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Continuano blocchi e scioperi, il governo francese ‘nel pallone’

“Il preavviso dello sciopero dei piloti di Air France dall’11 al 14 giugno è stato mantenuto”. Ad annunciarlo sono stati oggi i tre sindacati dei piloti dopo il fallimento dei negoziati con i vertici della Air France che insiste sul taglio degli stipendi. I sindacati hanno respinto un nuovo protocollo trasmesso dalla direzione di Air France nella notte, quasi “un copia e incolla” del precedente senza “nessuna proposta” che permetta di revocare lo sciopero indetto dall’11 al 14 giungo, in pieno Euro 2016, il cui fischio di inizio è atteso domani allo stade de France.
Se le alluvioni, che paradossalmente avevano concesso un po’ di respiro al governo, sono terminate da qualche giorno, lo stesso non si può dire per le manifestazioni, gli scioperi e i blocchi organizzati dai sindacati e dalle organizzazioni studentesche per imporre al governo il ritiro della contestatissima Loi Travail, il provvedimento legislativo fortemente voluto dal governo socialista – e dall’Unione Europea – che precarizza il mercato del lavoro, rende più facili e meno onerosi i licenziamenti e concede priorità ai contratti aziendali rispetto a quelli nazionali. Un movimento di contestazione che in Francia non si vedeva da decenni e ormai arrivato al quarto mese.

Le organizzazioni dei lavoratori, in primo luogo la Cgt, avevano affermato che avrebbero sospeso le agitazioni previste prima dell’inizio degli europei di calcio, se il governo Valls avesse dimostrato la propria disponibilità a operare cambiamenti significativi alla Loi El Khomri (anche se ufficialmente il sindacato diretto da Philippe Martinez ne chiede il ritiro) ma l’intransigenza dell’esecutivo e del presidente Hollande ha obbligato l’articolato fronte di lotta ad andare avanti.
Anche in queste ore contro il ‘Jobs act’ in versione francese continuano gli ‘scioperi illimitati’ ormai in corso da una decina di giorni: fermate in diversi comparti e territori, a ondate, che creano forti disagi e danni economici senza però che la mobilitazione si trasformi in un vero sciopero generale nazionale che le correnti più radicali del movimento continuano a chiedere, da tempo, inutilmente, alle direzioni sindacali.

Anche se nei giorni scorsi era stato annunciato il raggiungimento di un pre-accordo rispetto alle rivendicazioni specifiche dei lavoratori del comparto ferroviario, anche oggi sono continuati gli scioperi del personale della Sncf per il nono giorno consecutivo: particolarmente interessata la capitale ed altre città come Lione e Dunquerque. Ed oggi è arrivata la decisione di bloccare le linee della Rer, la rete ferroviaria che collega Parigi all’aeroporto e allo Stade de France, a Saint-Denis, dove domani si giocherà l’incontro inaugurale di Euro 2016 tra Francia e Romania. Ieri centinaia di cheminots hanno manifestato alla Gare du nord e altre centinaia hanno invaso la stazione di Montparnasse, nella capitale, in occasione del passaggio di un treno pubblicitario di Euro 2016. Oltre al ‘no’ alla Loi Travail i ferrovieri protestano anche contro la progettata liberalizzazione della rete di trasporto su ferro, decisa dal governo a partire dal 2020. Mentre i sindacati moderati hanno firmato con l’azienda, Cgt e Sud-rail – che rappresentano il 60% dei lavoratori del settore – continuano la mobilitazione.

Prosegue anche l’astensione dal lavoro dei netturbini della regione di Parigi, che hanno non solo smesso da giorni di raccogliere l’immondizia dalle strade, ma hanno anche bloccato il più grande dei siti di smaltimento dei rifiuti, quello di Ivry-sur-Seine/Paris; iniziativa che si protrarrà fino al 14 di giugno avvisa la Cgt. Picchettato e bloccato da diversi giorni anche l’inceneritore di Fos-sur-Mer, che serve Marsiglia mentre sono sbarrati dagli scioperanti gli accessi ai quattro più grandi garage di camion della nettezza urbana di Parigi.

Stamattina centinaia di militanti sindacali hanno bloccato l’accesso al mercato all’ingrosso di Rungis (Val-de-Marne), il più grande mercato agroalimentare di prodotti freschi del continente europeo. Nei giorni scorsi ad essere bloccato era stato il Terminal 2 dell’aeroporto internazionale di Roissy mentre centinaia di lavoratori hanno invaso diverse aree dello scalo più importante, lo Charles de Gaulle.
Dopo due settimane tre delle cinque raffinerie di petrolio della multinazionale francese Total continuano ad essere notevolmente rallentate.

Oggi in alcune regioni stanno anche incrociando le braccia i lavoratori portuali e quelli del settore energetico. Ieri è toccato ai lavoratori precari dello spettacolo – protagonisti qualche anno fa della mobilitazione degli ‘intermittenti’ – che hanno inscenato una manifestazione niente meno che sotto le finestre dell’abitazione dell’odiata ministra del Lavoro, Myriam El Khomri, firmataria della controriforma del codice del lavoro che ha scatenato il più consistente movimento di protesta che un governo socialista abbia mai dovuto affrontare in Francia.

Martedì scorso, invece, precari, studenti e disoccupati hanno occupato per un certo tempo la sede nazionale del Medef, la Confindustria francese, prima di essere sloggiati da un nutrito cordone di agenti in tenuta antisommossa. Stessa sorte hanno subito i manifestanti che gridavano slogan, ieri, davanti al Ministro delle Finanze, caricati dai celerini che hanno fatto ricorso anche ai lacrimogeni.

Il tutto in attesa della giornata di mobilitazione nazionale convocata da una decina di organizzazioni sindacali e studentesche per il prossimo 14 giugno, con manifestazione nazionale a Parigi, in pieno Euro 2016. Il giorno prima, lunedì 13 giugno, il Senato dovrebbe cominciare a discutere il testo delle ‘riforma’ nella versione originaria, depurato quindi dei piccoli miglioramenti che avevano permesso all’esecutivo di incassare il ‘si’ del sindacato moderato Cfdt, ma non l’adesione di alcune decine di parlamentari socialisti e verdi che di fatto hanno fatto mancare la maggioranza al premier Valls, che quindi aveva fatto ricorso all’odioso articolo 49.3 della Costituzione che consente l’approvazione di una legge senza il passaggio parlamentare. Se il Senato dovesse dare l’ok, magari di nuovo grazie all’applicazione del 49.3, i sindacati promettono di mantenere la mobilitazione e di organizzare per fine giugno una nuova giornata nazionale di protesta.

Il governo spera di durare un minuto in più della mobilitazione, e ora che gli Europei sono alle porte punta tutto sul sentimento nazionalista dei francesi – notoriamente molto forte – accusando i sindacati di voler boicottare la manifestazione calcistica internazionale facendo fare al paese una pessima figura. “E’ in gioco l’orgoglio della Francia, non permettete che la capacità del nostro paese di organizzare eventi globali sia danneggiata” ha tuonato la ministra dell’Ambiente Ségolène Royal, scommettendo sulla stanchezza dei francesi che, secondo un sondaggio, sarebbero al 54% contrari alla continuazione della protesta contro una legge che pure al 70% avversano.

Secondo i media francesi, le direzioni dei sindacati potrebbero attenuare la mobilitazione a partire da domani come ‘gesto di buona volontà’, per consentire al governo di operare alcune concessioni in nome della priorità del tranquillo svolgimento degli Europei (il problema, per Valls e Hollande, sono i diktat di Bruxelles e anche le forti pressioni provenienti dalla Confindustria francese). “Non sono certo che bloccare i tifosi di calcio sia l’immagine migliore che possiamo dare al mondo del nostro sindacato” ha detto ad esempio oggi pomeriggio Martinez, il leader della Cgt.

Intanto in tutto il paese gruppi di sindacalisti e attivisti delle organizzazioni politiche e sociali stanno raccogliendo centinaia di migliaia di euro per foraggiare le ‘casse di resistenza’ e permettere così agli scioperanti di poter continuare a sostenere una lotta vissuta da una parte consistente della società francese come un vero e proprio spartiacque. 

 

Marco Santopadre

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