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Il capitalismo è morto, il capitale è vivo e vegeto

Questione di parole? Forse, ma le parole, che possono essere dure come pietre, come pietre possono sbriciolarsi. Il capitalismo non c’è più, non c’è più, non c’è più…

A morire è stato l’ismo, è morta l’ideologia del capitale. L’insieme delle tante ideologie che a vario titolo sono state elaborate per fingerne la natura, ma alla fin fine per mistificare la realtà del rapporto di produzione vigente. E ora? Da un po’ di tempo, nessuno più sta lì a scrivere le apologie del capitale. Nessuno più ne prende le difese. Nessuno più è pagato per scriverne le sorti millenarie. Esso agisce in prima persona per fini immediati, senza dar conto a nessuno. La crisi è permanente,  il ciclo non c’è più e i parassiti del ciclo sono rimasti a spasso.

Rimangono solo quelli che vorrebbero tenerla in vita, la parola – e sotto sotto, la “cosa”. Magari riesumando Keynes, per praticargli la respirazione bocca a bocca, o vigorosi massaggi al cuore.
In ogni caso, sarà difficile disegnarci un mondo possibile, magari a partire dalla ricerca della felicità. È suonato il
si salvi chi può. Fuor d’ideologia, quindi… fosse la volta buona!

È lampante. Ma chi glielo spiega alla variopinta schiera dei minuti riformatori che a partire dalle ideologie del capitale avevano elaborato “persino dei veri sistemi”? Anticapitalistici, ovvio, ma solo ideologici. E l’ideologia è accattivante non perché svela o rivela, ma in quanto riesce a celare, stravolgendo.

Gli ideologi non servono più. Ora, facce fungibili sui media, rassicuranti ma a rotazione, agitano spauracchi, incubi alternativi. L’input è, giorno per giorno, l’andamento dei mercati. L’oggettività delle cifre. C’è sempre un analista a cui commissionare uno studio ad hoc.
Si dirà, ma anche questa è ideologia! Sì certo, non resta che cominciare a smontarla, anziché tentare improbabili egemonie, anziché aspettare un rimbalzo che non verrà.

Se muoiono le ideologie del capitale, evaporano anche le ideologie pattizie, riformatrici, e anche quelle Costituzioni che insieme a simili ideologie avevano preso corpo.
Una frazione di capitale ha sussunto lo Stato, dispone a suo piacimento del Presidente della Repubblica, e attraverso di lui della Magistratura, può ignorare un Parlamento sotto ricatto, e prescindere dalla volontà popolare grazie al controllo dei media. Basta chiacchiere.

Non è un caso che il nocchiero provenga da una università privata, anzi dall’unica e vera università cresciuta fuori del controllo della comunità scientifica e della tutela dello Stato. Non è un caso che l’operazione sia stata propiziata dal Vaticano. Uomini dell’Altrove.


Ricapitolando:
La
Costituzione italiana è spirata. La convulsa e torbida interpretazione che ne ha dato il suo Custode, Napolitano, negli ultimi sei mesi di vita del governo Berlusconi l’ha definitivamente sottratta sia alla tradizione sia alla forma consolidata. Presidente in pectore designato prima delle consultazioni, con una lista di ministri-tecnici precompilata. Mercato dei ricatti orchestrato dal presidente dimissionario, durante la formalizzazione delle dimissioni. Parlamento…

Il Parlamento, sordo e grigio, esautorato, ridotto a camera delle competenze clientelari e corporative, bivacco di escort e prosseneti, ha esaurito le sue funzioni con i Responsabili, con il voto cash. Il corto circuito dell’acquisto “volta per volta” – e non “una volta per tutte” – ha tolto definitivamente non solo credibilità ma anche funzionalità, alla democrazia parlamentare, mentre Presidenza della Repubblica e Magistratura restavano impassibili, proprio per non adombrare in nessun modo che il voto è “sempre” compravendita.

I Partiti sono giunti all’estinzione dopo una accelerata e agghiacciante commedia degli equivoci, di gente che entra e che esce rappresentando unicamente se stessa, o al massimo una valle, una cricca o un conto off shore. In queste condizioni risultano patetici e ridicoli coloro che parlano di riportare “la politica al centro”. Dopo venti anni di marginalizzazione progressiva e di frantumazione dei corpi intermedi, i partiti, che dovrebbero innervarla, non si vede come possano rappresentare altro che l’insieme di coloro che si rendono visibili. Vendola e Renzi, fai conto.

Ma il Populismo mediatico, gestito da comici e intrattenitori, ridotto a spararle sempre più grosse per intrattenere e trattenere un pubblico di spettatori, non se la passa meglio. Anzi, venuti meno i partiti, che sono il suo maggiore bersaglio, muore come il parassita alla morte del corpo parassitato.

Di libera Stampa, manco a parlarne.

Con il ripescaggio dei guelfi, l’alleanza reazionaria post-feudale tra Chiesa e borghesia allo sbando si è presentata come l’unica in grado di rappattumare in qualche modo sparse masse in decomposizione.

Se questo paese è il laboratorio degli orrori, anche questa volta vi si sta conducendo un esperimento d’avanguardia.

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