1. La nuova fase di mondializzazione del capitalismo del XXI secolo è caratterizzata da un’accelerata integrazione internazionale delle attività economiche, sia nelle forme tradizionali, commercio e investimenti diretti all’estero, sia in forme nuove, come investimenti finanziari, nell’espropriazione dei beni collettivi comprendendo i saperi, ma che disegna nella competizione globale il nuovo scenario dello sfruttamento, mostrando tutte le sue gravi ricadute sull’intera umanità, senza risparmiare assolutamente i lavoratori anche dei paesi a capitalismo maturo,attraverso gli esiti della crisi sistemica del capitale internazionale.
Lo pseudo-sviluppo dei Sud del mondo resta ancor più fortemente subordinato alla guida economica e alle esigenze della nuova geopolitica-economica ridisegnata sulla nuova divisione internazionale della produzione e del valore e di distribuzione consumistico delle regioni ricche che non può certo più dirsi del benessere.
L’America Latina è ancora una terra di sfruttamento coloniale o neocoloniale, terra a cui anche la stessa Europa guarda per le opportunità di mercato che offre e mai per i chiari messaggi politico-sociali che invia. La dipendenza dell’America Latina continua a rappresentare quel contesto in cui si approfondisce il crescente controllo transnazionale dei processi di accumulazione nazionale, non solo attraverso la compressione dei diritti del lavoro e dei diritti sociali ma soprattutto negando l’accesso alla proprietà sociale dei beni comuni, collettivi.
Proprio perché l’attuale crisi del modello di sviluppo capitalista è non solo a carattere economico-finanziario e delle possibilità di un rilancio dei processi di accumulazione del capitale, ma anche la peggiore crisi socio-ambientale, energetica, climatica, alimentare della storia: è per questo che è da considerarsi crisi globale e sistemica, è ancor più evidente il perché il ruolo di semiperiferia economico-produttiva assegnato all’America Latina ne fa un’area in cui più alto e diretto è il conflitto di classe, nella centralità del conflitto capitale-lavoro e nell’esplicitarsi concreto e selvaggio e senza mediazione delle contraddizioni capitale-natura, capitale-scienza, capitale-democrazia, capitale-diritti meglio con la negazione dello Stato di diritto attraverso la brutale repressione dei movimenti di classe.
2. Le disuguaglianze presenti nei paesi dell’America Latina, le condizioni sfavorevoli delle aree rurali, la povertà del mondo contadino sono anche accompagnate da una grande ricchezza del tessuto sociale e di quello politico, in particolari in questi ultimi anni con la nascita, il consolidarsi e rafforzarsi dell’alleanza politica ed economica dell’ALBA. Grazie a questa ricchezza politica, infatti, si continuano a diffondere in tutta Nuestra América le pratiche dell’economia locale popolare con modi di produzione pianificati e socializzati, con un commercio equo e solidale, anche in forme differenziate e a volte come esperienze sperimentali di autoimprenditorialità e imprenditorialità sociale che si accompagna ad un vero cooperativismo solidale, compartecipato e complementare .
Con anche questa ultima vittoria elettorale del compagno Presidente Evo e del popolo rivoluzionario bolivariano , si afferma il cambiamento radicale anticapitalista e antimperialista con la realizzazione delle politiche del Vivir Bien e della centralità dei diritti di PachaMama contro la logica e le leggi dello sfruttamento capitalista e della guerra imperialista per il rafforzamento del Socialismo nel XXI secolo.
Ad esempio anche in questa ultima campagna elettorale , in Bolivia il MAS-IPSP ( Movimento al Socialismo –Strumento Politico per la Sovranità dei Popoli) in Bolivia è stato in grado di evidenziare sempre concretamente in base a risultati di governo incentrato sulla democrazia partecipativa come si deve contrastare il potere politico ed economico e della cultura del profitto, dei precedenti governi neocolonialisti, o di un ipotetico schieramento progressista ma nei fatti neoliberista, andando a realizzare un miglioramento delle condizioni umane e ambientali del lavoro, attuando un autonomo processo di transizione al Socialismo
Il MAS in Bolivia oggi è interprete dei contenuti dei programmi dei movimenti sociali ed è portatore delle istanze di prospettiva dei percorsi di transizione al socialismo promossi dai partiti, dagli stessi governi rivoluzionari e progressisti dell’ALBA che si oppongono alle politiche e trattati che vogliono imporre ancora una volta lo scambio diseguale delle aree di libero scambio e il commercio secondo le regole dei vantaggi comparati competitivi contrapponendo il progetto dell’ALBA a forti connotati politico-socio-economici anticapitalisti.
E’ grazie alle battaglie e gli ideali forti del MAS , del PC cubano, del PSUV che si vanno rafforzando , strutture, settori e modelli economico-produttivi e commerciali dell’ALBA e sempre più progetti di autodeterminazione che mettono al primo posto la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, come le dinamiche esperienze per un progetto di sviluppo alternativo ad esempio della CELAC, UNASUR e dello stesso MERCOSUR, sottoscritti e appoggiati ormai, a diversi livelli, da quasi tutti i governi dell’America Latina.
3. Il principio che guida l’ALBA è quello di una maggiore solidarietà e complementarietà tra i popoli dell’America Latina e dei Caraibi, che si rifà al pensiero di Bolìvar, Martì, Tupac Katari e tanti altri grandi rivoluzionari. Lo scopo è la trasformazione delle società dell’America Latina, a partire da processi che garantiscano l’abolizione delle disuguaglianze sociali attraverso un miglioramento della qualità di vita e un intervento attivo dei popoli nella determinazione del loro proprio destino sulla lunga strada dei processi anticapitalisti per la costruzione della transizione socialista .
E’ così che si può comprendere perché le trasformazioni che hanno avuto maggior successo in America Latina si sono sviluppate a Cuba, in Venezuela e Bolivia dove movimenti politici di base diretti da leaders rivoluzionari hanno una strategia chiara per esercitare il potere politico, governando ad esempio per la difesa dello Stato sociale , non con il semplice “no” alle privatizzazioni ma con l’abbattimento alla proprietà privata dei mezzi di produzione .
I movimenti ed i forum sociali mancavano di una comprensione chiara della natura dei loro avversari e di una strategia politica per trasformare il sistema. Essi parlavano in termini vaghi di “capitale globale” invece di imperialismo; davano risalto agli effetti sociali (la povertà) invece di parlare delle cause politiche – lo Stato imperiale. Assumevano che la pressione sociale di massa intermittente avrebbe costretto le classi al potere a cambiare, invece di elaborare una strategia per la conquista del potere statale.
Per tutti gli anni ’90 e nel nuovo millennio le masse impoverite hanno condotto ad un’azione diretta. In Ecuador una alleanza di indiani, contadini e lavoratori urbani ha rovesciato regimi di destra già dal 2000; in Bolivia insurrezioni condotte da contadini, indiani, minatori e disoccupati hanno buttato giù presidenti neo-liberisti e portato alla vittoria l’indio Evo Morales in tre elezioni presidenziali con maggioranze sempre più schiaccianti; in Brasile i lavoratori Sem Terra hanno occupato migliaia di latifondi e dato una casa a centinaia di migliaia di famiglie; ed in Argentina ribellioni popolari dei disoccupati e della classe media impoverita hanno condotto al rovesciamento di presidenti che avevano attuato politiche del FMI. Scioperi generali, massicci blocchi sulle autostrade e conflitti sociali durissimi hanno ribaltato alcune delle peggiori misure neo-liberiste – come la privatizzazione dell’elettricità in Messico, dell’acqua in Bolivia e del petrolio nel Venezuela.
4. La sete di giustizia sociale conferma alla guida della Bolivia rivoluzionaria del socialismo comunitario il campesindios Evo Morales, che ha dimostrato in dieci anni di governo della democrazia popolare partecipata la capacità di costruire nuove forme di consenso di massa dando sostanza tutta politica ad un nuovo percorso dove al centro della scena politica si colloca, imperiosamente, il popolo indigeno, la maggioranza silenziosa da secoli sottoposta a condizioni di sfruttamento inumane.
Evo Morales, con Fidel Castro e Chavez ,cominciò negli anni a guardare con sempre maggiore simpatia e affinità ai percorsi del proprio popolo campesindios verso un forte antimperialismo e anticapitalismo attraverso il divenire di processi differenti al socialismo , ma che comunque vedono nell’esperienza rivoluzionaria cubana un esempio e un riferimento fondamentale.
Tra i tre grandi leader rivoluzionari nacque quel vincolo forte di profonda amicizia , di stima reciproca, di forte condivisione politica, di comunione di intenti, antimperialisti e anticapitalisti, socialisti, che nel 2004 portò alla nascita dell’Alternativa Bolivariana. L’idea dell’ALBA era già da allora fortemente imperniata su un principio fondamentale: lo scambio solidale e complementare, fuori e contro le leggi del profitto, quindi dello sfruttamento. Un modello di relazioni economiche che si regge, non sulla legge del profitto del mercato internazionale dettata dalla teoria dei vantaggi comparati, ma sul conseguimento del maggior benessere possibile per i popoli.
Sempre nel 2004 il compagno Evo con altri due grandi della storia del Socialismo, Fidel Castro e Chavez fu fra i fondatori della Rete in Difesa dell’Umanità. Già in quella occasione a Caracas si posero le basi per la costruzione del Socialismo del, per e nel XXI Secolo per difendere l’Umanità dalla barbarie del capitalismo e per restituire dignità a tutti i popoli oppressi.
Dal 2005 Evo Morales ha iniziato un processo di trasformazione radicale anticapitalista in Bolivia che non si è mai interrotto, con la lotta alla povertà, la nazionalizzazione delle energie, la realizzazione di programmi sociali nei diversi settori a cominciare dalla salute, l’educazione, lo sport fino ad arrivare alla costruzione delle case per le persone che fino ad allora avevano vissuto nella più totale miseria, senza diritti, senza acqua potabile, senza assistenza medica.
5. Negli anni di governo nonostante i tentativi golpisti e di destabilizzazione da parte dell’oligarchia a guida CIA , Evo son il radicamento politico-sociale del MAS ha saputo opporre alle politiche neoliberiste una vera e propria lotta per l’autodeterminazione e per la “sovranità alimentare”, ossia la possibilità per tutti i lavoratori di definire e tracciare attraverso le proprie organizzazioni di base le politiche di produzione e quelle di distribuzione degli alimenti, con il rispetto delle diverse culture e tradizioni educative che caratterizzano i diversi popoli ,valorizzando anche le forme di produzione e commercio adottate dalle popolazioni indigene come la difesa della foglia di coca che si coniuga al grande ideale del Vivir Bien per la dignità e sovranità della Bolivia nazione. E’ il concetto di una Bolivia degna, sovrana e produttiva per il Vivir Bien che fa parte del programma del Movimento Al Socialismo (MAS), un movimento strumento politico per la sovranità popolare che ha saputo portare il primo indios alla Presidenza della Repubblica nel 2005 e poi alle grandi conferme del 2009 e 2014.
Il programma politico del MAS ha scelto prioritariamente di coinvolgere i movimenti sociali per autorappresentarli nella sfera statale, combinando cioè le lotte sindacali con le lotte e la cultura delle popolazioni originarie che, oltre ad avere in comune l’elevato livello di povertà, gli alti tassi di mortalità e di emarginazione sociale, si distinguono per la loro antica cultura solidaristica, la loro educazione, comunitaria, per il rapporto privilegiato che hanno avuto da sempre con la natura con la terra, la Madre Terra, Pacha Mama.
Il concetto educativo e politico fondamentale di questa filosofia andina e amazzonica del Vivir Bien si basa su una idea di convivenza comunitaria; l’indigenismo identifica tale paradigma con il piacere del vivere in armonia con la Madre Terra.
6. “E’ finita l’era del saccheggio” ha dichiarato qualche tempo fa Evo Morales ,e sotto la spinta dei movimenti proletari e di classe vengono promulgati decreti per la nazionalizzazione degli idrocarburi e delle risorse naturali, dei beni comuni.
Una cultura e una educazione, quindi, del “Vivir Bien del socialismo comunitario”, in armonia con la Madre Terra,la società di Pacha Mama come la definisce il MAS (Movimento Al Socialismo) in piena sintonia con il movimento indios boliviano; un’economia socio-ecologica politica che si coniuga ai processi di lotta che uniscono le varie forze sociali in un’alleanza in grado di organizzare i lavoratori e gli sfruttati per costruire una nuova idea di sinistra anticapitalista, antimperialista per la transizione socialista.
E l’idea independentista della grande nazione latinoamericana di Martì e Bolivar assume la concretezza antimperialista e anticapitalista nel socialismo del XXI secolo.
Ciò ha dato maggiore impulso ed organizzazione al conflitto sociale ponendo al centro i bisogni reali delle varie componenti del popolo lavoratore boliviano, portando alla vittoria di Evo Morales e del MAS, rafforzando l’indipendenza dei movimenti sociali e contadini e dando nuovi elementi e nuovo impulso a forme politiche ed economiche di una solidarietà più ampia che supera i confini contadini e si realizza soprattutto con altri gruppi di lavoratori nelle loro diversità e complessità, dagli operai ai minatori, agli artigiani,agli Aymaras urbani e delle metropoli che si stringono in relazioni culturali, sociali e politiche con i propri fratelli della campagna
7. Il Presidente Evo Morales, contadino, sindacalista, cocalero, figlio e interprete del suo popolo dei campesindios, ha ottenuto più del 60% dei voti e ha vinto in tutti i Dipartimenti del Paese con la sola eccezione del dipartimento di Beni; nel Dipartimento di Santa Cruz, notoriamente influenzato dalla destra oligarchica fascista, il MAS ha ottenuto il 49,9%. Sono stati eletti 130 deputati e 36 senatori con più di 6 milioni di elettori e una partecipazione al voto di più dell’80%. Nonostante i vari tentativi di colpi di Stato, gli hackeraggi dei mezzi di stampa nazionale anche nelle ore precedenti le elezioni, la diffusione di informazioni false riguardanti la stessa incolumità di Evo Morales, lo Tsunami Azzurro ( il nome dato ad Evo nella campagna elettorale) ha dimostrato a livello internazionale la sua indiscutibile forza come leader regionale e mondiale.
La vittoria Presidente Evo Morales alle elezioni di Domenica 12 ottobre 2014, ancora una volta dimostra attraverso il governo della democrazia partecipativa popolare , come sia riuscito a confermare a livello internazionale la sua indiscutibile forza come leader regionale e mondiale , capace di dare una durissima e indiscutibile risposta politica di alternativa radicale a chi , come la variegata e sempre piu spenta sinistra europea , compresa quella pseudo-comunista, pensa che l’ultimo orizzonte per l’umanità sia il capitalismo , semmai moderato , riformato , sociale ,ma senza porre mai in discussione il suo superamento in chiave di rottura verso l’orizzonte del socialismo di classe e rivoluzionario.
8. La competizione globale interimperialistica con gli effetti della crisi economico-finanziaria e politica e con le sue ricadute sociali drammatiche sui lavoratori e sugli interessi dei movimenti di classe, evidenzia un capitale imperiale internazionale che si finanziarizza,si militarizza sempre più nel tentativo di uscire da una crisi sistemica che annuncia la fine dell’era del dominio del capitale, attacca interi Stati per i propri interessi speculativi, si espande, conquista nuovi mercati attraverso le guerre imperiali che si moltiplicano sia a livello militare, dove sono in gioco risorse strategiche come il petrolio, sia come guerre economico-finanziarie e sociali. E le aree periferiche e semiperiferiche come l’America Latina costituiscono il laboratorio privilegiato della natura più selvaggia del capitalismo.
La complementarietà e la solidarietà dei vantaggi cooperativi al contrario , mettendo a disposizione i punti di forza di ogni singolo paese, fomentano uno sviluppo regionale condiviso ed integrato, combattendo contro ogni ingerenza imperialista.
Cuba, Bolivia e il Venezuela forniscono chiari esempi di come opporsi politicamente e radicalmente alla barbarie del capitale, come prendere e difendere nel tempo il potere politico , con una netta configurazione di classe.
Ecco perché è strategico il nostro appoggio al rafforzamento dell’asse portante rivoluzionario Cuba-Venezuela-Bolivia poiché esprimono quella soggettività politica che avanza nella costruzione reale del progetto del Socialismo del XXI secolo.
Con Evo e il popolo rivoluzionario bolivariano vincono i processi di autodeterminazione dei popoli contro la barbarie capitalista per la realizzazione delle politiche del socialismo comunitario attraverso il Vivir Bien e la centralità dei diritti di PachaMama.
Con questa grande affermazione prima politica e poi elettorale del compagno Evo avanzano i processi di transizione socialista dei paesi dell’ALBA e continua il riscatto per l’affermazione dei diritti di coloro che venivano etichettati come gli ultimi della terra, e prendono irrinunciabile sostanza i diritti dell’intera umanità e i percorsi del Socialismo rivoluzionario.
La dedica della vittoria a Fidel Castro e Chavez rappresentano la continuità contro la logica e le leggi dello sfruttamento capitalista e della guerra imperialista, che vede nel triangolo resistente e costituente Cuba, Venezuela, Bolivia la punta più avanzata per i percorsi della transizione nel rafforzamento del cammino del Socialismo nel XXI secolo.
* Rete dei Comunisti
Hermanos, quiero aprovechar a nombre de ustedes… este triunfo del pueblo boliviano, en democracia.
Queda dedicado a todos los pueblos en América Latina y el mundo que luchan contra el capitalismo y contra el imperialismo.
Este triunfo, hermanas y hermanos, es dedicado a Fidel Castro, dedicado a Hugo Chávez, que en paz descanse.
Este triunfo es dedicado a todo presidente y gobierno anticapitalista y antimperialista…”
Evo Morales
“Chiedo agli indigeni che mi controllino e che, se non avanzo abbastanza, mi spingano.
Ci troviamo davanti al trionfo di una rivoluzione democratica e culturale.
Siamo passati dalla resistenza alla presa del potere…
Proseguiamo la lotta di Tupac Katari e saremo noi a portare avanti i compiti che ci ha lasciato il Che”.
Evo Morales dal Giuramento per l’insediamento a Presidente
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa