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Ucraina: dare un senso al controsemestre europeo ponendo al primo posto il tema della pace

E’ evidente come si tratti di uno scontro tra i due blocchi imperialisti che si vanno ricostituendo: da un lato la Russia con le sua ambizioni imperiali, dall’altro gli USA (pure in difficoltà economiche. situazione nella quale gli americani hanno sempre cercato di risolvere le cose con l’aggressività bellica) che stanno chiedendo all’Europa di tornare alla situazione pre-caduta del muro con un allineamento totale alla cosiddetta fedeltà atlantica.
Si tratta di una situazione pericolosissima che porterebbe ad uno stato di tensione pre-bellica (se non direttamente già bellica) in una delle situazione strategicamente fondamentali con il rischio, davvero, dell’esplodere di un conflitto di proporzioni gigantesche, considerato anche l’esistenza di situazioni molto delicate su altri scacchieri: dal Medio all’Estremo Oriente.
Il ruolo di pace dell’Europa è fondamentale ma non basta esprimerlo a parole: è necessaria un’azione politica che richieda la neutralità e la smilitarizzazione, sapendo che si tratta di situazioni molto complicate e di difficile approccio, anche sul piano organizzativo richiedendo infatti un afflato internazionalista e una dimensione transnazionale.
Il modello non può che essere quello dei pochi che, nel 1914, si opposero all’allineamento dei grandi partiti socialisti europei, significativamete dell’SPD alla logica delle Union Sacree e della votazione dei crediti di guerra.
E’ ancora la storia del movimento operaio e dei comunisti che ci indica la strada in questo momento di fortissima difficoltà: chiedere la neutralità dell’Europa, fare della pace un obiettivo strategico, connettere tutti i soggetti antagonisti attorno a questo obiettivo può fornire davvero un senso profondo all’idea del controsemestre europeo.
Non basta però rifletterci, è necessario agire.
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E’ stata una notte di scontri nell’Ucraina orientale. Dopo che venerdì la guerra era scoppiata in tutta la sua violenza. Ma arriva anche una buona notizia: gli osservatori militari dell’Osce in ostaggio a Sloviansk sono stati liberati. Lo ha reso noto Vladimir Lukin, inviato del Cremlino nel sud-est ucraino, citato dalla tv Russia Today.
Lavrov: gli Usa fermino l’offensiva di Kiev Intanto la Russia ammette: Mosca ha perso effettivamente la sua influenza sulle forze di autodifesa del sud-est ucraino e non può risolvere la situazione da sola. A dirlo è stato Dmitri Peskov, portavoce di Putin. Mentre in una telefonata con il segretario di Stato Usa John Kerry, il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov ha invitato gli Usa «ad usare tutta la loro influenza per costringere» Kiev «a cessare immediatamente le azioni belliche nelle regioni sud-orientali ucraine, a ritirare le truppe e a liberare i partecipanti alle manifestazioni di protesta».
I morti Viaceslav Ponomariov, autoproclamato sindaco di Sloviansk, roccaforte della protesta filorussa, ha affermato che in nottata sono morti oltre 10 civili del vicino villaggio di Andreievka che tentavano di bloccare un corteo di auto degli ultra nazionalisti di Pravi Sektor. Ci sono anche 40 feriti, ha aggiunto. Mancano per ora conferme indipendenti.
Strage a Odessa L’episodio più drammatico è avvenuto a Odessa dove, al termine di una giornata di violenti scontri tra opposte fazioni, un edificio ha preso fuoco trasformandosi in una trappola mortale per decine di persone: 38 i morti secondo quanto riferito dal ministero dell’Interno ucraino; 30 soffocati dal fumo e 8 sfracellati a terra dopo essersi gettati dalle finestre. L’incendio, certamente doloso, sarebbe stato appicatto dalla frange filoucraine più radicali. Mosca ha accusato Kiev di «comportamento criminale». La città che si affaccia sul mar Nero ha vissuto tutta la giornata all’insegna della violenza scoppiata quando squadre di picchiatori filo russi hanno aggredito manifestanti pro-Kiev provocando almeno quattro morti e decine di feriti. L’Ue chiede che venga svolta «un’inchiesta indipendente per assicurare alla giustizia i responsabili di questi atti criminali». È quanto afferma una nota dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton, la quale esorta tutte le parti alla affinché «questa tragedia non venga utilizzata per alimentare nuove violenze».
Il ministro ucraino L’operazione «anti-terrorismo» condotta dall’esercito ucraino contro le roccaforti dei ribelli a Sloviansk e Kramatorsk (Est) continua. Lo ha annunciato il Ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov. «La fase attiva dell’operazione prosegue dall’alba, noi non ci fermiamo», ha scritto il ministro sulla sua pagina Facebook. «Questa notte, le forze coinvolte nell’operazione antiterrorismo a Kramatorsk hanno preso il controllo della torre della televisione che in precedenza era sotto il controllo dei terroristi», ha aggiunto il ministro, precisando che «l’operazione è stata condotta dai soldati della Guardia Nazionale e dell’Esercito». L’operazione militare per riprendere il controllo di Sloviansk Kramatorsk è stata avviata all’alba di ieri. Intanto, ad Odessa, dove sono 38 le persone rimaste uccise nell’incendio divampato in un edificio pubblico durante gli scontri tra filorussi e filoucraini, la polizia ha arrestato oltre 130 persone. Molti sono morti asfissiati dal fumo ed altri mentre tentavano di salvarsi gettandosi dalle finestre.
La dinamica della strage L’esatta dinamica degli eventi che hanno portato alla strage non è ancora chiara, ma secondo le notizie riportate i separatisti si erano barricati all’interno della Casa del Sindacato, mentre venivano lanciate bottiglie incendiarie da entrambi gli schieramenti. Il vice ministro degli Esteri ucraino, Danylo Lubkivsky ha detto alla Bbc che è in corso un’inchiesta per verificare le dinamiche, ma ha insistito sul fatto che la Russia sia da ritenersi dietro alle violenze. «La situazione rimane sotto contro, ma tutta la situazione della sicurezza rimane sotto la minaccia degli agenti speciali russi», ha affermato.
Scontri tra polizia anti-sommossa e tatari (minoranza etnica musulmana) sono scoppiati oggi in Crimea, vicino al confine dell’Ucraina, quando il leader storico tataro, Moustafa Djemilev, ha tentato di rientrare nella penisola riannessa alla Russia, dopo esserne stato espulso qualche settimana fa. Djeminev, che ha denunciato a più riprese l’annessione della Crimea alla Russia, aveva già cercato di tornare tra la sua gente prendendo un aereo, ma a Mosca era stato respinto e costretto a rientrare a Kiev. La Medjlis, assemblea dei Tatari di Crimea, ha deciso allora di attendere il proprio capo al posto di frontiera di Armiansk. Circa 2 mila tatari si sono scontrati con la polizia locale, senza però riuscire a far rientrare il loro leader. Il governatore ad interim della Crimea, Serghei Axionov ha denunciato la provocazione, accusando Djemilev di «voler seminare il caos». I tatari della Crimea rappresentano il 12% della popolazione della penisola riannessa unilateralmente alla Russia.

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