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Governo Monti: Costituzione o seconda Repubblica?

Costituzione contro seconda Repubblica, quindi. E come dargli torto?
In effetti, dall’introduzione della logica maggioritaria, il nostro è divenuto un sistema parlamentare snaturato, con i Governi, si dice, eletti direttamente dal Popolo, mentre la Costituzione prevede, come ci ricorda Eco, un percorso di formazione del Governo che passa per il Parlamento: “
il governo deve avere la fiducia delle due Camere“.
Tornando, quindi, al Governo Monti, non vi sarebbe stata alcuna violazione del dettato Costituzionale, ma solo il venir meno delle pretese di chi, in nome della seconda Repubblica, continua a parlare di elezione diretta del Governo.
Osservazione all’apparenza ineccepibile, ma che, in qualche modo, rende di per sé molto curiosa l’esperienza del Governo Monti, in quanto sostenuto proprio da quelle forze politiche che, negli ultimi anni, hanno maggiormente predicano il verbo della seconda Repubblica.
Ed è questa peculiarità, evidentemente, il dettaglio nel quale si è nascosto il diavolo e che sembra sfuggire alla comprensione del filoso.
Forma e sostanza, infatti, dovrebbero andare sempre di pari passo, ma ciò che salta immediatamente agli occhi è il modo anomalo (la sostanza) con il quale le forze politiche stanno offrendo il necessario sostegno parlamentare (la forma) al Governo Monti.
Che tra i due elementi vi sia una discrasia è fin troppo evidente, tant’è che il Governo Monti può ben essere definito il Governo di tutti e di nessuno, figlio di un Parlamento, a tutti gli effetti, irresponsabile.
Ora, stabilito che tra gli elettori e il Governo la Costituzione ha posto un passaggio intermedio, e cioè il Parlamento, è pur vero, però, che il rapporto di responsabilità tra le forze politiche presenti in Parlamento e gli elettori dovrebbe essere diretto.
Ma è proprio questo tipo di massima responsabilità politica che è venuto meno con la nascita del Governo Monti.
Tutti contro tutti alle prossime elezioni, ma tutti insieme a sostenere un qualcosa che non appartiene a nessuno.
Ma come è perché siamo arrivati a tutto questo?
Vi era no la possibilità di un Governo sostenuto da una diversa maggioranza parlamentare, in grado di rispondere sino in fondo del proprio operato?
Ed è provando a rispondere a questa domanda che la tesi di Umberto Eco, di una Costituzione che s’impone alle pretese della seconda Repubblica, non tiene più alla prova dei fatti.
Il Governo Monti nasce, infatti, da una forzatura che parte da lontano, da quando, cioè, il Presidente Napolitano ha iniziato, sin dai tempi del Governo Prodi, a dettare le regole per la governabilità.
Regole che, contrariamente a quanto dice Eco, sono da seconda Repubblica, con Governi che debbono essere espressione non delle Camere, così come scritto in Costituzione, ma espressione della “maggioranza scelta dagli elettori”.
Ed è per questo modo di interpretare, violandola, la Costituzione, che Napolitano non avrebbe mai acconsentito alla formazione di un Governo che non fosse stato sostenuto anche dal partito di Berlusconi.
Un vero e proprio diktat da Repubblica presidenziale, forte di un potere di scioglimento delle Camere utilizzato come arma di pressione e non come una prerogativa a tutela della legalità costituzionale.
Di fronte alla crisi del Governo Berlusconi, il Presidente Napolitano ha imposto il suo Governo, senza concedere spazio ad altre soluzioni, facendosi scudo, appunto, di quella regola anti-ribaltone che non sta scritta sulla Costituzione, peraltro respinta dagli elettori con il referendum costituzionale del 2006, ma ben presente nelle pagine dalla cosiddetta seconda Repubblica.

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