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Colombia: ‘La Repubblica’ fa apologia del terrorismo di stato in Colombia

Nell’ambito della produzione giornalistica di spazzatura mediatica per il rapido e nocivo consumo del disprezzato lettore italiano, ogni giorno viene pubblicata una serie di materiali riguardanti il panorama internazionale e i diversi scenari di conflitto dislocati sulle coordinate “calde” del pianeta.

Uno di essi, la Colombia, è sempre più oggetto delle disgraziate penne nostrane al soldo dei media della borghesia, la cui funzione è quella di sfornare articoli di un livello così basso e privo di qualsiasi rapporto con la realtà, che viene da chiedersi se in un paese come l’Italia, nelle attuali condizioni socio-economiche, esistano realmente degli spazi per uno straccio di dignità professionale e di diritto del pubblico ad essere informati quanto meno decentemente.

Nello specifico, ci riferiamo al penosissimo esercizio di riproposizione acritica della propaganda governativa colombiana, basata su una grossolana falsificazione della realtà, apparso su La Repubblica il 28 giugno scorso, a firma di Daniele Mastrogiacomo, dal tragicomico titolo “Santos, l’uomo del miracolo colombiano” (http://www.repubblica.it/mobile-rep/sera/2012/06/28/news/santos_l_uomo_del_miracolo_colombiano-38152057/)

Noto e palese è l’interesse del regime colombiano (di cui Santos è la massima espressione in questa congiuntura storica) di cercare di vendere all’estero un’immagine dorata e immacolata della Colombia, al fine di attrarre capitali che contribuiscano a riempire senza ritegno le tasche di un’oligarchia tanto vorace quanto sanguinaria. Il tutto, naturalmente, a spese della stragrande maggioranza del paese e sulla pelle di un popolo precarizzato, represso, umiliato e sfruttato da ingorde sanguisughe al potere. Quest’operazione goebbelsiana (ripetere una menzogna migliaia di volte fino a farla percepire come verità) collima con il disperato bisogno dei governi dei paesi a capitalismo avanzato, vere e proprie locomotrici della crisi sistemica e multidimensionale, di sventrare i territo ri in cui giacciono le maggiori quantità di materie prime, e farne incetta; in cambio, ai paesi cosiddetti “in via di sviluppo” dispensano riconoscimento internazionale e diplomatico, lodano i loro tassi di crescita annuali e garantiscono impunità per l’infinita serie di crimini contro l’umanità di cui sono responsabili. Crimini grazie ai quali è più facile saccheggiare a tutto vapore petrolio, gas, carbone, oro, uranio, coltano, smeraldi, prodotti agroindustriali, risorse idriche e biodiversità, che in Colombia abbondano straordinariamente.

Tornando all’articolo di Mastrogiacomo, va detto che costui si dimostra addirittura più realista del re, con un eccesso di zelo adulatorio di cui, francamente, dovrebbe soltanto vergognarsi.

Mastrogiacomo inizia con una folkloristica quanto gratuita sviolinata nei confronti delle presunte qualità umane dell’oligarca Santos, per poi passare ad una lunghissima serie di affermazioni “politiche” che risultano totalmente false o vistosamente distorte. Vediamole in ordine:

 

1) “Per spiegare il miracolo colombiano di oggi bisogna partire proprio da Juan Manuel Santos…”.

Evidentemente l’autore dà per scontata l’esistenza di un “miracolo colombiano”, che non è altro che una politica tesa a garantire continuità ad un ciclo neoliberista, come negli altri paesi della regione all’inizio degli anni ’90. Dopo la lunga notte delle dittature militari, la lunga notte delle dittature dei mercati in chiave neoliberale, che, dopo un decennio, hanno portato al collasso completo di quei paesi e hanno provocato ondate di ribellioni popolari che hanno riconquistato spazi di democrazia, sovranità e giustizia.  Le “miracolose” politiche “alla Santos” avevano lasciato un deserto di disperazione, emarginazione e violenza.

 

2) “Santos ha avuto l’abilità di decapitare il vertice delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia), con la cattura di molti alti dirigenti fiaccati dalla morte, per infarto, del leader storico Manuel Marulanda, detto “Tirofijo”, tiro preciso. Un colpo militare, ma soprattutto politico, che ha gettato le basi per una ripresa dei negoziati di pace”.

No! In una guerra civile si muore continuamente da una parte e dall’altra, ma Mastrogiacomo non deve ignorare, visto che ormai anche gli ambienti governativi a lui cari lo riconoscono, che non vi è segno d’indebolimento della guerriglia, la cui struttura ha dimostrato di essere in grado di rimpiazzare immediatamente qualunque suo membro che nell’asprezza dello scontro possa cadere. Anzi, secondo gli analisti di diversi osservatori sul conflitto colombiano, si assiste dal 2008 in avanti ad una costante crescita della capacità della guerriglia di colpire la pachidermica macchina militare statale. E per gettare le basi di un processo di pace non serve a nulla strillare frasi da guerrafondaio, come fa quasi quotidianamente Santos, né firmare nuovi accordi militari con israeliani e statunitensi per l’acquisto di nuova tecnologia e di droni. Occorre implementare politiche che attacchino le cause storiche e socio-economiche del conflitto, esattamente il contrario di ciò che Santos può e vuole fare. La politica di Santos e le sue molteplici frottole non fanno altro che alimentare le cause del conflitto stesso, e le crescenti mobilitazioni popolari di protesta in ogni angolo della Colombia lo dimostrano.

 

3) “Ha rilanciato il tema della restituzione delle terre a milioni di colombiani costretti a esodi forzati dalla violenza del terrorismo, dei cartelli dei narcos e degli squadroni paramilitari”.

Non è vero, non è stato restituito neanche un ettaro delle terre usurpate dai narco-paramilitari organici all’esercito colombiano nella guerra controinsorgente, terre che sono state sottratte con la violenza, causando la mostruosa cifra di 5,3 milioni di sfollati, proprio per fare spazio allo sfruttamento selvaggio dei loro territori da parte di oligarchi, narcotrafficanti e multinazionali agroindustriali o minerario-energetiche. Quanto al fatto che il governo affermi che molte delle terre ancora sotto il controllo dei contadini o degli indigeni siano in realtà della guerriglia, che avrebbe sfrattato i legittimi proprietari, si tratta di una ridicola menzogna funzionale a sottrarre “per vie legali” e impuni nuove terre alle popolazioni contadine ed indigene. Menzogna molto in linea con lo stile di Santos, e cioè dare continuità in tutto e per tutto alla politica del suo predecessore mafioso Uribe, ma facendo ipocritamente finta di no… Tutto davvero molto liberale, non c’è che dire!

 

4) “Ha deciso di indennizzare la massa dei sequestrati, di restituire giustizia alle centinaia di oppositori scomparsi, uccisi, sepolti in fosse comuni”.

No! I prigionieri nelle mani della guerriglia sono stati tutti rilasciati unilateralmente, mentre 9000 prigionieri politici, di coscienza e di guerra continuano a marcire in carceri che assomigliano a gironi infernali danteschi. Quanto agli oppositori scomparsi, uccisi, sepolti in fosse comuni, non sono centinaia, bensì centinaia di migliaia, secondo i dati della Fiscalía colombiana, e i loro familiari non intravedono neanche l’ombra di una qualche forma di indennizzo, figuriamoci di “restituzione della giustizia”!

 

5) “Nonostante gli arresti e le uccisioni, i narcoterroristi continuano ad occupare vasti territori lungo i confini con il Venezuela. Santos ha affrontato il problema alla radice: quello delle protezioni politiche. Ha compiuto un gesto reso possibile solo dal suo pragmatismo e ha riallacciato i rapporti con Hugo Chavez”.

Proprio non ci siamo! La guerriglia colombiana, che il suo squallido articolo bolla avventatamente come “narcoterrorista” in ossequio alla fallimentare dottrina Bush, non occupa solo le aree di confine col Venezuela, ma vastissimi territori in lungo e in largo per tutta la Colombia, da nord a sud, da est a ovest, e non ha nessuna protezione politica, come non l’ha mai avuta in tutta la sua storia, crescendo unicamente a causa di fattori interni, per l’appoggio che il popolo colombiano le assicura.

 

6) “La supponenza del caudillo venezuelano aveva fatto peggio: minacciava di scatenare una guerra con il suo vicino”.

La menomata memoria storica di Mastrogiacomo gli impedisce di rammentare che per otto anni (2002-2010) è stato il governo Uribe, di cui Santos fu ministro della Difesa, a non aver alcun rispetto per i paesi vicini, cercando di obbligarli a partecipare alla guerra civile colombiana e arrivando addirittura a bombardare il territorio ecuadoregno. Il presidente Chávez, che ha riportato la democrazia in Venezuela a forza di successive vittorie elettorali, ha mantenuto in tale occasione un atteggiamento di difesa di quella dignità e sovranità nazionale completamente sconosciute al governo colombiano, reagendo alla minaccia guerrafondaia di Uribe e di Washington, artefici di tentativi di assassinare il Presidente venezuelano, dell’infiltrazione paramilitare in Venezuela e della gran parte del sicariato interno, c he ha massacrato oltre 200 leaders contadini.

 

7) “Ma è sui rapporti con gli Usa che il nuovo presidente ha impresso la vera svolta. Con Tony Blair ha scritto un libro sulla Terza via: la strada che sta percorrendo. La totale dipendenza di Uribe da Washington aveva quasi compromesso la sovranità di Bogotà. Santos ha recuperato autonomia”

Pazzesco! Il presidente che ha fatto della svendita delle risorse del paese l’asse portante della propria politica economica, se così si può chiamare, con il suo corollario di militarizzazione, incremento dell’intervento USA con il proliferare di basi militari, repressione sociale, precarizzazione di ogni forma contrattuale, omicidi di sindacalisti ed oppositori, omicidi di persone umili vestite da guerriglieri (i cosiddetti “falsi positivi”, criminale eufemismo coniato proprio da Santos) per dare l’idea di vittorie militari mai conseguite, sarebbe un campione di recupero della autonomia perduta durante il governo precedente, di cui lui stesso era il più importante ministro. Si ricordi bene, Mastrogiacomo, che per Washington la Colombia è un protettorato, e Santos un proconsole.

 

8) “Rivitalizza l’economia interna, grazie anche alla riforma del sistema fiscale che produce nuove entrate. La crescita si è già assestata attorno al 6 per cento. E le previsioni, legate ai forti impulsi che avvolgono l’intero continente, parlano di un 8 per cento per il prossimo biennio”.

Un altro abbaglio! Nonostante la Colombia abbia sperimentato una crescita di alcuni indici macroeconomici negli ultimi anni grazie allo sfruttamento intensivo e al saccheggio delle risorse del sottosuolo, ma soprattutto grazie al narcotraffico (che continua a essere il vero volano dei profitti dell’oligarchia), le condizioni di vita della stragrande maggioranza della popolazione continuano a peggiorare. Infatti, il primo fattore dell’equazione rappresenta il rovescio della medaglia del secondo, nella misura in cui la crescita del vetusto PIL (che sarà comunque lontana dall’8%) e l’aumento dei profitti per l’oligarchia ed il capitale transnazionale sono direttamente proporzionali all’incremento del grado di sfruttamento della forza lavoro e del saccheggio del territorio e delle risorse colombiane. Nonos tante a Santos e ai liberisti dotati di pedigree piaccia farlo, non si devono né si possono confondere i conti dell’oligarchia con quelli del paese. Essendo un modello che nell’economia interconnessa di oggi presenta gravi debolezze strutturali e non essendo sostenibile sia per questioni sociali ed ambientali, sia per la generale dinamica economico-finanziaria, esso si presenta sotto forma di una bolla destinata a scoppiare molto presto. L’Argentina di Menem è un ottimo esempio, per capire dove sta andando la Colombia, dal punto di vista economico, sotto la guida del governo di Santos. E la debolezza europea e nordamericana farà presto sentire la propria influenza, tanto che a differenza di quello che Mastrogiacomo scrive, è lo stesso Santos a registrare un rallentamento degli affari, riconoscendo mestamente che il mito di un’economia colombiana immune dagli effetti della crisi del capitalismo potrebbe presto svanire.

 

Il pezzo pubblicato da La Repubblica, presenta in conclusione un ulteriore azzardo politico, davvero degno di Santos, notoriamente giocatore d’azzardo che sarebbe maggiormente a suo agio in una bisca piuttosto che a fare lo statista. Si tratta di un paragone tra la figura di Santos e quella di F.D. Roosvelt, cosa che fa davvero sorridere ed in fondo si tratta della parte meno dannosa dell’articolo.

Si consoli Mastrogiacomo: come dicono gli affaristi che tanto apprezza, “niente di personale!”

In effetti non siamo abituati a dare troppa importanza alle “perle” della stampa italiana, soprattutto se provengono da giornali come La Repubblica, la cui funzione precipua è quella di disinformare.

Purtroppo, però, esiste il rischio che falsificazioni madornali come l’articolo di Mastrogiacomo vengano lette da migliaia di persone che, loro malgrado, di questioni colombiane sanno poco o nulla. A tutte loro consigliamo vivamente di non farsi ingannare, e di chiedersi sempre per chi lavorano i Mastrogiacomo di turno, chi li paga, che interessi economici e politici stanno dietro ad ogni singola parola contenuta nei loro articoli; una volta trovata la risposta, delle note maldestre e stonate dei pifferi imbonitori dei media al servizio del gran capitale resterà ben poco.

* Associazione nazionale Nuova Colombia – 4 luglio

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