Questo è un pamphlet sulla crisi attuale dell’economia capitalista: la sua origine nel 1971, a partire dagli USA, la recente storia dell’Economia Europea ed Italiana, la situazione dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) e la possibilità per i PIIGS e per il nostro paese di trasformare la crisi in opportunità.
Si tratta di una critica radicale a come è stata condotta l’Unione Economica e Monetaria (UEM) europea e di un monito alle conseguenze infinite negative di chi volesse seguitare ad ammansire la crisi con un Keynesismo di guerra. Una proposta, infine, per quanto riguarda il nostro Paese, di come si possa evitare la dialettica tra un’economia dei famigli di stampo berlusconiano e un’economia dei managers del grande capitale di stampo Prodiano e Bersaniano.
Una reale opportunità che espande le sue possibilità per il fatto di trovarsi assieme con altri paesi, in analoga situazione socio-economica-culturale:PIIGS.
Yves Coppens, il più noto paleoantropologo europeo, scopritore di Lucy, grande studioso dell’evoluzione e dell’origine dell’uomo, ha sempre affermato che l’uomo è l’unico animale veramente generico, cioè non specializzato a vivere solo in questo o quell’ambiente.
L’adattamento biologico dell’uomo è stato esponenzialmente esteso dalla sua evoluzione culturale e tecnologica, con un aereo l’uomo vola più alto delle aquile.
Questo pamphlet, scritto da due economisti italiani ed uno spagnolo con alle spalle un’ingente mole di pubblicazioni, è in un certo senso l’invito a noi uomini di ricordarsi che siamo, fortunatamente, animali generici.
Ricordiamo anche che l’estinzione di una specie arriva proprio per eccesso di specializzazione.
Il presente sforzo di sintesi storico-critica proposto da Vasapollo, Martufi e Arriola potrebbe essere definito così:
”Ricordati, uomo, che sei capace di vivere in situazioni diverse, che hai il senso del saper trasformare ciò che ti sta attorno e del non lasciarti determinare da ambienti, costumi e circostanze.
Proprio questo genio ti ha portato a fare disastri trasformando l’ambiente in modo sconsiderato e creando agli altri e a te delle prigioni nel tuo stesso modo di vita, colonizzando e schiavizzando popoli e dandoti dei modelli e degli obiettivi di produzione e di consumi insostenibili, dimenticando i tuoi stessi saperi, svilendo cultura e spirito per il feticcio delle merci da cui oggi sei invaso e soffocato. Hai poi recentemente teorizzato la precarietà che crea nuovi poveri ogni giorno, negli stessi paesi che si consideravano ricchi.
Dopo aver creato in continuazione bisogni finti, hai rimesso popolazioni come quella italiana, che aveva uno stato sociale tra i più invidiabili del mondo, in bisogni reali, a rischio di drammatiche conseguenze. Se sei stato capace di inguaiarti, puoi non farti schiavo del tuo stesso operato e non considerare che questo modello di vita sia il solo per te, può riconoscere altri modi possibili.”
L’analisi del presente pamphlet riprende i fondamentali dell’economia e le sue proposte allargano il respiro economico all’antropologico, mostrando che è possibile trovare nella crisi l’opportunità di un diverso modo di concepire la stessa ricchezza di un paese e di un gruppo di paesi.
E’ il grande tema di figure come l’iraniano socio-antropologo Rahnema con La potenza dei poveri o il filosofo Carlo Sini col suo recente volume Del viver bene e, perché no, è anche il lascito della donna più popolare di Francia da poco scomparsa, Suor Emmanuelle con il suo La ricchezza della povertà.
C’è una corsa alla ricchezza che crea miseria e c’è una ricchezza in forme di vita che non perseguono obiettivi di sviluppo impossibile.
Il presente pamphlet non troverà l’accordo di molti che vivono da funzionari nell’attuale tipo di sviluppo.
Per funzionari non intendiamo solo managers, ma anche studiosi, uomini della comunicazione, trasmettitori di un modello di vita.
Non sono le poche pagine di uno scritto a poter cambiare mentalità e stile del vivere, ma nel pubblicare questo pamphlet non si può non confidare di mettere a confronto non solo un’analisi, ma anche un vero progetto.
La parte construens del lavoro sintetizza come l’Italia, per usare un termine dell’economista inglese Hosea Jaffe, possa moderare i suoi nessi con ”l’azienda mondo” e come i PIIGS possano incrementare tra loro un nesso, qui chiamato ALIAS, che non solo può essere determinante per non abbandonare completamente lo stato sociale e non far esplodere il divario tra i ricchi sempre più ricchi e pochi e i poveri sempre più poveri, ma tenere nell’area limitrofa e più vasta, rispetto ai PIIGS stessi, un tipo di scambi meno diseguali e più costruttivi.
Questa proposta è oggi portata avanti dal Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali (CESTES PROTEO), dell’Unione Sindacale di Base (USB), membro della Federazione Sindacale Mondiale (FSM).
Lo pubblichiamo perché possa avere un’eco certamente nell’ambito dei lavoratori e delle loro famiglie, ma anche in altri ambiti, dagli studiosi ed analisti, al mondo della comunicazione, a chi è impegnato in attività sociali e particolarmente interessato a delle vie d’uscita dalla presente situazione.
Nel leggere le proposte finali, distaccarsi dall’area Euro, distaccarsi da eccessivi legami con l’azienda mondo e istituzioni che difendono la mondializzazione di un liberismo sfrenato ed apprensivo, ridurre la massa di merce importata, ritrovare nelle proprie risorse una messa in valore del lavoro interno, nazionalizzazione delle banche, di fonti energetiche e di servizi, apertura di uno scambio paritetico tra i PIIGS, un ALIAS che imiti l’ALBA del centro-sud America. Occorrerà fare lo sforzo di non credere di sapere come finisce la pellicola. Se avessero fatto così, paesi come Kerala, Bolivia ed Ecuador, oggi non sarebbero lì a dirci esperienze economico-sociali utili per l’umanità.
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Nota linguistica
I maiali sono simpatici, ma vivono in ambienti un po’ terrosi, un tempo gli italiani erano chiamati ”mangia spaghetti”, ma anche, dai francesi, ”salamì” con l’accento finale.
Insomma, in una divisione socio-zoologica del mondo, i maiali sarebbero i cugini poveri dei cavalli e del bue. Un po’ terroni per dirla all’italiana.
Chi sono Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, se non i terroncelli, i maialini d’Europa e l’Irlanda è da sempre la colonia bianca degli inglesi, un Sud che si trova ad Ovest.
Ma maiale si dice Pig in inglese e maiali fa Piigs, raddoppiando la i per enfasi e Piigs fa Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna.
Nell’Europa dei Potenti durante incontri ufficiali degli organismi finanziari si utilizza l’acronimo Piigs per offendere ma, ad un tempo, trattenere nell’Europa i maiali mediterranei così da utilizzarli per le necessità di espansione e di dominio dell’Europa più potente.
Piigs, maiali, è perciò un epiteto usato da finanzieri ed ormai consueto negli organismi europei ed internazionali e nel giornalismo.
Questo pamphlet fa onore al maiale. Oggi la cucina più consumata nella parte ”sviluppata” del mondo è quella italiana. L’Italia ha culinariamente stracciato il Nord Europa ed il miglior ristorante al mondo è spagnolo, vicino a Barcellona.
C’è una saggezza in questo Sud Europa carico di civiltà e di scambi con Africa e Medioriente, c’è un’eredità politica di lotte contadine ed operaie che non teme confronti, c’è arte, musica e letteratura, c’è Grecia e Roma, ci sono i Santi più popolari, c’è la capacità di vivere nel misto.
Oggi, si tratta di inventare un’Europa che non intenda porsi come ”potenza”, come portaerei colonizzatrice a suon di bombardamenti.
In una cosa l’Europa può non temere concorrenza, nel sapersi adattare, nel saper accogliere.
Se i maialini si risvegliano possono fare un’Europa diversa dalle brume e dalle brame di Francoforte.
E poi lo sappiamo che di un maiale non si spreca nulla quando gli si fa festa.
* curatore di collana delle edizioni Jaca Book
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