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Torture e silenzi di Stato. La parola a Enrico Triaca

Negli anni 70/80 lo Stato italiano fece ricorso all’uso della tortura contro i prigionieri politici, e non furono episodi sporadici o frutto di poliziotti esagitati, ma una scelta politica, una scelta ordinata dalla Politica, praticata da squadrette addestrate, assolte dalla Magistratura, coperte dai mezzi di informazione.

Tutto questo fu denunciato all’epoca dei fatti dai prigionieri che subirono le torture, ma le denuncie venivano sistematicamente archiviate, o come nel mio caso, venni condannato per calunnia per aver osato denunciare, solo in 2 casi furono costretti a fare dei processi farsa per gli evidenti segni lasciati suoi corpi dei prigionieri, e questi processi ebbero lo stesso esito del processo per la Diaz, pene irrisorie, prescrizioni, assoluzioni e promozioni dei carnefici.

Per 30 anni ci hanno raccontato la favola dello Stato di diritto che ha battuto le Brigate Rosse con i soli strumenti della Democrazia, questa è stata sempre definita una menzogna di Stato, ma all’epoca tali denuncie venivano solo dai compagni, e tacciate dal Potere e dal suo apparato mediatico come ultimo tentativo dei “terroristi” di infangare lo Stato Democratico, oggi invece sappiamo per opera di funzionari di Stato, che sono stati protagonisti e testimoni di quei fatti, e che hanno deciso di raccontare ciò che successe, chi per liberarsi la coscienza, chi per vantarsi delle proprie gesta come il torturatore di Stato ufficiale Nicola Ciocia ribattezzato dai suoi sodali “Professor de Tormentis”, che noi Brigatisti dicevamo il vero e lo Stato menzogne, ed eloquente è il silenzio, alquanto imbarazzante, delle Stato, a partire dal Capo dello Stato, sempre pronto ad intervenire contra la violenza degli “altri”, il Capo dello Stato che all’epoca dei fatti era Onorevole sedeva in parlamento, Membro del PCI che diete ordini ai sui militanti di farsi Spie, Membro di un partito che decise di collaborare con uno Stato Stragista, e per questo ancora oggi si rileva molta ipocrisia intorno a questi fatti, anche da parte di quelle associazioni che sempre si sono battute per l’approvazione della legge, perché anche la sinistra ci sta dentro con tutte le scarpe. “Il tumore maligno incistato nei gangli della vita civile” continua ad essere oggi alimentato bellamente direi con non scialans dalle istituzioni, il poliziotto che mi arrestò e mi interrogò Carlo de Stefano e che potrebbe spiegare come io sia passato dalle sue mani a quelle dei torturatori, oggi è sottosegretario agli Interni.

La politica premiale e assolutoria dell’abuso di Stato, della violazione delle proprie leggi, ci porta col tempo ai fatti di Genova che sono figli di questa politica, agli omicidi nelle caserme, nelle questure, nelle carceri, di questi ultimi anni, la storia è la stessa, stessi protagonisti, stessi metodi, stessi depistaggi, stesse assoluzioni.

Roma 06/07/2012

Enrico Triaca

Per concludere, queste iniziative non hanno lo scopo di imporre allo Stato di prendere atto di ciò che successe, lo sanno benissimo, e fare autocritica, o giustizia, perché uno Stato che bastona gli operai che difendono il proprio posto di lavoro, e salvaguardano con i denti i loro privilegi, i loro ladri e macellai, affamando il proprio popolo, non ha la forza politica e morale per farlo, ma la strada va comunque percorsa, lo scopo è quello di testimoniare ciò che successe e succede ancora oggi tirando un filo rosso che lega gli episodi di 30 anni fa a quelli di oggi, e chiarire senza farci illusioni che anche se oggi lo Stato prendesse atto di queste cose e magari si decidesse ad inserire il reato di tortura nel suo ordinamento giuridico, quando si sentirà minacciato da rivolte sociali farà esattamente le stesse cose, ne vediamo già oggi le prime avvisaglie, questo è sempre stato il modus operandi degli Stati in tutto il mondo e come vediamo uno Stato Democratico, di Diritto, non fa eccezioni.

La nota positiva, ed è un messaggio che possiamo gridare forte, è che questi metodi non hanno mai fermato la voglia di libertà, di emancipazione, di popoli oppressi.

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