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Uranio impoverito: uno strano modo di proteggerre i civili libici

Nelle prime ventiquattro ore di attacchi in Libia, i B-2 degli Stati Uniti hanno sganciato 45 bombe, ciascuna di circa 1.000 chili. Queste enormi bombe, insieme ai missili Cruise lanciati dagli aerei e dalle navi britanniche e francesi, contenevano ogive di uranio impoverito.  

L’uranio impoverito non è altro che la scoria del processo di arricchimento dell’uranio. Si utilizza nelle armi e nei reattori nucleari. Essendo una sostanza molto pesante, 1,7 volte più densa del piombo, è molto apprezzata dall’esercito per la sua capacità di penetrare blindati ed edifici. Quando un’arma all’uranio impoverito colpisce un obiettivo solido, prima lo trapassa e poi esplode formando una nube di fumo incandescente. Il vapore si deposita sotto forma di polvere che oltre ad essere velenosa è anche radioattiva.

Un missile all’uranio impoverito quando esplode brucia a 10.000 gradi centigradi. Quando raggiunge un obiettivo, il 30% si frammenta in schegge, il restante 70% evapora rilasciando tre tipi di ossidi altamente tossici, fra cui l’ossido di uranio. Questa polvere nera rimane sospesa nell’aria e a seconda del vento e del clima, può viaggiare su grandi distanze. Se credete che l’Iraq e la Libia siano molto lontani, ricordatevi che le radiazioni di Chernobyl raggiunsero anche il Galles.

E’ facilissimo inalare particelle con diametro inferiore a 5 micron, che possono depositarsi per anni nei polmoni o in altri organi. Questo uranio impoverito inalato può provocare danni renali, cancro ai polmoni e alle ossa, problemi alla pelle, disturbi neurocognitivi, anomalie cromosomiche, sindromi da immunodeficienza e rare malattie renali ed intestinali. Le donne incinte esposte all’uranio impoverito potrebbero dare alla luce neonati con malformazioni genetiche. Quando la polvere si dissolve, non possiamo aspettarci che il problema scompaia improvvisamente. In quanto emittente di particelle alfa, l’uranio impoverito ha una vita media di 4.500 milioni di anni.

Nell’operazione “shock and awe” durante la guerra in Iraq del 2003, furono sganciate, solo a Bagdad, 1.500 bombe e missili. Seymour Hersh ha dichiarato che solo la “Third Marine Aircraft Wing” aveva sganciato più di cinquecento mila tonnellate di munizioni all’uranio impoverito.

Al Jazeera affermò che le forze d’invasione statunitensi spararono 200 tonnellate di materiale radioattivo contro edifici, abitazioni, strade e giardini di Bagdad. Un giornalista del Christian Science Monitor portò un rilevatore Geiger in zone della città che avevano subito una dura pioggia di artiglieria delle truppe statunitensi, riscontrando livelli di radiazioni tra le 1.000 e le 1.900 volte superiori rispetto al normale livello delle zone residenziali. Ciò significa che su una popolazione di 26 milioni di abitanti, gli USA hanno sganciato una bomba di una tonnellata per ogni 52 cittadini iracheni, cioè, circa 20 kg. di esplosivo a persona.

William Hague (Segretario di Stato degli affari esteri britannico) ha dichiarato che saremmo andati in Libia “per proteggere i civili e i centri abitati da civili”. Non dovrete guardare troppo in là per scorgere chi si sta “proteggendo”.

Nelle prime 24 ore, gli “Alleati hanno speso” 100 milioni di sterline in munizioni all’uranio impoverito. Un rapporto sul controllo delle armi in Unione Europea affermava che nel 2009 i suoi Stati Membri avevano concesso licenze per la vendita di armi alla Libia per un valore pari a 333.657 milioni di euro. Mentre la Gran Bretagna aveva concesso alle società produttrici di armamenti licenze per la vendita di armi alla Libia per un valore pari a 24.700 milioni di euro e il Colonnello Gheddafi aveva anche pagato perché le SAS (Servizio Speciale Aereo) addestrassero la sua 32ª Brigata.

Scommetto che nei prossimi 4.500 milioni di anni, William Hague non andrà in vacanza in Nord Africa.

24 marzo 2011

* Stop the War Coalition/Rebelion

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