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Espropriare l’Ilva

“A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale” – Articolo 43 della Costituzione.
Innanzitutto bisogna dire che hanno ragione i giudici. Ad essi casomai si può solo rimproverare il ritardo nelle decisioni, non le decisioni.
Quando la nocività produce morti su morti, fuori e dentro la fabbrica, e i bambini di dieci anni del quartiere Tamburi hanno nei polmoni l’equivalente di quaranta sigarette al giorno, la magistratura deve intervenire per fermare il massacro.
Certo se a Taranto non ci fosse stato in campo il colossale fallimento di una politica sindacale egemonizzata da Cisl e Uil. Se le istituzioni locali, tutte, non avessero avuto un atteggiamento acquiescente e consociativo con l’azienda. Se i governi avessero fatto il loro dovere invece che piegarsi a Riva, il governo Berlusconi concedendo le deroghe sugli adempimenti prescritti dalla legge e il governo Monti, con il suo ridicolo Ministro dell’ambiente, confermandole. (…)

Se l’arroganza di Riva avesse trovato quei contrappesi che sono previsti in un paese realmente democratico, la situazione non sarebbe giunta a questo punto e gli operai non sarebbero di fronte alla scelta se morire di cancro o di fame.
Gli operai dell’Ilva non sono quella plebe ottusa a difesa del padrone che ha presentato la grande informazione. Quella stessa informazione che si è innamorata del ricatto permanente di Marchionne contro chi vuol sperare di lavorare nelle sue fabbriche e che ha scambiato il medioevo per progresso.
Gli operai dell’Ilva han lottato duramente per la salute. Ed è bene ricordare che ognuno dei tanti scioperi a difesa della la vita è stato penalizzato dall’azienda con il taglio del premio, oltre che delle ore perdute. La rappresaglia per chi fa valere i suoi diritti è sempre stata una costante di padron Riva. Dai reparti confino, al regime delle punizioni di massa e dei licenziamenti. Solo pochi anni fa gli operai dell’acciaieria si fermarono per gravi rischi di esplosione nel reparto. Due delegati allora in Fiom, furono licenziati in tronco. La fabbrica si ribellò e anche allora i giovani operai occuparono il ponte girevole della città. Fu la magistratura a riammettere con l’articolo 18 i due delegati, difesi da Massimiliano Del Vecchio che oggi difende l’operato dei giudici.
E anche oggi, solo una stampa ancora innamorata della marcia dei 40000 può confondere le acque in modo così scandaloso. Quando in una delle ultime manifestazioni si sono presentati lavoratori con uno striscione contro i giudici, un gruppo di operai l’ha strappato e buttato giù dal ponte. Erano capetti e dirigenti quelli che hanno impedito alle telecamere di riprendere il gruppo dirigente aziendale tradotto in tribunale. Nelle assemblee i dirigenti Cisl e Uil che hanno proposto la solidarietà al padrone contro la magistratura sono stati sonoramente fischiati. In fabbrica ci sono tanti lavoratori che non vogliono subire il ricatto che contrappone lavoro a salute e diritti. Ma sta al sindacato e alla politica dare ad essi una risposta, invece che crogiolarsi nella propria subalterna impotenza.
Bisogna garantire lavoro e salario agli operai dell’ Ilva e procedere subito al risanamento ambientale . Questo significa che Riva ci deve mettere tutti i soldi che ha. Che sono tanti visto che in un solo anno di profitti si è ripagato il piccolo costo di aver ricevuto l’azienda dallo stato e visto che recentemente ha trovato anche danaro da spendere in Alitalia.
Riva deve pagare tutto. E se continua a menare il can per l’aia come ha fatto in tutti questi anni, allora da un lato ci deve essere, come c’è, la magistratura: Dall’altro il governo dovrebbe applicare la Costituzione. L’articolo 43 prevede l’esproprio di una azienda proprio per casi come questo. La politica, compresa quella di sinistra, non faccia come al solito la parte di chi parla d’altro. O Riva paga, o viene espropriato, il resto è quello che ci ha portato al disastro attuale.

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1 Commento


  • antonella

    “Certo se a Taranto non ci fosse stato in campo il colossale fallimento di una politica sindacale egemonizzata da Cisl e Uil” e CGIL, non omettiamolo, per amor del vero. Le contestazioni non hanno risparmiato né Camusso, né Landini, non facciamo finta di non essercene accorti.

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