Un’altra giornata di sciopero ha bloccato l’intero settore della logistica da Milano a Roma, dal Veneto a Bologna, da Brescia a Piacenza per sostenere una piattaforma di lotta radicale nei contenuti in occasione del rinnovo del contratto collettivo nazionale di settore.
Come compagni e compagne del Centro Sociale Vittoria abbiamo partecipato, insieme ad altre realtà di lotta del Coordinamento di sostegno, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici in appalto ai magazzini DHL di Settala anche insieme alla solidarietà attiva di compagni/e venuti sin da Genova o lavoratori di altri stabilimenti dopo il picchetto notturno (Carpiano, Liscate,…). Il blocco si è concluso con un’assemblea davanti ai cancelli che ha sancito un primo importante risultato: il riconoscimento dei diritti sindacali per gli operai e il sindacato di base.
Al di là della specifica vertenza di Settala, deve essere rilevato come la giornata sia stata ovunque estremamente positiva. A Bologna, solo per fare un esempio, la lotta è sfociata in un corteo spontaneo e partecipatissimo che ha bloccato l’intero l’Interporto.
Segnaliamo anche l’allargarsi e il rafforzarsi, in maniera sempre più organica al percorso nazionale, della capacità di conflitto e di mobilitazione in nuovi territori. E dove non è stato possibile si è ricorso al presidio volantinaggio (p.e. Marcianise in Campania) o a iniziative di denuncia del ruolo collaborazionista della CGIL come a Livorno.
Ciò che deve essere sottolineato è che il bilancio è positivo: innanzitutto perché i blocchi hanno funzionato e ribadito il concetto che gli scioperi servono solo se riescono a colpire direttamente gli interessi padronali (delle committenze e delle diverse cooperative in appalto) e rafforzare processi di autorganizzazione di classe. Ciò dimostra che il protagonismo dei lavoratori è vincente ed è funzionale al potere decisionale diretto degli operai, finalmente libero da ipotesi concertative se non addirittura collaborazioniste con il padrone.
In secondo luogo, per il respiro più generale e complessivo che ha portato all’indizione di questa giornata di lotta (come per il 22 marzo): il rifiuto della piattaforma confederale e padronale di rinnovo del contratto collettivo nazionale di settore per rivendicazioni radicali come l’ipotesi di abbattimento dell’intero sistema cooperativistico e, comunque, per tentare di ridefinire rapporti di forza indispensabili anche dal punto di vista di un reale miglioramento delle condizioni di lavoro.
Ma da queste giornate, e dall’intero percorso di lotta sviluppato in questi anni, è possibile delineare altri e ulteriori elementi oggettivi:
– il tentativo di sedimentare, nella pratica quotidiana del conflitto, un concetto di identità di classe, di solidarietà tra sfruttati, di uguaglianza e di potere direttamente espressione di interessi inconciliabili, presupposto di una coscienza di classe indispensabile per ulteriori salti qualitativi;
– il tentativo di coniugare vertenzialità sindacale (di azienda o più generale relativa al contratto collettivo) con una prospettiva che passo dopo passo, anche a partire dai minimi livelli rivendicativi, sia portatrice di un’idea politica di società diversa e antagonista allo stato attuale;
– un processo di costruzione di un movimento politico-sindacale che rompa con ogni logica corporativa per tentare una ricomposizione reale tra lavoratori e lavoratrici dei diversi settori produttivi tanto nei metodi lotta (solidarietà concreta tra operai dei diversi stabilimenti) quanto nella prospettiva politica della costruzione dell’unità di classe.
Questi pensiamo siano sinteticamente gli elementi sui quali cimentarsi per costruire pratiche quotidiane di lotta nella prospettiva di un allargamento del consenso: mettendo al servizio di altri “pezzi” di conflitto il bagaglio di esperienze d lavoro di massa fatto fino ad ora, esportando un metodo di unità dal basso con chi si vuole schierare, dando messaggi di apertura al confronto e messa in relazione.
Questo sciopero è un ulteriore passaggio che impone comunque nuove responsabilità, nuovi livelli di coscienza, esigenza di formazione di nuovi quadri politici e militanti in un rapporto dialettico, dentro il conflitto, con i lavoratori e le lavoratrici che ne sono il motore.
Il percorso è ancora lungo e molti sono i passaggi e le verifiche da affrontare. Sicuramente i tanti pezzi nuovi che si aggiungeranno dovranno strutturarsi senza dimenticare il necessario consolidamento dei luoghi storici di lotta della logistica evitando l’inseguimento di nuovi fronti senza il consolidamento di quanto già costruito per la crescita politica di un intero settore.
Questo percorso, che ha saputo squarciare il velo di paura e impotenza che ha costretto i lavoratori e le lavoratrici alle logiche imposte dal capitale in crisi, è portatore di un metodo di lotta in controtendenza capace di imporre nuovamente il protagonismo operaio per la lotta dei propri diritti rifiutando la delega ai sindacati concertativi e complici.
I compagni e le compagne del CSA Vittoria
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa