*****
Riprendo e volentieri pubblico l’articolo di Massimo Bonato (TG ValleSusa: http://www.tgvallesusa.it/?p=1339 ) cui aggiungo un solo commento personale: i rintocchi di campane a morto per il mai esistito “Corridoio Lisbona-Kiev”, poi trasformato in altre decine di denominazioni, si sentono da ogni parte: il governo italiano – pur composto da SITAV osservanti – non può fare a meno di tagliare i fondi per il TAV Torino – Lione e per il Terzo Valico. Ed ha poco da rassicurare il signor Lupi, ministro dell’alta velocità, che si tratta “di un provvedimento temporaneo”: è il chiaro ed evidente segnale che il TAV è l’opera palesemente più costosa ed inutile dell’intero panorama delle opere italiane, e che – quando ci sono fondi da recuperare – è da lì che si recuperano. Riuscirete forse ancora una volta a stornare altri fondi, rubandoli alle necessità degli italiani, come hanno fatto i governi precedenti, venendo ora sonoramente smentiti dalle esigenze di cassa: avevano stanziato fondi inutili soltanto per mettere avanti i loro artigli grifagni e rassicurare sé stessi ed i propri clientes. Forse, per le pressioni che riceverete dalle vostre sempre più spaventate lobbies di mangiadenaro pubblico, i vostri clientes, potrete forse farcela ancora una volta, ma sarà un’ultima vittoria di Pirro: la crisi non accenna a risolversi, lo stato italiano ha disperato bisogno di fondi per finanziare altre iniziativa di minima sussitenza e metabolismo basale, e di un minimo di disponibilità per la progettualità sul lavoro giovanile. Provate ad indovinare da dove verranno presi i soldi, alla prossima inevitabile crisi? Temo per voi che la risposta ce la diano i francesi, come ci riporta qui di seguito Massimo Bonato, che ringrazio per il lavoro di attenta ricerca delle fonti.
La Francia rinvia i progetti per l’alta velocità a dopo il 2030: non ci sono più soldi
Mentre a metà giugno vengono stornati fondi dal progetto Tav Torino-Lyon (524 milioni di euro) e Terzo valico (770 milioni di euro) che il decreto Fare dirotta sul progetto “sblocca cantieri” (la Repubblica); mentre si attendono i primi di luglio per sapere con qualche certezza quali saranno le disponibilità di finanziamento europeo (13 miliardi da suddividere tra una congerie di opere messe in cantiere dai 28 Stati interessati: Nuova Società) la Francia si sta facendo i conti in tasca e scopre di non aver più soldi per i grandi progetti e per linee ad alta velocità.
Il quotidiano economico finanziario «Les Echos» di venerdì 21 giugno dedica un editoriale (p. 7), un articolo al tema (p. 14), e un’intervista nel suo blog in rete. “Il sogno del ‘Tutto TGV’ è sepolto” recita in modo allarmistico l’occhiello dell’articolo. “Drogata dal debito, alimentata dall’ego degli amministratori locali e prigioniera dell’ideologia commerciale e tecnologica che ha fatto dell’Alta velocità il Sacro Graal, la Francia ha per molto tempo pensato che lo sviluppo del sistema ferroviario dovesse necessariamente passare attraverso la marcia a tappe forzate di forti investimenti a favore del Tgv” scrive David Barroux nel suo editoriale. “A trent’anni dall’inaugurazione della Parigi-Lione, il regno del ‘Tutto a gran velocità’ finisce”.
Verranno certamente portati a termine i quattro progetti in corso, ma la stragrande maggioranza di quelli ancora su carta verranno rimandati a dopo il 2030.
Lo Stato non ha soldi, Sncf ed Rff (Réseau Ferré de France) sono già fortemente indebitate. Per ottimizzare le risorse disponibili è stato creato il Comitato Mobilité 21, responsabile di individuare le priorità progettuali a cui dare la precedenza nell’interea rete trasportistica francese, non solo ferroviaria dunque. Con a capo il vicesindaco di Caen, Philippe Duron, Mobilité 21 riferirà all’Eliseo giovedì 27 giugno gli interventi necessari e possibili.
Il governo in carica ha ereditato non meno di 70 progetti ferroviari, fluviali e viari da svilupparsi su 25 anni per investimenti attorno ai 245 miliardi di euro, ormai improponibili allo stato attuale dell’economia. Inoltre Atif (Agence de financement des infrastructures de transport de France) ha fatto sapere che tutte le risorse disponibili sono già impegnate nei progetti in corso fino al 2022. Benché non sia ancora ufficiale, i periodici di settore «L’Usine nouvelle» e «Mobilicités» ipotizzano quindi che Mobilité 21 proporrà due possibili scenari: 9 miliardi di euro per 10 anni, ponendo la priorità ai nodi ferroviari di Lione e Marsiglia, la realizzazione di un tratto ad alta velocità tra Paris-Mantes-la-Jolie, auspicando una implementazione dell’alta velocità tra Parigi e la Normandia. Una seconda possibilità è che si riesca a garantire un gettito annuale di 400 milioni di euro, e ai progetti citati si aggiungerebbe allora anche il tratto Bordeaux-Tolosa. In ogni caso, tutti i restanti progetti verranno posticipati oltre il 2030.
Come rileva Barroux, per anni l’alta velocità ha fatto risparmiare all’uomo d’affari che si recava in Bretagna qualche decina di minuti, mentre nello stesso tempo ciascun pendolare perdeva a sua volta decine di minuti. La realtà è che focalizzando le proprie risorse sul Tgv anche la Francia ha lasciato sullo sfondo l’intera rete ferroviaria locale alla quale decide ora di rimettere mano. Cambiano le priorità: migliorare la rete autostradale, la rete ferroviaria locale significa anche far abbassare i costi agli utenti che cominciano a preferire un viaggio un poco più lento ma che costi di meno. Con un deficit di 1,5 miliardi l’Sncf si troverà a ripensare all’alta velocità abbassandola da 300 a 200 km/h. Cosa del resto che anche la Germania ha già deciso di fare.
Di Torino-Lione neanche l’ombra però.
Massimo Bonato 23.06.13
dal blog di Massimo Zucchetti
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa