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La sconfitta sindacale e il governo Monti-Napolitano

Susanna Camusso un anno fa dichiarò che la Fiom doveva considerare una sconfitta quanto avvenuto in Fiat. Oggi tuttavia questa parola non viene neppure sussurrata in Cgil dopo il varo delle controriforme. Eppure in pochi mesi l’effetto di esse sul mondo del lavoro e’ stato devastante. Dalle pensioni all’articolo 18, i sogni storici della destra liberista si sono realizzati e senza una significativa reazione sindacale. Da qui una passività rabbiosa nel mondo del lavoro, che sempre più è e si sente privo di tutele, mentre la crisi avanza.
Decidere di scioperare contro il governo magari non l’avrebbe fermato, ma avrebbe consolidato un fronte di resistenza sociale e politico contro di esso. Ed e’ questo proprio ciò’ che non si e’ voluto, per non mettere in crisi il collateralismo di Cgil Cisl e Uil con i partiti che sostengono il governo, primo il PD.
La sconfitta della Cgil é dunque doppia, per il risultato e perché non si è voluto fare sul serio per impedirlo.
Anche nell’ ultimo comitato centrale della Fiom si è discusso di sconfitta. La maggioranza dell’organizzazione aveva a suo tempo respinto il giudizio del segretario della Cgil, perché riteneva che accettarlo significasse cambiare linea in Fiat. Giusto, ma questo non può far sì che si neghi la realtà di oggi.
Invece è proprio parso che nel dibattito della Fiom si volesse offrire alla Cgil una sorta di scambio diplomatico. Voi non parlate di sconfitta Fiom e noi facciamo lo stesso rispetto alla Cgil.
Così non va e non solo perché in questo modo si mette nella nebbia una differenza che in questi anni è stata vissuta da milioni di persone: la Fiom si oppone, la Cgil no. Ma soprattutto perché l’analisi impietosa della realtà e’ sempre condizione indispensabile per reggere e ripartire.
La sconfitta del sindacato alla Fiat fu formalmente negata dalla Cgil e dalla Fiom negli anni 80. Ciò non impedì che si rimuovesse chi nella Fiom aveva diretto quella vertenza, mentre il prezzo della realtà negata veniva comunque pagato da tutto il mondo del lavoro.
Oggi la sconfitta e’ un dato di fatto in mezzo alle persone in carne ed ossa. E soprattutto loro non si prendono pause,vanno avanti.
Il padronato radicalizza ancora le sue posizioni, come in particolare dimostra il documento contrattuale della Federmeccanica, che fa proprie tutte le più estreme rivendicazioni di Marchionne.
Il governo va avanti come un treno nella sua controriforma sociale complessiva, ora agendo contro ciò che resta dello stato sociale.
Piccoli aggiustamenti non sono praticabili. La vecchia linea concertativa della limitazione del danno per i lavoratori in cambio della conservazione del potere istituzionale del sindacato è morta. Il governo Monti fa dell’ umiliazione del sindacato un mezzo per ridurre lo spread. E tanti lavoratori oggi si interrogano sull’utilità di un sindacato così ininfluente.
Il povero neo presidente della Confindustria, che ha accennato a confuse critiche al governo, è stato travolto dall’anatema globale del regime montiano.
Sbaglierebbe allora la Cgil se tornasse ad illudersi su un nuovo patto col padronato. Questo non c’è e non ci sarà. Perché la politica economica e sociale del governo è oggi egemone in tutta la classe dirigente e non verrà cambiata se non verrà rovesciata. Non a caso Monti comincia ad affermare la necessità di andare oltre le elezioni con il proprio governo. Altro che la breve emergenza di cui parla Bersani. Che mostra oggi la stessa lungimiranza di quando affermò che quella di pomigliano doveva essere solo una inevitabile eccezione.
Altro che negare le sconfitte. Sul piano sociale come su quello politico non ci sono vie di mezzo. O si lotta fino in fondo contro Monti e Marchionne, senza farsi spaventare dalle inevitabili sconfitte parziali che si subiscono, o si perde davvero.
La concertazione, il centrosinistra e il centrodestra sono il passato. Il presente è il blocco di potere montiano, o si lotta per sconfiggerlo, oppure si sarà sconfitti strategicamente.
Lo stesso Presidente della Repubblica, violando la Costituzione, oggi afferma che il governo Monti e la sua politica devono continuare anche dopo il 2013. Lo sapevamo che si sarebbe finiti a questo punto. Quando governano lo spread e la Bce, la democrazia resta sospesa fino a quando conviene alla finanza e alle banche.E il loro programma di distruzione dei diritti e dello stato sociale intende durare molti anni
Il punto centrale non è dunque quello di negare le sconfitte, ma quello di dichiarare e costruire l’ opposizione e l’alternativa al governo Monti Napolitano, alla sua politica e a chi la sostiene.

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