A un certo punto Luigi De Magistris era diventato la stella polare della sinistra italiana. Vinse, contro ogni pronostico, le elezioni comunali a Napoli del 2011 e subito si cominciò a parlare di ‘Rivoluzione arancione’, visto che a Milano, contemporaneamente, le elezioni le aveva vinte Giuliano Pisapia. Come un magistrato manettaro e un avvocato garantista potessero convivere nelle menti illuminate di diversi commentatori di sinistra è un mistero, ma la cosa piaceva a tutti. Il declino berlusconiano, in fondo, è cominciato così, almeno nelle sue manifestazioni esteriori. Poi sarebbero successe tante altre cose, ma non è questa la sede per parlarne.
Giggino ‘o sindaco ha sempre avuto la fama del duro, anche quando era Giggino ‘o maggistrato. Peccato che le sue inchieste si siano sempre rivelate dei colossali buchi nell’acqua. Ma di lui se ne parlava sempre. Feticcio giustizialista, a leggere in giro la colpa di tanti insuccessi non è mai stata la sua, ma sempre di un sistema enorme e tentacolare che tutto può e tutto fa, quando si tratta di salvare se stesso. E’ il solito vecchio discorso del dito e della luna: in Italia esiste un potentissimo partito della magistratura che da un quarto di secolo almeno detta legge soprattutto a sinistra e che, allo stesso tempo, nega la propria esistenza e, anzi, si ritiene vittima di ogni complotto possibile e impossibile. La politica in Italia fa schifo, è innegabile, ma questo non vuol dire che quel che accade negli uffici giudiziari non sia pure peggio. Provate a entrare una mattina in un tribunale, seguite qualche udienza, fate due chiacchiere con cancellieri e segretari. Ne uscirete disgustati.
De Magistris in questo ambiente è nato e cresciuto e, con il tempo, è diventato abilissimo nelle relazioni con la stampa. Sui legami perversi che tra procure e redazioni esistono da sempre rimandiamo agli articoli di Leonardo Sciascia, chiodi arroventati nella gigantesca croce che è lo stato di diritto all’italiana. Un pianto amaro di ingiustizia e abusi, senza possibilità di replica perché dall’altra parte c’è Berlusconi, lo spettro agitato ad ogni tentativo di discussione sulla magistratura e sui suoi eventuali obbrobri.
L’inchiesta Why Not rappresenta l’apice della carriera di Giggino. Indagine colossale su una presunta enorme loggia massonica le cui ramificazioni erano ovunque. Il risultato finale fu una pioggia di assoluzioni, a fronte di una quantità incredibile di indagati. L’ultimo codazzo è arrivato a sentenza pochi giorni fa, con la condanna di De Magistris per abuso d’ufficio. Che paradosso: il giustiziere giustiziato. Adesso la sua poltrona di sindaco di Napoli è a rischio, in consiglio comunale la maggioranza non c’è più e il Pd continua a giocare al gatto e al topo, aspettando il momento buono per far saltare il banco. Visto che al peggio non c’è mai fine, il nuovo candidato del centrosinistra dovrebbe essere Gennaro Migliore, ex Rifondazione, ex Sel, poi folgorato sulla via della Leopolda.
Giggino ‘o sindaco è ormai al capolinea. Cinque anni vissuti pericolosamente, da quando nel 2009 Tonino Di Pietro decise di portarlo al parlamento europeo ad oggi De Magistris è sempre stato un oggetto del mistero. Troppo magistrato per essere politico, troppo politico per essere magistrato. Un leader mai nato, presto dimenticato per lasciare spazio alla nuova infatuazione per una nuova versione della sinistra italiana ancora più giustizialista: Antonio Ingroia. Altro investigatore che vanta un impressionante numero di sconfitte in aula ma lo stesso viene considerato un faro della giustizia e «partigiano della Costituzione».
Il tramonto di De Magistris, a questo punto, appare inevitabile. Sconfitto in casa da una sentenza, adesso anche lui attacca i giudici. Ma sarà soltanto un fuoco di paglia, il futuro è un buco nero. Negli annali rimarrà un grande video, ormai classico di You Tube, in cui ‘o sindaco, con occhi spiritati e capelli impomatati, invitava Al Pacino a visitare Napoli: «Ciao Al!». Il protagonista di tanti film, va da sé, non rispose.
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walter
concordo con francesco santoianni e con gli altri commenti. è, molto semplicemente, un articolo che trasuda livore e null’altro.
probabilmente de magistris nn ha fatto una gran figura nel ruolo di sindaco. dite, però, chi può farla in una città come napoli. oggettivamente ed obiettivamente…
quanto a “why not”, stupisce che contropiano, sempre attento a guardare sotto al tappeto, a nn negare i laidi retroscena politico-affaristici in italia e non solo, nn venga colto dal sospetto che le precedenti assoluzioni e questa condanna poco possano avere a che fare con il significato della parola “giustizia”.
un articolo deludente che fa riflettere. anche voi vittime della normalizzazione renziana? speriamo di no, speriamo che si tratti solo di un cauto errore…