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Letta e Berlusconi

 

Suggerisce Woody Allen di non litigare con un cretino, qualcuno potrebbe non accorgersi della differenza. Berlusconi non è certo un cretino, ma non tutto ciò che gli si è opposto era davvero diverso da lui. Ed è forse per questo che ora si diffondono spregi e calci dell’asino. Il codardo oltraggio dopo il servo encomio, ci ricorda Manzoni, fa parte della storia della fine di ogni regime.

 

Questo improvviso e generalizzato rigetto anti berlusconiano da parte di tutto il palazzo sarà anche sincero, ma richiama la più pura tradizione gattopardesca delle classi dirigenti italiane. Tutto deve cambiare perché nulla cambi.

 

Venti anni sono conclusi dice Letta. Ma in tutto questo tempo Berlusconi ha effettivamente governato per poco più di otto. Il centrosinistra lo ha fatto per sette, il resto son stati governi di larghe intese, tecnici e di unità nazionale. Se si parla di ventennio berlusconiano che finisce, bisogna dunque concludere che esso era in vigore anche quando governavano Prodi e tutti gli altri leader del centrosinistra, i cui governi non hanno mai cambiato le leggi della destra, neppure la Bossi Fini.

 

Di che cosa ci si libera allora oggi, grazie alla magistratura? Del liberismo e delle spinte autoritarie, della flessibilità del lavoro e della disoccupazione di massa, dell’ideologia del mercato e della globalizzazione? No di certo.

 

Tra i più fieri oppositori del Cavaliere ci sono coloro che rimpiangono che in Italia non ci sia stato un governo Thatcher, cioè il governo più di destra della storia britannica degli ultimi ottanta anni.

 

Berlusconi non cade perché di destra, ma per la insostenibilità della sua posizione personale rispetto alle necessità delle politiche di austerità. Non si può agire per conto del fiscal compact e mantenere olgettine e conti all’estero. Per fare una vera politica di destra economica oggi bisogna essere presentabilmente austeri .

 

La fine politica di Berlusconi non è cominciata oggi, ma quando Marchionne ha mostrato che si poteva distruggere il sindacato in fabbrica senza ricorrere a Sacconi e soprattutto quando la BCE ha scritto il programma che dovevano attuare i governi del nostro paese.

 

Berlusconi è stato destituito da quella che una volta avremmo chiamato la destra economica, italiana ed europea, che non sapeva più che farsene di un leader impresentabile.

 

Letta ha subito fatto appello ad Alfano per il futuro del paese, evidentemente pensa che tolto di mezzo Berlusconi non restino contrasti di fondo tra il suo partito e quello che si augura sia guidato dal suo vice. Ed ha ragione perché il programmate effettivo del governo italiano è un poco più conservatore di quello della signora Merkel in Germania.

 

Questo è il danno vero del ventennio berlusconiano. La devastazione culturale e politica del campo avverso. Qui ci sono stati i veri guasti, qui c è stato quello cha Pasolini avrebbe chiamato li lucciolicidio.

 

In questi anni gli elettori moderati e di destra non sono cambiati molto da quello che sono sempre stati. La loro cultura è sempre quella della conservazione italiana. Chi è cambiato è proprio il popolo della sinistra. Che ha visto progressivamente sradicare le sue radici comuniste e socialiste per scivolare nel magma del pensiero liberale. Per cui onesti conservatori che in altri paesi sarebbero tranquillamente schierati con la destra, qui da noi son diventati, anche grazie ai sempre più insopportabili talk show, campioni dei diritti e della libertà. E quelle politiche del rigore contro cui scende in piazza tutta l’Europa, da noi son diventate la bandiera di chi non voleva cedere ai ricatti del populista di Arcore.

 

Ora che il governo vive e che Berlusconi è sconfitto si potrà finalmente fare quella riforma della Costituzione che tutti i poteri forti chiedono e che il Presidente Napolitano da tempo rivendica e promuove. Una controriforma che ha già avuto una premessa fondamentale nell’approvazione dell’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio. Una misura che il prImo ministro conservatore britannico Cameron ha salutato come la messa fuorilegge delle politiche keynesiane.

 

Si il vero risultato del berlusconismo è quello di aver ottenuto, tramite un certo antiberlusconismo, la distruzione a livello di massa del pensare e dellagire di una vera sinistra. È comprensibile quindi la depressione e la rabbia di chi vede finalmente realizzato il suo programma, ma se lo vede volgere contro e perde ogni ruolo e potere proprio perché i suoi obiettivi si realizzano.

 

Sono stati fatti spesso e indebitamente accostamenti tra questo ventennio e quello fascista. Ma in realtà sono paragoni che oggi sconfinano nella fantastoria, perché ora abbiamo sì una specie di governo Badoglio, ma che continua la guerra a fianco della Germania, che sta vincendo almeno in Europa….

 

“Il forte si mesce col vinto nemico col novo signore rimane l’antico” … Ancora una volta dovrebbe bastare Manzoni per ricordare al nostro confuso mondo progressista che non c’è nulla da gioire di una vittoria che non è nostra e che proprio per questo verrà usata dai veri vincitori per continuare la politica economica e sociale di questi venti anni.

 

Per liberarsi della eredità berlusconiana che tuttora governa bisogna ricostruire una vera sinistra, che voglia cambiare la società e non amministrarla in nome dello spread.

 

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