E’ morto Gaetano Marati, sindacalista della Usb, attivista di Stop Biocidio. Fu tra i primi accusatori della Lorenzin. “Sono la prova vivente del nesso tra inquinamento e tumori”
E’ morto Gaetano Marati, sindacalista della USB nel settore della sanità. Gaetano ha dato un contributo importante negli ultimi anni nella lotta contro il biocidio, con una attività continua sia negli ospedali che attraverso l’intero sindacato di cui è stato dirigente per tantissimi anni. Un lavoro costante di sensibilizzazione sulle malattie tumorali, sul nesso tra aumento delle malattie ed i fattori ambientali, dai roghi all’interramento di rifiuti, dalla cattiva gestione del ciclo dei rifiuti urbani a quello abusivo dei rifiuti industriali, dalle industrie che vomitano veleno fino alle responsabilità della politica sul disastro che stiamo vivendo.
Il primo ricordo che ho di Gaetano è quello di una persona che ha sempre curato la sua salute. Ricordo che nella sede della Usb, quella in Via Carriera Grande a Napoli, il divieto di fumo è sempre stato tassativo. Certo è semplicemente una regola di buon senso, ma senza dubbio anomala nell’ambiente della sinistra radicale che da sempre ha visto i suoi attivisti, me compreso, come un popolo di tabagisti. Gaetano era una sentinella anti fumo. Era scontato che ogni qual volta si tenevano riunioni nella sede del sindacato per chiunque sarebbe stato impossibile fumarsi una sigaretta, Gaetano ne avrebbe sentito l’odore da chilometri. Per questo quando qualche anno fa si venne a sapere del suo tumore ai polmoni tutti furono colti da un terribile sgomento.
Marati era del mio stesso quartiere, Miano nella periferia nord di Napoli. Aveva combattuto per anni nei movimenti di lotta per la casa negli anni ottanta, restituendo dignità ed un tetto a centinaia di persone. Successivamente il suo impegno nel sindacato era stato costante. Anche dopo aver appreso della sua malattia, ha passato gli ultimi anni proferendo tutti i suoi sforzi nella lotta contro il biocidio. Forse avrebbe preferito passare questa parte della sua vita coltivando maggiormente gli affetti, dopo anni di duro lavoro e di attività sindacale, invece, da attivista, da sindacalista e da malato ha combattuto contro i veleni.
Ha preso parte alla formazione della coalizione Stop Biocidio per conto della Usb ed è stato tra i più attivi nell’organizzazione di iniziative e momenti pubblici negli ospedali.
Esattamente un anno fa, nel giugno 2013, era insieme a tanti altri alla stazione marittima nel porto di Napoli in occasione di un convegno promosso dal Pdl con la presenze del ministro Beatrice Lorenzin e del governatore Stefano Caldoro. All’esterno della struttura un presidio dei comitati contro il biocidio chiedeva interventi urgenti per la terra dei fuochi a quel ministro che, da quel giorno, non è mai più tornata in Campania per parlare di questa questione che resta, senza dubbio, come una delle principali priorità per questi territori.
Dopo diverse ore di trattative il Ministro Lorenzin ed il governatore Caldoro accettarono di incontrare i comitati. Gaetano era nella delegazione e fu lui ad introdurre la discussione.
Illustrò il quadro della situazione sanitaria in Campania soffermandosi sul nesso tra inquinamento ed aumento delle malattie tumorali. Il governatore Caldoro provò ad interromperlo dicendo che il nesso era ancora tutto da dimostrare. A quel punto, Gaetano si aprì la camicia e mostrò lo squarcio che aveva sul torace. “Io non ho mai fumato ed ho sempre svolto attività fisica, mi hanno asportato un pezzo di polmone, sono la prova vivente di quello che dico”. Furono queste le parole precise che investirono come massi la Lorenzin e Caldoro.
Il governatore cominciò ha fissare il pavimento. Il ministro fece gli occhi lucidi e versò qualche lacrima. Non avevamo null’altro da aggiungere, Gaetano Marati aveva detto tutto.
Seguì un lungo silenzio. La Lorenzin non riusciva a replicare, mentre il governatore Caldoro continuava con insistenza a guardare il pavimento come se in quelle maioliche avesse potuto trovare elementi di discolpa per una attenzione fino ad allora praticamente nulla da parte della Regione Campania rispetto al biocidio.
Il Ministro chiuse l’incontro dicendo che l’intervento sanitario in Campania sarebbe stato tra le sue priorità.
Dopo, all’uscita, dichiarò al collega Alessio Viscardi che il problema dei tumori in Campania era dovuto ai cattivi stili di vita.
Non si è più visto il ministro da queste parti.
L’inutile legge sulla terra dei fuochi non porta nemmeno la sua firma, così come tutti i provvedimenti, assolutamente parziali e privi di un disegno di intervento complessivo sul tema, non hanno mai visto la partecipazione e l’impegno del Ministero della Salute.
Gaetano anche da malato continuava a fare…”il sindacalista”. Girammo insieme un servizio per Fanpage dove raccontavamo i problemi dei malati oncologici e le difficoltà trovate nello svolgere esami presso le strutture pubbliche, frutto di un servizio sanitario nazionale sempre più in dismissione ed una governance politica sempre più orientata a favorire il privato.
Fino alla fine con determinazione ha continuato a dare un contributo.
L’ultima volta ci siamo visti a giugno alla fiera della ciliegia a Chiaiano. Con un filo di voce mi diceva che era necessario ritornare in piazza contro il biocidio. Sono certo che i comitati sapranno raccogliere quell’invito di Gaetano.
Intanto le nostre lacrime sono degne e fiere.
Il ricordo di Gaetano vivrà nelle lotte contro il biocidio, che oggi più che mai meritano di essere rilanciate.
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