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I MUOS sono onde da cavalcare dopo il viaggio alle Hawaii per 7 giornalisti pagato dagli Usa

Lo scorso febbraio il governo americano ha invitato 5 giornalisti con 2 operatori televisivi per visitare gli impianti MUOS in Virginia e alle Hawaii, ma negli Stati Uniti le leggi che tutelano dalle emissioni elettromagnetiche sono diverse dalle leggi italiane.

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La storia ve l’avevo brevemente accennata qualche mese fa, dopo l’articolo pubblicato da Massimo Zucchetti su Il Manifesto: un gruppo di 5 giornalisti e di 2 video operatori è partito per le Hawaii alla fine di febbraio per un viaggio pagato 9000 euro a testa dal governo americano con l’obiettivo di visitare due basi militari in cui sorgono i MUOS: Chesapeake in Virginia e l’isola di O’hau la più militarizzata del mondo. E’ famosa per aver dato i natali al presidente Barack Obama, per Pearl Harbor, per Honolulu capitale dello Stato delle Hawaii e per ospitare il NCTAMS PAC la base militare con il MUOS (Mobile User Objective System) a 4 Km dalla città di Wahiawā.

 

Poi i giornalisti hanno visitato anche la base militare di Chesapeake in Virginia (ad appena 300 Km da Washington sede del Pentagono) che pure ospita un impianto gemello; un impianto gemello sorge anche a Geraldton in Australia e costruito dopo un referendum e nel deserto e nel 2015 il MUOS sarà attivo a Niscemi come scrive la puntuale Alessandra Zinitti a un mese dal viaggio alle Hawaii. E ora, dopo la prima tornata di articoli pubblicati tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo torna sull’argomento Francesco Semprini de La stampa con un altro articolo sempre riferito al famoso viaggio che nelle intenzioni vorrebbe rassicurare l’opinione pubblica, ma che nella realtà inquieta ulteriormente perché in Italia la storia è altra e a deciderla sarà il TAR Sicilia.

Attualmente gli americani hanno completato l’installazione delle 3 antenne sebbene non operative mentre i cittadini niscemesi con grande dignità si oppongono strenuamente ma democraticamente.

 

Ma sarà il TAR della Sicilia a dover decidere avendo rimandato la sentenza del 25 marzo al prossimo 25 novembre poiché ha richiesto una integrazione della documentazione per i cinque ricorsi, ossia per i 2 presentati dal ministero della Difesa e 3 dal Comune di Niscemi, No Muos e Legambiente che richiedono l’annullamento delle autorizzazioni, rilasciate dalla Regione nel 2011.

Il viaggio dei giornalisti dunque si innesta alla vigilia del pronunciamento del TAR Sicilia e semmai il reportage andava fatto dalle aule del tribunale piuttosto che dalle spiagge hawaiane. Il gruppetto partito il 20 febbraio per la Virginia prima e le Hawaii dopo era composto da Michela Giuffrida direttore di Antenna Sicilia, Senio Bonini di Rai News, Mario Barresi de La Sicilia, Francesco Semprini de La Stampa e Alessandra Zinitti di La Repubblica più i due operatori video per l’emittente siciliana e per Rai News. La meglio stampa italiana, dunque, è stata assoldata e trasportata direttamente nelle zone militari, affinché si rendesse conto con i propri occhi (e che poi sopratutto riportasse all’opinione pubblica italiana) che i MUOS sono allegre antenne che si muovono ronzando e che non costituiscono nessun pericolo per la salute umana. Tant’è che ai giornalisti è stato concessa anche la possibilità di intervistare i cittadini che abitano nella zona del MUOS Hawaii ma vietato in Virginia. Insomma un reportage confezionato con l’obiettivo di rassicurare l’opinione pubblica italiana e i cittadini niscemesi attivi oramai da almeno tre anni con un movimento civile noto come No MUOS. Ma perché se i MUOS sono così innocui come ci dicono i militari americani si è reso necessario il viaggio della meglio stampa italiana?

da http://www.ecoblog.it/

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