* lavoratrice della scuola.
In occasione dello sciopero di organizzato dalla CGIL nel comparto Scuola, corre l’obbligo di fare qualche riflessione semplice, tanto sui tempi quanto sulla contraddittorietà implicita delle iniziative di oggi.
Per chi la Scuola in questi 20 anni l’ha vissuta da dentro appare quanto meno inopportuno portare in piazza un insieme di docenti e studenti a cui francamente mi pare che si stia dando l’illusione di poter esprimere un dissenso che, quanto meno, arriva fuori tempo.
Mi chiedo dov’era la CGIL quando la spending review veniva approvata, quando la riforma Aprea, che trova l’approvazione di tutta la compagine parlamentare, veniva discussa e approvata in commissione cultura alla camera dei deputati.
Mi chiedo dov’era la CGIL quando le innumerevoli devastanti riforme degli ultimi anni hanno, in maniera criminale, smontato un pezzo fondamentale delle istituzioni, quale è l’istruzione pubblica nelle sue varie articolazioni.
E mi chiedo infine cosa dirà la CGIL agli studenti che dovranno accedere ad un fondo di credito privato per poter avere accesso all’università, o a quelle famiglie che, non potendo permettersi la frequenza ad una delle tante scuole private che continuano a ricevere fondi statali, iscriveranno i propri figli ad una delle superaffollate classi di serie B, di una desolata periferia urbana degradata, dove le attività produttive non saranno in grado di sponsorizzare la cultura e la formazione (… o non ne avranno interesse).
Mi chiedo perché la finto-sinistra nazionale continua a promuovere iniziative il cui unico effetto è di gettarci fumo negli occhi e darci l’illusione di essere contro un sistema economico finanziario. In realtà la sinistra nazionale è complice di questa linea di condotta e copre questo genere di riforme per favorire gli interessi dei soliti noti. Una azione tanto più esplicita nella misura in cui asservisce le ultime agenzie di cultura e formazione, in cui ancora resistono piccole sacche di resistenza al dilagare del pensiero unico capitalistico
Questo governo, la cui strada è stata sapientemente spianata dai precedenti, taglia tutto e toglie legittimità all’istruzione pubblica.
Mi chiedo, quindi, dell’utilità sociale e materiale questo sciopero? Soprattutto a chi serve, qual è lo scopo se chi lo promuove è contiguo al sistema contro cui dice di lottare ma i cui provvedimenti firma e approva senza condizioni?
Ho la sensazione, orribile, di essere all’interno di una cortina fumogena nella quale, in assenza di strumenti di interpretazione concreta dei fatti, è sempre più difficile orientarsi e capire chi sta dalla parte di chi.
Mi interrogo, allora, sull’impellente necessità di costruire, nella scuola ed in tutta la società, una azione politica ed organizzativa in grado di offrire voce, forza e rappresentanza ad un disagio che corre il rischio di essere strumentalizzato e opacizzato dall’abituale condotta mistificatoria e depotenziante del sindacato collaborazionista.
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