Doveva essere un giovedì importante per la campagna elettorale con la prima e la seconda serata televisiva che vedevano in campo Santoro vs Berlusconi e Vespa vs Bersani. Le attese sono rimaste deluse e i livelli delle trasmissioni si sono attestati su un livello veramente basso. Ma il giovedì è stato animato anche da Grillo che, mentre era in fila per depositare le firme e il logo del Movimento 5 Stelle, improvvisa un faccia a faccia con gli esponenti di Casapound verso i quali non pone steccati ma anzi ne esalta i punti di contatto con il suo movimento (video versione integrale – video versione ridotta)Grillo e l’antifascismo.
Come abbiamo già potuto scrivere in diverse occasioni, l’utilizzo dell’aggettivo fascista per il Movimento 5 stelle non è solo un errore politico ma lo è anche sul piano storico. I contenuti del programma e la natura dell’organizzazione fanno sì che si parli di due genesi e due strutture completamente diverse nate con presupposti e in contesti diversi. E non è certo Grillo il Mussolini degli albori.
Leggi il nostro editoriale Beppe Grillo “o me o il fascismo”. Proprio sicuro?
Nel giovedì da pecore, però, Grillo ha marchiato indelebilmente il suo movimento riguardo al concetto di antifascismo: “le idee condivisibili” di CasaPound e l’apertura del proprio movimento ai militanti neofascisti nel caso avessero i requisiti (quali?) è una presa di posizione che ha scatenato giuste reazioni sia fra gli appartenenti al movimento 5 stelle, sia fra i potenziali elettori sia fra chi nell’antifascismo ci crede. Ed è proprio qui che Grillo è caduto, perchè dalle sue argomentazioni (debolissime!) appare chiaro che per lui l’antifascismo non è un valore, ne’ etico ne’ politico, anzi è addirittura una cosa di cui lui non deve certo occuparsi. Detto da uno che sta depositando una lista elettorale con la speranza di governare è un bel problema.
In un editoriale del maggio 2012 scrivemmo:
Bisogna però essere chiari: con questo livello di organizzazione politica del enomeno Grillo-5 stelle dire “o me o il fascismo” è velleitario. Costruire un messaggio egemonico, che disgrega i partiti tradizionali, è una cosa mentre un’altra è essere fattore di stabilizzazione del sistema politico. Viene da dire che un movimento di opinione, per quanto radicato sul territorio, non va da nessuna parte se non si stabilizza attorno a un robusto baricentro di sapere politico. Baricentro che richiede ricerca, investimenti (tutto il contrario di un movimento che, avendo mal compreso quanto costi la democrazia, fa del taglio dei “costi della politica” la propria bandiera) e bacini di sapere che siano l’elmento astratto (nel mondo di oggi, concretissimo) che sta tra la cultura popolare, il pragmatismo di governo, la logistica, la scienza critica delle amministrazioni e della comunicazione e la teoria sociale. Senza questa infrastruttura organizzativa la collisione tra un movimento di opinione e la complessità sociale e del politico è scontata.
A distanza di 8 mesi questo scollamento fra movimento 5 stelle, saperi, complessità e radicamento sta sempre più emergendo. Verrebbe da dire che se non vogliono perdere altro consenso elettorale gli converrebbe rinchiudersi in un casolare di campagna a doppia mandata e uscire il 26 febbraio.
Ma perchè Grillo ha risposto in quella maniera alla domanda su CasaPound?
Ci sono almeno 3 ipotesi:
1. Il M5S è un “catch all party” (partito pigliatutto) che secondo la tradizione di questo genere di movimenti imposta la propria campagna elettorale per attirare gli scontenti di ogni schieramento e convincere elettori di diversa estrazione politica, sociale e culturale. Prendere una posizione netta contro o favore valoricome l’antifascismo significa precludersi parte dell’elettorato.
2. Grillo è abituato ai monologhi televisivi. Oppure agli spettacoli e a liquidare spesso questioni scomode con una battuta. Trovatosi in una situazione improvvisata non ha saputo uscirci se non con frasi di circostanza e di scarsissimo contenuto politico. Anche perchè non c’è da dimenticare che Grillo ha dichiarato solo qualche mese fa che se fallisce lui si aprono spazi per partiti tipo Alba Dorada in Grecia.
3. Grillo la pensa veramente così, il suo movimento è aperto a tutti. Contano più e fedine penali che le idee e i valori e la pratica di questi.
Probabilmente ieri a Roma, Beppe Grillo di fronte a una telecamera improvvisata ha espresso una sintesi di questi tre punti. Una sintesi che in ogni caso rappresenta un problema e una gravità per un movimento cresciuto nel tempo, che propone innovazione, che sostiene alcune campagne sostenute anche dai movimenti comunisti o antagonisti ma che ancora su troppe questioni cruciali esprime ambiguità, incoerenze e incapacità. Una di queste è l’antifascismo che emerge ora con il proprio leader ma che era latente in diversi territori come gli episodi di Bolzano e Bologna dimostrano. Le parole di Grillo sono gravi e sarebbe interessante capire cosa pensano in tal senso i vari militanti del M5S sui territori, anche a Livorno.
Basta navigare su qualche social network per vedere le difficoltà che stano incontrando gli aderenti al M5S sia nell’accettare le parole del proprio leader sia nel dover argomentare una difesa. Difficoltà anche strutturali che fanno pensare che molti degli aderenti 5 stelle a forza di pensare che la politica sia in se’ una cosa sporca se ne sonop tenuti talmente lontani che gli mancano gli strumenti per motivare una qualsiasi scelta. Ma le carenze sono anche nell’analisi visto che molti di loro pensano che le idee e i sistemi economici e sociali non contino ma che basta l’onestà e la legalità per realizzare un mondo migliore, anche all’interno del sistema attuale. Il discorso di Grillo di oggi alimenta questa cultura politica che sintetizza un mix di impreparazione e ingenuità.
Per ora non possiamo che ribadire un nostro motto, scritto in un editoriale dello scorso novembre e che in rete ha avuto un discreto successo:
“Non importa di che colore è il gatto, basta che mangi il topo, ma se il gatto ha la rogna diventa un problema”.
p.s: guardate bene il video integrale. E’ chiaro che quelle riprese non sono casuali ma organizzate da CasaPuond con fini propagandistici. Sentite cosa gli chiede il cameraman sull’antifascismo e poi come si inserisce il candidato di CasaPound alla regione Lazio chiedendogli di dargli la mano in stile spot elettorale scandendo bene che CasaPound è amica del Movimento 5 Stelle. Uno spot improvvisato e ben congeniato in cui il comico genovese è cascato rovinosamente (ingenuamente?). Quindi oltre al danno a se’ stesso (perchè in ogni caso ha messo sotto pressione il suo movimento che non è in grado di sostenerla) ha fatto anche un grande spot elettorale per CasaPound. Bella gara Grillo!
Santoro, Berlusconi e il derby del giovedì sera.
Nel prime time del giovedì era in calendario il match giornalistico dell’anno: Santoro vs Berlusconi. Un derby atteso da 15 anni che deluso le aspettative. Quelle dei telespettatori naturalmente perchè Santoro e La7 hanno fatto il pieno di share e pubblicità mentre Berlusconi davanti a una platea di 9 milioni di telespettatori ha saputo sfruttare al meglio la sua principale caratteristica, quella del venditore televisivo.
Un derby pacato e all’insegna del fair play, con pochi ammoniti, in cui Berlusconi ha potuto sfoggiare tutta la sua classe. Se non marcato a uomo e pressato questo è un giocatore che il pallone lo sa toccare bene e con un po’ di giochetti da funambolo sa infiammare le folle. Ormai è vecchio e logoro nel fisico ma la giocata ce l’ha nel sangue. Ed è chiaro che ieri la giocata gli è riuscita ma più che per merito suo per demerito della difesa.
Lo schema di Berlusconi era chiaro perchè la novella sulla Germania e l’euro, la sua opposizione ai poteri forti europei, la crisi, la costitutizione che lo ha imbrigliato, gli indici economici peggiorati, l’Imu ecc….lo aveva già proposto in varie uscite, anche da Giletti e dalla Gruber. La gente si aspettava da Santoro e Servizio Pubblico una serata in cui il livello di discussione sarebbe salito.
E’ un grave errore aver sottovalutato il caimano. E per vedere che sottovalutazione c’è stata è bastato vedere chi gli faceva le domande e chi è intervenuto in studio. Non è possibile lasciarlo disquisire di economia, moneta e europa come se ragionasse del modulo tattico del Milan. Il caimano sa parlare nello schermo e sa raccontare
filastrocche con un linguaggio logico e che penetra. Bastava che ci fosse stato qualcuno in grado di raccontare perchè Erdogan era contro la nomina di Rasmussen a capo della Nato, qualcuno che fosse in grado di ribadire che il problema non sono i festini ma il fatto che in contemporanea lui diceva di essere alla Farnesina a impedire che Putin facesse la guerra con la Georgia, qualcuno che avesse alzato il livello e avesse spiegato le politiche economiche del suo governo e svelato che le sue invettive contro l’euro sono solo propaganda elettorale. Sarebbero stati argomenti che avrebbero tenuto in secondo piano le sue filastrocche ben cantate e che avrebbero toccato argomenti centrali come il fiscal compact e il debito pubblico. Probabilmente lo share sarebbe stato più basso, i successi di La7 inferiori ma non avrebbero lasciato sul campo un paio di punti percentuali fisiologici che le sue filastrocche guadagnano ogniqualvolta ha davanti una platea da quasi 10 milioni di persone.
Bersani e Vespa, a letto col sonnifero
In una seconda serata oscurata dallo show di Berlusconi, fra le metafore di Bersani che spesso capiscono solo gli over60 delle campagne emiliane è difficile fare un commento dello spettacolo uscito dal salotto di Vespa. L’agenda di Bersani è quella di Monti ma con qualche briciola rimasta sulla tovaglia da tirare al popolo affamato. Stop.
da Senza Soste
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