Tra brindisi trionfalistici e conati di bile reazionaria, gli oligarchi e i loro lacchè, i filoimperialisti e i borghesi di ogni risma fanno festa danzando intorno all’altare della resa e della smobilitazione della guerriglia, che però esistono soltanto nei loro sogni e nelle loro menti perverse.
Con la perdita di uno dei più brillanti dirigenti politico-militari della resistenza colombiana, il movimento insorgente e quello popolare subiscono certamente un duro colpo. Alfonso Cano, oltre ad essere il Comandante in Capo delle FARC, era anche un riferimento intellettuale, teorico ed etico per milioni di colombiani e latinoamericani che ne hanno sempre apprezzato lo spirito di sacrificio, la lucidità d’analisi, le grandi capacità politiche e la profonda cultura.
Tuttavia, come già avvenuto in occasione dell’assassinio dei Comandanti fariani Raúl Reyes e Jorge Briceño, e della morte per cause naturali del leggendario Manuel Marulanda, le FARC hanno dimostrato di poter rimpiazzare qualsiasi dirigente e di sopperire agli eventuali scompensi causati dai colpi inferti dal nemico grazie al principio della direzione collettiva, ad un’innegabile solidità organica e politico-ideologica e, cosa ancor più importante, al profondo radicamento tra le masse popolari.
Pertanto, quando l’oligarchia capeggiata da Santos promette un’imminente smobilitazione della guerriglia e una rapida conclusione manu militari del conflitto sociale ed armato colombiano, mente spudoratamente. E lo fa dopo mesi e mesi in cui gli stessi media di regime riconoscevano l’estrema difficoltà delle forze armate governative -e dell’intero apparato repressivo- nel far fronte all’incessante operatività delle FARC in tutta la Colombia, che solo nel 2010 avevano realizzato 2272 azioni e messo fuori combattimento 4341 militari e poliziotti, tra morti e feriti.
Di conseguenza, continua ad essere assolutamente necessaria una soluzione politica del conflitto, per porre fine al bagno di sangue provocato dall’imperterrita politica guerrafondaia del regime narco-mafioso e dall’imperialismo, e per veicolare quelle trasformazioni strutturali di cui il paese ha un disperato bisogno. E’ il clamore della maggioranza del popolo colombiano, come dimostrano le tenaci lotte dei lavoratori petroliferi contro gli scempi delle multinazionali, le inarrestabili mobilitazioni degli studenti contro la mannaia privatizzatrice della Riforma dell’educazione, l’indomabile resistenza indigena e contadina e l’ennesima, maggioritaria astensione al circo delle recentissime elezioni amministrative.
Chiamiamo tutti i movimenti, comitati, collettivi, partiti, associazioni, sindacati e singole persone solidali con la lotta dei popoli a pronunciarsi con forza.
La nostra Associazione denuncia ancora una volta il fascista governo Santos, che a parole dice di esser disposto a dialogare con la controparte ma poi fa di tutto per assassinarne i dirigenti, e ribadisce -come ha sempre fatto in oltre un decennio d’incessante attività solidale con le lotte del popolo colombiano- che senza giustizia sociale, né in Colombia né altrove, mai potrà esserci una vera pace.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa