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Sulla manifestazione del 30 giugno a Napoli

Qui al sud la crisi e l’emergenza sono elementi strutturali  delle politiche di governance almeno da mezzo secolo, i processi di esclusione e impoverimento sono i risultati concreti che si abbattono sui meridionali.

Mentre i grossi capitali viaggiano indisturbati e le banche continuano ad aumentare i propri introiti, uomini e donne nel mediterraneo vengono trattenuti nei Cpt e nei Cara, o peggio ancora lasciati morire in mare, mentre nel sud dell’Italia si completa il sacco e la devastazione dei territori;  la disoccupazione giovanile in alcuni comuni del mezzogiorno arriva anche al 50% e la legalità è un’ottima evocazione da comizio elettorale.

Pensiamo che a questo quadro manchino delle coordinate chiare, delle linee di uscita dalla crisi che vedano come terreno ricompositivo la precarietà e come risposta all’impoverimento il reddito,  ma pensiamo anche che vada trovata la sua declinazione nelle esperienze che esistono sui nostri territori, fatte di illegalità diffusa e di pratiche di resistenza quotidiana alla crisi del capitalismo occidentale.

Partendo dalla condivisione di un punto di vista meridionale e mediterraneo,  che sappia leggere i processi che per anni hanno caratterizzato il meridione per arretratezza e rifiuto della transizione alla modernità , occorre valorizzare questi processi  come possibili vie di fuga dalla crisi, alternativa reale alle politiche della Bce o al modello che vuole riformulare l’Europa economica nella visione più moderata caldeggiata tanto da Hollande quanto dal PD.

Per questo ci siamo messi in viaggio in questo mese di Giugno, abbiamo provato a capire se guardando verso il mediterraneo fosse possibile ricostruire una serie di rotte di resistenza e che possono essere i punti di partenza di questo discorso, abbiamo provato a capire se fosse possibile condividere questa esigenza con altri e altre nel Sud del nostro paese, ancora caratterizzato da grosse difficoltà, anche solo di connessione, dovute all’atavica inefficienza della rete di trasporti che ha mantenuto le nostre terre sempre in una condizione di arretratezza e di subalternità.Da questo viaggio è nata l’esigenza di gettare le basi per questo discorso, oggi ancora semplicemente ideale, ma che speriamo possa dotarsi rapidamente di gambe proprie.

Cominciamo dal 30 giugno a Napoli, dove sentiamo l’esigenza di attraversare quella giornata in un modo diverso, provando a tracciare una linea di autonomia e indipendenza tanto dai percorsi di rappresentanza quanto da quelli di rappresentazione dei conflitti o delle lotte.

Convinti che le questione della precarietà, materiale ed esistenziale, e del reddito abbiano in questo paese bisogno di una nuova centralità, invitiamo tutti e tutte quell@ che come noi condividono questo tipo di esigenza a stare in piazza insieme quella giornata, provando a costruire uno spezzone aperto e non identitario che metta al centro queste parole d’ordine e sappia essere uno spazio di vera condivisione in quel corteo.

Sabato 30 giugno NAPOLI – PIAZZA GARIBALDI ore 16.00.

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