Dichiarazione di Caselli 1: “…pestaggi sistematici della polizia mai” —- su cinque persone arrestate il 3.7.2011 a Chiomonte le forze di polizia ne hanno pestate quattro, il dato quindi può essere definito sistematico.
Dichiarazione di Caselli 2: “possono essere successi degli episodi…” — i video e le fotografie dell’operazione hunter http://www.notav.info/editoriale/operazione-hunter-la-giustizia-a-senso-unico-della-procura-di-torino/ sono pubbliche dal marzo 2012, sono basate su documentazione che
Dichiarazioni di Caselli 3 – insiste: “Fatti di eventuali ehh…momenti di scorrettezze da parte delle forze di polizia” —- vale lo stesso discorso: le fotografie pubblicate ed il video (che suggeriamo a tutti i lettori e anche a Caselli di vedere al rallentatore, contando quanti calci vengano inferti alla persona trascinata nel prato), mostrano chiaramente decine di agenti (polizia, carabinieri dei reparti speciali “cacciatori”) delle forze dell’ordine che commettono effettivamente delitti gravi contro persone in stato di fermo: non “eventuali … scorrettezze”, e davvero non si riesce a capire che cosa trattenga il Procuratore Capo di Torino, che non è il capo della polizia, dal riconoscerlo.
Alla fine, quando Sabina Guzzanti, parlando a proposito della composizione del movimento, dice “va beh, ci saranno anche le persone violente” Caselli la interrompe e precisa – quarta dichiarazione: “no, non ci saranno anche, ci sono state!”. Rivendicando quindi una sorta di dovere di dosare le parole: per Caselli è evidente che un conto è una possibilità, un altro è un fatto. E aggiunge in modo categorico: “non prendere nettamente posizione contro la violenza significa non dico in qualche modo legittimarla ma lasciarle dello spazio e questo in democrazia è molto pericoloso. Non ci possono essere ambiguità, non ci possono essere equivoci, non ci possono essere confusioni”.
Riavvolgiamo un attimo il nastro: che cosa aveva appena finito di fare il Procuratore di Torino? Aveva appena definito quelli che sono obiettivamente dei vergognosi delitti immortalati da foto come “eventuali momenti di scorrettezza”.
E allora oggi, di fronte all’evidenza di questa reiterata ed incomprensibile “derubricazione” da parte del procuratore capo di Torino, la nostra domanda del mese scorso è ancora più giustificata:
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