Menu

L’inchiesta “Sud Ribelle” è morta: cosa è stata, cosa rimane

 

La V sezione della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del procuratore generale di Catanzaro in merito al processo “sud ribelle” per le manifestazioni contro il Global Forum e il G8 di Napoli e Genova 2001. Si conclude così, con l’assoluzione dei tredici compagni imputati, un processo che fece il suo clamoroso debutto con venti arresti subito dopo il Social Forum di Firenze del 2002.

Un incredibile castello accusatorio “onnicomprensivo” che andava dalla Cospirazione contro l’ordine Costituzionale e l’ordine economico mondiale (..!), all’associazione sovversiva e a delinquere. Un’operazione che cercava di “raccontare” il movimento di centinaia di migliaia di persone e la contestazione all’autoritarismo dell’ordine globale nelle giornate di Napoli e Genova 2001 come la “cospirazione” degli imputati colpiti dall’inchiesta. Con il governo che si costituì parte civile pretendendo dagli stessi imputati anche un milione di euro di danni…

Il tentativo, infine fallito, di adeguare ai nuovi movimenti, alle dinamiche fluide della rete e dei nuovi processi di coinvolgimento sociale, l’armamentario repressivo degli anni ’70.

Una vicenda che dietro le quinte ha visto agitarsi il solito sfondo nero degli apparati di sicurezza di questo paese, la vendetta di Stato e il carrierismo personale: la gara tra questure e caserme nei primi mesi del 2001 a pre-costruire i “colpevoli” delle previste contestazioni al G8 di Genova, l’uso di uno strano attentato per attuare intercettazioni telefoniche a tappeto, l’inchiesta che nasce sulle indagini della digos di Cosenza e del Ros di Catanzaro e che poi, dopo il primo tribunale del Riesame, vira sul famoso faldone del generale Ganzer (quello condannato per traffico di cocaina), che fece il giro delle Procure in attesa di trovarne una che accogliesse il suo teorema. E una serie di eventi (poco) sorprendenti: il pm Fiordalisi che vide rimossa una sua precedente incompatibilità ambientale alla procura di Paola, dovuta a sospetti di insabbiamento e complicità negli affari della speculazione, il Gip Nadia Plastina (che firmò gli arresti) che diventò giovanissimo capo dipartimento del ministero di Castelli….

Ma anche una storia che ha visto a più riprese uno straordinario processo di autodifesa popolare a partire dai tantissimi che si mobilitarono subito in tutta italia e dalle oltre centomila persone che inondarono Cosenza dopo gli arresti del 2002, in quella che è stata la più grande manifestazione nella storia della città!

Sicuramente il teorema di Ganzer, Cantafora (il capo della digos di Cosenza) e Fiordalisi è stato sconfitto già in quei giorni, in quelle ore in cui uno straordinario movimento difendeva la sua pretesa di cambiare il mondo.

Fare un bilancio politico di questa vicenda e di quello che è venuto (e che non è venuto) dopo, non è negli scopi di questa piccola nota, ma fra le cose che restano alcune preferisco elencarle:

– un processo costato oltre 500 mila euro, una vicenda penale aperta per quasi dieci anni con oltre 60 udienze. Un’ inchiesta che durò due anni con perquisizioni ( oltre 100 in tutto il sud), pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, 20 arresti…

– La prima pagina razzista di Libero dopo gli arresti (“Brigate Pummarola”…)

– Le intuizioni di un percorso di ri-composizione a sud all’interno del movimento no-global dopo lo straordinario risultato delle giornate di marzo 2001 a Napoli. Un percorso che si misurò con obiettive difficoltà e venne infine aggredito dall’inchiesta, ma che aveva anticipato molti temi che sarebbero esplosi negli anni seguenti all’interno della crisi: la lotta alla devastazione ambientale, le mobilitazioni contro la precarietà e il carovita, l’esigenza di riavviare la critica storica e sociale dei modelli di democrazia dei subalterni che caratterizzano la governance nel sud.

– Le cariche violentissime nella piazze di Napoli e Genova, le torture nelle Caserme Raniero (Napoli) e Bolzaneto (Genova), la mattanza cilena nella scuola Diaz, l’assassinio del nostro compagno e fratello Carlo Giuliani…

– L’impellenza di ritornare a co-spirare insieme anche da sud contro l’arroganza dei poteri, l’ingiustizia sociale, lo sfuttamento e la prevaricazione

Intanto, mentre lo Stato continua ad autoassolvere i suoi apparati per le mattanze di Napoli e Genova, dieci compagni processati dalla procura genovese rischiano fino a dieci anni di carcere per accuse da codice fascista (“devastazione e saccheggio” per aver tirato un sasso o essersi opposti alle cariche indiscriminate di quelle giornate di luglio 2001 che portarono all’assassinio di Carlo Giuliani..): difenderli è un’urgenza assoluta. Genova non è finita!

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *