per la difesa e per il rilancio delle conquiste del mondo del lavoro, che hanno messo in discussione la politica di patto sociale devono trovare la forza di unirsi per costruire un’alternativa fondata sull’indipendenza politica e su un programma chiaramente alternativo a quanto sostenuto oggi sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra.
Per questo proponiamo 5 punti prioritari, non conclusivi od esclusivi ma sicuramente discriminanti, per costruire questa alternativa e le lotte necessarie a sostenerla, e per lanciare già nell’immediato una proposta di referendum che si opponga ai diktat della BCE e al tentativo di azzeramento della democrazia.
1. Non pagare il debito
2. Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra
3. Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro
4. I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo
5. Una rivoluzione per la democrazia
(per un maggiore approfondimento dei 5 punti si può consultare http://sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli/home )
A questo bisogna aggiungere, nella nostra città, un battaglia che si opponga al Sindaco Alemanno e che crei le condizioni per le sue dimissioni e per quelle della sua Giunta. Le sue politiche sociali e ambientali, quelle delle sue privatizzazioni, che si pongono in continuità con le amministrazioni di centrosinistra del passato, delle svendite dei beni pubblici, i suoi comitati d’affari e i suoi stati generali che erogano denaro pubblico alle multinazionali italiane e straniere per opere che non hanno nulla a che fare con le reali esigenze della città, il suo ruolo di gendarme locale degli interessi del Governo nazionale e dell’Unione Europea con il suo divieto a manifestare e i relativi atti repressimi che abbiamo visto in questi ultimi giorni, sono diventati insopportabili per la nostra città e contrari agli interessi sociali degli strati popolari. Anche per Roma c’è bisogno di un’alternativa all’attuale giunta di centrodestra, ma anche a quel centrosinistra che si candita a sostituirla con l’intento della sostanziale continuità con questa.
Su questi punti invitiamo le forze politiche e sociali, i sindacati conflittuali, i comitati, le associazioni, tutti e tutte che si pongono in alternativa sia al centrodestra che al centrosinistra, a discutere e a confrontarsi, anche in preparazione della seconda Assemblea nazionale del 17 dicembre prossimo, in una
ASSEMBLEA CITTADINA
mercoledì 23 novembre 2011 alle ore 16,30
Aula Amaldi del Dipartimento di Fisica dell’Università Sapienza – Roma
COMITATO NO DEBITO – ROMA
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