Fin dal suo insediamento l’Amministrazione di Luigi De Magistris ha varato una serie di provvedimenti e di misure le quali smentiscono o ridimensionano fortemente quanto affermato in campagna elettorale in termini di critica al vecchio blocco di potere bassoliniano e di attenzione verso le rivendicazioni civili e sociali espresse dai movimenti di massa che puntualmente si riproducono nella città partenopea.
L’ultima perla dell’Amministrazione Comunale è quella che riguarda lo sgombero, ad opera dei vigili urbani, dell’unico mercatino interetnico esistente in città (https://www.contropiano.org/it/component/k2/item/7835-napoli-sgomberato-il-mercato-multietnico) la quale ha suscitato la vibrata protesta delle associazioni dei migranti, delle organizzazioni del sindacalismo di base e di quanti si riconoscono nelle mobilitazioni antirazziste.
Questa vicenda è l’ultima di una serie di vessazioni e di autentiche persecuzioni che hanno riguardato i precari Bros, i bancarellari, gli occupanti di case (definiti in toto camorristi..), alcune associazioni culturali che addirittura hanno svolto attività con il Comune e dove Luigi De Magistris ha tenuto alcuni incontri elettorali (..come Ingegneri senza Frontiere) ed altri episodi minori in vari quartieri della città.
In tali occasioni, però, fa capolino, nelle conseguenti proteste che si mettono in moto dopo questi episodi di blindatura delle relazioni sociali in città, una curiosa posizione politica la quale restringe le responsabilità di queste situazioni repressive al solo corpo dei Vigili Urbani e al loro comandante, tale generale Luigi Sementa.
Al massimo, quando proprio lo scalpore e l’indignazione verso questi avvenimenti travalica anche gli angusti “ambienti di movimento” ed inizia a palesarsi una critica più ampia verso l’operato dell’Amministrazione, vengono indicate le responsabilità dell’Assessore alla Sicurezza, il magistrato Narducci.
Sempre – però – vengono opacizzate e sminuite le responsabilità politiche e materiali del Sindaco, Luigi De Magistris, che, come è noto, essendo un soggetto di grande autorevolezza, mai si sarebbe lasciato mettere da parte da presunti personaggi “più autoritari” i quali scavalcherebbero il Sindaco nell’ideazione di queste politiche repressive ed antisociali.
Eppure, puntualmente, assistiamo e registriamo comunicati e prese di posizione, da parte di settori di movimento ancora sotto l’effetto narcotizzante della rivoluzione arancione, che si limitano a richiamare il Sindaco alle sue “origini politiche originarie” le quali contraddicono quanto, quotidianamente, avviene a Napoli.
A questo punto chiediamo a noi stessi e domandiamo ai tanti compagni ed attivisti che ancora sbandano di fronte alla sequenza di pagine nere che l’Amministrazione Comunale sta scrivendo se non sia il caso di recuperare quella sacrosanta indignazione e quella autonomia culturale e politica la quale in questi mesi è stata mortificata da una sorta di delega in bianco verso questi cantori di una fantomatica rinascita arancione la quale disvela, con sempre più frequenza, la sua vacuità e la sua internità alle dinamiche di compatibilizzazione e ai dispositivi autoritari?
Ci permettiamo – infine – di suggerire un vecchio metodo (..qualcuno dirà che è empirico però funziona…) il quale ci consiglia di diffidare quando personaggi dal calibro di Paolo Cirino Pomicino, di Gianni Lettieri (ex candidato a Sindaco del partito di Berlusconi) e di Paolo Graziano (presidente di Confindustria napoletana) applaudono a decisioni ed a dichiarazioni d’intenti dell’Amministrazione Comunale.
Tutto qui con l’auspicio che la nostra critica sia rivolta, finalmente, alla Luna e non alla sua ombra……
Napoli, 30/3/2012
*Rete dei Comunisti (Napoli)
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