A Bologna perché la politica non può essere soltanto prerogativa di intellettuali, teorici o “professionisti da parlamento” e non riguardare più chi lavora, chi è disoccupato, chi è pensionato, chi è precario o studia senza un futuro certo, chi è migrante e paga due volte per una crisi che non ha certo determinato.
A Bologna perché è ora di dire con chiarezza che non basta la politica del meno peggio e si deve puntare ad obiettivi alti: obiettivi tanto più importanti quanto più pesanti si fanno la crisi e lo sfruttamento.
A Bologna perché non se ne può più delle analisi chilometriche che nei salotti della sinistra piacciono tanto ma che hanno prodotto soltanto frustrazioni e inutili dibattiti che durano da decenni sulle reciproche responsabilità o sulla validità di una corrente di pensiero piuttosto che un’altra.
A Bologna perché uno dei più grossi errori della sinistra è stato quello di appaltare le politiche del lavoro alla Cgil e così facendo ha legato indissolubilmente la propria esistenza ad un sindacato che non è neanche più l’ombra di quello che era qualche decennio fa e che, insieme a Cisl e Uil, rappresenta ormai una stampella essenziale a padroni e governi di tutti i colori.
A Bologna perché è importante e non più rinviabile scendere di nuovo in piazza con determinazione e senza la paura di essere considerati vetero o additati come quelli che sono fuori dalla realtà.
A Bologna perché non basta prendersela con la casta per cambiare la società. E’ indispensabile indicare i veri avversari del popolo: l’Europa dei capitali, la BCE, il FMI e tutti coloro che li sostengono e da essi vengono sostenuti.
A Bologna perché il debito pubblico non si può pagare e non si deve aver paura di sostenerlo.
A Bologna perché bisogna smetterla col riarmo e con le missioni militari.
A Bologna perché la scuola, i trasporti, i beni comuni, devono essere veramente comuni e sottratti agli artigli del privato.
A Bologna perché bisogna dire e sostenere che lo stato deve iniziare a intervenire direttamente nell’economia, anche attraverso la nazionalizzazione delle aziende in crisi e più in generale di quelle di interesse strategico per il paese.
A Bologna perché non se ne può più di protestare a parole, su un divano con il computer in mano, sul treno pigiato dai pendolari come te, nell’ospedale aspettando il tuo turno dopo 1 anno di attesa per farti un esame.
Perché la politica non può interessarsi soltanto del sol dell’avvenire e dei destini del mondo nei prossimi due secoli: la politica deve guardare anche alle condizioni sociali di milioni di persone, al fatto che non si arriva a fine mese, all’ingiustizia insaziabile che sposta senza sosta ricchezza, vita e diritti dalle tasche di chi è sempre più povero a quelle di chi è sempre più ricco…..
……e tutto questo bisogna farlo da oggi!
* Esecutivo nazionale di USB
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