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Corri Moretti corri. La fuga ingloriosa dell’AD delle ferrovie

Nonostante la “chiamata alle armi” operata dai vertici del partito, in vista dell’assai probabile contestazione, la platea è semi deserta. E questo deserto comprende il Servizio d’Ordine del PD, gli agenti della Digos in borghese oltre al drappello del Battaglione mobile schierato a difesa di Moretti. Il clima, per gli organizzatori, è a dir poco desolante. Al contrario, sin da subito, il numero dei “contestatori” è tutt’altro che esiguo e, cosa non secondaria, tende a ingrandirsi. Non sono pochi, infatti, coloro i quali che, attratti dai cori e dal suono dei tamburi provenienti dallo stand dibattiti, si avvicinano per capire cosa sta accadendo. I più, una volta informati, si unisce ai “contestatori” chi non si immischia torna a occuparsi di piadine, birra e ballo liscio. Nella migliore delle ipotesi, dal suo popolo o presunto tale, il PD ottiene un: né aderire, né sabotare. Una lealtà che, come i recenti referendum sono lì a ricordare, vacilla ogni giorno di più. Su questo scenario ha inizio la kermesse.

Qualche perplessità, da parte di tutti, all’ingresso di Moretti in scena. Il look che ha scelto per la serata lo avvicina più al circo di Lele Mora che alla sobrietà vantata dal novello “partito vittoriano”. In ogni caso si va avanti, o almeno ci si prova. L’illusione dura solo pochi secondi. I “contestatori” travolgono, semplicemente attraverso l’urto del loro moto, le difese poste a protezione di Moretti. La sala è invasa obbligando le forze dell’ordine fare quadrato intorno a Moretti il quale, a quel punto, capisce che defilarsi è la cosa migliore. Scortato esce dallo stand. Un gruppo dei parenti della vittime della strage di Viareggio, però, è pronto a riceverlo all’uscita al grido di: assassino, assassino. Moretti, a quel punto, probabilmente rincuorato dalla cospicua presenza intorno a lui di burocrati e funzionari del PD, decide di passare all’offensiva e, scortato da dirigenti e Servizio d’Ordine democratico si incammina minacciosamente verso i familiari delle vittime.

Nel giro di nulla, vista la pronta reazione dei manifestanti, è obbligato a tornare precipitosamente, e a dirla tutta in maniera non poco grottesca, sui suoi passi. Inizialmente sembra propendere per una ritirata ordinata e dignitosa ma, appena il fiato dei manifestanti gli scalda le orecchie, lascia sul campo ogni residualità d’onore trasformando la ritirata in una fuga ingloriosa tanto goffa quanto scomposta. Insieme a lui tutto il ceto dirigente del PD e relativo Servizio d’Ordine che, in quanto a goffaggine, riescono abbondantemente a sovrastarlo. Il numero dei manifestanti, nel frattempo, si è ulteriormente allargato mentre, dei pochi “militanti” PD, si è perso ogni traccia. Si forma un corteo che si incarica di accompagnare Moretti, senza cessare un attimo di insultarlo, fuori dall’area della Festa. Realisticamente, lui e i funzionari PD, capiscono che non è cosa. Non rimane che farlo salire in macchina e rispedirlo al mittente.

Infine, ma non per ultimo, va sottolineato il comportamento ineccepibile delle forze dell’ordine. Nonostante gli isterismi dei dirigenti democratici, in primis del segretario Victor Rasetto, che reiteratamente hanno richiesto la carica e il sangue dei contestatori queste si sono limitate a controllare il campo senza forzare in alcun modo la mano dando l’impressione che, se proprio messi alle strette, qualche manganellata una volta tanto avrebbero preferita riversarla su un personaggio come Moretti e, magari, su chi ha la faccia tosta di presentarlo in pubblico piuttosto che sui manifestanti. Inoltre, e non si tratta di un passaggio di poco conto, i “contestatori” non erano i “soliti noti” ma persone che erano lì per ricordare i loro morti, lavoratori, “popolo minuto”.

Tutto ciò, nella percezione che le forze dell’ordine hanno del “nemico di piazza”, non è del tutto inessenziale. Senza, con questo,volere tirare a mezzo per forza Pasolini, per dovere di cronaca è giusto raccontare le cose come stanno. A ciò va aggiunto che, in fondo, anche i poliziotti sono vittime dei disastri di F S, dalla Tav non ricavano nulla e, in quel di Viareggio, avrebbe potuto benissimo trovarsi chiunque di loro. Anche ai loro occhi, con ogni probabilità, un figuro come Moretti ha ben poco di difendibile.

Per concludere, due considerazioni due. L’invito di un personaggio come Moretti alla festa del PD non è il frutto di un abbaglio ma una chiara e precisa indicazione del tipo di governo che il PD ci sta preparando. Moretti è un figlio diretto e legittimo del governo di centro sinistra. La sua ascesa ha coinciso con Prodi alla guida del Paese e Burlando al Ministero dei Trasporti. Se oggi le ferrovie sono il delirio che sono non possiamo incolpare il pessimo Silvio ma il buon governo dei progressisti e riformatori. Chi, in qualche modo, coltiva ancora illusioni nei riguardi del PD e di un governo da questi gestito è meglio che inizi seriamente a riflettervi sopra. Sarà con gente come l’AD Moretti che dovrà, per forza di cose, convivere. Se lo fa, se ne deve assumere anche tutte le responsabilità che ne conseguono. C’è, invece, un altro modo di governare. Ieri sera se ne è avuta una piccola ma significativa dimostrazione. Questa è la seconda considerazione da tenere a mente. La cacciata di Moretti da Genova è stata un esercizio di vera e autentica democrazia a patto di ricordare sempre che la democrazia è il fucile in spalla agli operai. Per tutti questa è l’ora delle scelte.

 

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