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Sergio Bellavita: “la Fiom ha dismesso l’opposizione sociale”

Non si capacitano che Landini, unanimemente riconosciuto come difensore dei diritti dei lavoratori e della democrazia stessa, possa rimuovere dalla segreteria un compagno per dissenso. Eppure e’ cosi’. Non c’è nessun altra ragione che ha spinto, per la prima volta nella storia dei metalmeccanici, un segretario Fiom a rimuovere un componente di segreteria. Con questo atto autoritario Landini e Airaudo rompono la maggioranza congressuale degli ultimi 3 congressi estromettendo la rete 28 aprile. 
Il dissenso. Di cosa sono accusato? Tralascio le vergognose, false e pretestuose ricostruzioni che vogliono il sottoscritto impegnato a organizzare contestazioni a Landini. Cosi’ come é francamente assurdo dover rispondere alle menzogne che descrivono il sottoscritto d’accordo nelle segreterie e contrario nei comitati centrali… Delle due l’una: o mi sono opposto troppo o troppo poco. La macchina del fango ha lavorato alacremente per screditare le ragioni che ho sostenuto attraverso il discredito del singolo, la denuncia dell’untore. C’e’ una vecchia e poco nobile tradizione in questo senso. (…) 

Tralasciando tutto cio’, l’accusa che mi viene mossa e’ riferita alla presunta scelta di rompere con la linea maggioritaria e di aver scelto, in un’ottica Cgil, di ricostruire l’opposizione in tutte le categorie della confederazione. 
Tutto cio’ e’ facilmente smontabile. E’ evidente a tutti che la Fiom ha dismesso l’opposizione sociale. Ha dismesso l’alterita’ e l’opposizione alla paurosa deriva della Cgil con conseguenze nefaste, sconfitta su art.18 e pensioni. 
Dopo il 16 ottobre 2010 la Fiom poteva svolgere uno straordinario ruolo di catalizzatore di un vasto movimento contro le politiche del governo e contro marchionne. Cio’ avrebbe portato probabilmente la fiom allo scontro frontale con la cgil. landini e Airaudo hanno deciso di non farlo. Cosi la lotta Fiom si e’ mantenuta alta sul terreno mediatico,forte di un consenso e di una domanda sociale straordinaria,ma e’ via via scemata nelle pratiche concrete, nella politica contrattuale. Da qui una gestione della vertenza per il contratto tutta piegata al tentativo di cercare uno spiraglio per la riaffermazione della titolarita’ Fiom piu’ che orientata a costruire conflitto in rapporto con i lavoratori. 
Cosi come nella vertenza Fiat, dopo la chiusura con sbagliati accordi sindacali di due stabilimenti al sud, termini imerese e irisbus e la pesante vicenda ex bertone, resta forte lo scontro sul terreno dei diritti sindacali e delle agibilita’ fiom e sempre piu’ evanescente la battaglia contro il modello autoritario e schiavistico di marchionne. In tutto questo considero profondamente sbagliato e incoerente con le battaglie di questi anni, con il valore che diamo al contratto nazionale, considerare l’accordo del 28 giugno come argine agli accordi separati, come riferimento per la democrazia sindacale. Proprio l’accordo che ha accolto le deroghe al contratto, che ha cancellato ruolo e funzioni del contratto nazionale.
Io non ho cambiato idea. Continuo a rivendicare la Fiom del congresso di Livorno e Montesilvano. Rivendico la Fiom che discute, che cerca, con la fatica che la democrazia richiede, di lavorare sempre all’unita’ della categoria e della stessa con i lavoratori. La Fiom che parlando il linguaggio semplice e radicale dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici li conquistava alla lotta, dimostrando, in tanto lerciume della politica, che si puo’ coniugare dire e fare.
Prendo atto che questo non e’ piu’ l’orientamento maggioritario in Fiom. C’e’ una svolta, profonda dei gruppi dirigenti. Per queste ragioni il dissenso e’ particolarmente avversato. 
Ho atteso mesi prima di denunciare pubblicamente quanto avviene in Fiom. L’ho fatto per non ledere l’immagine della Fiom, per il bene dei lavoratori.
Oggi, con la rottura netta che landini e airaudo hanno deciso, credo tempo fa, e’ necessario organizzare tutti coloro che vogliono salvare la lunga stagione della Fiom. Organizzare coloro, e sono tanti, che vogliono continuare a lottare. 
Per mesi ho denunciato negli organismi preposti la gestione scarsamente democratica dell’organizzazione. Ho denunciato le scarse, scarsissime segreterie e quindi l’impossibilita’ di poter discutere collettivamente almeno le grandi scelte, su fiat, contratto ecc. Cosi come ho contestato il perenne ricorso al voto di fiducia al segretario nelle discussioni al comitato centrale. Sono stato impossibilitato a esercitare il ruolo a cui il comitato centrale mi aveva chiamato, dalla partecipazione ai direttivi provinciali, agli attivi dei delegati. Persino gli ordini del giorno conclusivi li potevo leggere solo pochi minuti prima del voto.
Queste sono in sintesi le gravissime colpe che hanno indotto landini e airaudo a dimettermi. Oggi ripartiamo, con chi ci sta, a organizzare l’opposizione alla svolta, al rientro nei ranghi della Fiom. Ripartiamo con i tanti e le tante che non vogliono chinare il capo e vogliono lottare contro Monti,Marchionne,Squinzi. E che hanno il diritto e il bisogno di un sindacato democratico, combattivo e di classe. Prossimo appuntamento il 27 ottobre con il “no monti day”.

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