Ora governanti e manager dicono che non lo sapevano, preferiscono fare la figura dei cretini piuttosto che quella dei complici.
Ma la svendita di Telecom è solo un altro atto di un percorso annunciato e realizzato da decenni, da parte di una classe politica e imprenditoriale che ha cercato di salvare se stessa e i suoi fallimenti con la vendita all’incanto dei beni del paese. E cha ha usato il liberismo, l’Euro e il fiscal compact,
Il governo, se durerà, ha pronto un piano di privatizzazioni che non può che riguardare ciò che resta del patrimonio produttivo. Ansaldo Energia è già in vendita, seguiranno Enel, ENI, Finmeccanica, Fincantieri e Trenitalia, che opportunamente è già stata separata dalla rete delle ferrovie locali e pendolari in disarmo, per le quali non si spende nulla. E per chi non è d’accordo ci sono le truppe di Alfano e i teoremi di Caselli.
Alitalia è già francese nonostante il paravento berlusconiano degli imprenditori patriottici, tra cui Riva, sì proprio lui, e Colaninno grande affondatore della Telecom, che aveva scalato con la benedizione di Massimo D’Alema. Le banche privatizzate sono state oggetto e soggetto sia delle svendite sia dei disastri industriali, dalla Fiat alla Pirelli a tutto il Made in Italy. Ed è bene ricordare che tutta la politica delle privatizzazioni dissennate degli anni
Anche nel disastro industriale del paese trionfano le larghe intese e non da oggi. La vera differenza tra PDl e PD è che il primo è il partito di un solo padrone, mentre il secondo vuole rappresentarli tutti. E tutti assieme controllano la formazione del senso comune , in modo che anche i cittadini vivano, senza colpa, a loro insaputa.
Sono due mesi che la casta politica,manageriale e finanziaria ci spiega che c‘è la luce in fondo al tunnel. È una balla, ma come si fa a non crederci visto che il Presidente della Repubblica invoca e impone stabilità proprio sulla base di essa.
Intanto i dati sul reddito di una delle province più ricche d’Italia, Brescia, parlano di tutta un’altra storia.
Nel 2011, quando il peggio della crisi doveva ancora venire, il reddito medio della provincia lombarda è calato dell’11% rispetto all’anno precedente, meno 2500 euro su poco più di 20000. E sappiamo che questa è una media del pollo perché nella crisi i più ricchi si arricchiscono. Eppure secondo l‘Istat la gente vede rosa e questo ottimismo può essere speso in Borsa e soprattutto per salvare il governo delle larghe intese. Ottimismo diceva Tonino Guerra in una pubblicità, chi non è ottimista è un disfattista.
Andrà avanti, anzi indietro, così fino a che ci sarà una rottura con le politiche economiche italiane ed europee di questi ultimi trenta anni. E fino a che la classe politica e imprenditoriale responsabile, anche a sua insaputa, di esse non verrà mandata a casa.
Uno ai domiciliari, a casa gli altri responsabili del disastro, a partire dal loro massimo rappresentante Giorgio Napolitano.
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