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Napoli. Il “metodo Coppa America” ed “i poteri forti”

Quando insieme a Peppe Manzo nel 2012 scrivemmo “Chi Comanda Napoli”, trattammo l’annoso tema dei poteri forti a Napoli. Lo facemmo elencando una serie di nomi e cognomi, aziende, relazioni politiche, criminali, imprenditoriali ed anche ecclesiastiche. Accanto alla definizione di “potere forte” seguiva sempre un elenco di nomi. Contestualizzammo come venti anni di potere del centro sinistra avevano costruito un sistema in cui la politica, il crimine, gli imprenditori, la Chiesa e la legge avevano interessi che spesso risultavano convergenti. La vicenda della gestione rifiuti la usammo come paradigma: il bassolinismo ed un partito in cui la gestione del potere attraverso la cosa pubblica era diventato l’unica ragione di esistere, aziende come la Impregilo ai tempi guidata dalla famiglia Romiti, una destra che aveva la sua parte nell’affare con il consorzio Eco 4 ed il cerchio magico di Nicola Cosentino, l’allora capo della procura Giandomenico Lepore, poco solerte ad indagare sull’operato del commissario straordinario all’emergenza rifiuti fino alle discutibili frequentazioni del cardinale Crescenzio Sepe. Poteri forti ovvero nomi e cognomi.

Un sistema di potere spazzato via da una mobilitazione popolare senza precedenti, migliaia di persone organizzate in comitati che hanno prima messo in crisi quel sistema e l’hanno poi spazzato via, pagando, in molti casi, un prezzo altissimo. E’ evidente che i rancori per la defenestrazione dagli scranni del potere cova ancora nei confronti di tanti che in quel blocco di potere politico risiedevano e che oggi farebbero carte false per ritornarci.
Da quella “piazza pulita” emerse poi Luigi De Magistris, a cui, nella parte finale del libro, chiedevamo “chi comanda ora Napoli?”.
Tra le sue risposte ne ricordo una: “Adesso comanda il sindaco”.
Sul Il Fatto Quotidiano di ieri, Vincenzo Iurillo, un collega che di certo non può essere accusato di essere sul libro paga dei poteri forti di cui sopra, pubblica le intercettazioni telefoniche dell’inchiesta sulla Coppa America a Napoli, che vede indagati tra gli altri De Magistris, Caldoro e l’allora presidente dell’Unione Industriali Paolo Graziano.
Diciamolo subito, il garantismo “un tanto al chilo” è una cosa spregevole, pertanto sono tutti innocenti fino al terzo grado di giudizio. Da quelle intercettazioni però il presidente dell’Unione Industriali delinea un “metodo Coppa America”. Al telefono con Graziano c’è l’allora amministratore delegato della Gesac, società che gestisce l’aeroporto napoletano, Mauro Pollio: “noi – ovvero l’Unione Industriali – mettiamo introno ad un tavolo Comune, Provincia, Regione, Sovraintendenza in una sorta di conferenza dei servizi permanente” dice Graziano, “così che nessuno si offende” ed aggiunge “loro vengono e decidono e noi procediamo…perchè se non lo facciamo noi il lavoro“. Pollio sintetizza bene l’idea di gestione della Coppa America “in qualche maniera è come se passasse a noi la gestione del sistema“. Questo è il “metodo Coppa America” in buona sostanza la politica (De Magistris e Caldoro) ha la sua visibilità ma a gestire è l’Unione Industriali. Per “gestione” si intendono i milioni di euro dell’evento – che ha visto due edizioni a Napoli – con il meccanismo di sempre: quello degli affidi diretti. Graziano va oltre ed al telefono con il capo di gabinetto del sindaco Attilio Auricchio, propone di estendere il “metodo Coppa America”: “quello che abbiamo fatto per la Coppa America lo possiamo fare per lo sviluppo dell’aeroporto, ci diamo una mano hai capito?”. La risposta di Auricchio è chiara: “Non ti preoccupare, messaggio ricevuto“. Auricchio è l’uomo di fiducia di De Magistris, non solo per gli innumerevoli incarichi avuti a Palazzo San Giacomo negli ultimi tre anni, ma perchè è lui che oggi conduce le trattative politiche per il sindaco di Napoli, come è avvenuto per le elezioni della Città Metropolitana. De Magistris è stato vittima di una vicenda giudiziaria che ha portato alla sua sospensione. Una vicenda in cui, a mio parere, è vittima. E’ sempre importante fare i nomi ed i cognomi quando si parla di poteri forti, ed allora nello specifico bisogna ricordare che a capo del Consiglio Superiore della Magistratura c’è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che con il sindaco di Napoli non ha mai avuto un rapporto idilliaco. Il sindaco sospeso si è difeso dicendo che ad attaccarlo sono “i poteri forti”, ma in nessuna delle sue innumerevoli apparizioni televisive, interviste sul web o sulla carta stampata ho sentito un elenco di nomi e cognomi. Anzi, ha detto anche che lui non è contro Napolitano. Allora sono andato anche tra i suoi supporters a chiedere “chi sono questi poteri forti che attaccano il sindaco?”, la sola risposta articolata me l’ha data un suo assessore , Franco Moxedano, consigliere comunale di lungo corso già dai tempi della Iervolino in quota Partito Democratico: ”Ad esempio gli interessi su Bagnoli sono tanti” e “non solo la Fintec (forse voleva dire Fintecna ma ha avuto un refuso) è proprietaria dell’area ma anche il gruppo Caltagirone che possiede l’area ex Eternit” (anche qui forse voleva dire “Cementir” ma ha avuto un altro lapsus). Giusto. Gli interessi su Bagnoli sono tantissimi. Lo Sblocca Italia non solo allarga l’area dei suoli di Bagnoli estendendola paurosamente fino al quartiere di Fuorigrotta, ma attraverso la nomina di un commissario straordinario di governo e l’indicazione di un soggetto attuatore per la bonifica senza gara d’appalto, partorisce un meccanismo legislativo ed affaristico devastante. E lì gli interessi sono parecchi: c’è il gruppo Caltagirone con l’ex Cementir pronto per una colata di cemento sulla linea di costa, ci sono le aziende del Polo Tecnologico dell’Ambiente tra cui Gianni Lettieri (con la sua Medsolar) ma anche tante vecchie conoscenze dei “poteri forti” di prima come i personaggi legati al gruppo Amra, oltre ovviamente ai costruttori napoletani guidati dalle grandi famiglie come i Faraone Mennella pronti ad investire in cemento. E’ chiaro che il commissariamento rimette nelle mani di Matteo Renzi la gestione della riqualificazione di Bagnoli e taglia completamente fuori il Comune di Napoli. Infondo per gli imprenditori ciò che conta è l’affare ed il partner politico con cui si realizza è assolutamente secondario.
In ogni caso, dalla bocca del sindaco e dei suoi supporters mai è venuta fuori una definizione articolata di chi sono questi “poteri forti” che vogliono mettere le mani sulla città.
Torniamo però alla vicenda della Coppa America. Quel “messaggio ricevuto” da parte di Auricchio non può che far lasciare intendere un rapporto sodale tra l’amministrazione comunale ed il presidente dell’Unione Industriali.
C’è dunque da chiedersi: ma l’Unione Industriali ed il suo presidente sono un potere forte?
Nell’azione amministrativa di De Magistris appaiono spesso figure imprenditoriali di un certo peso. Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria, ha sostenuto De Magistris al ballottaggio, tanto che il professor Raimondo Pasquino (candidato al primo turno sostenuto dall’ex numero uno di Confindustria) è il presidente del consiglio comunale e David Lebro, ex Dc ed ex Margherita, eletto nella stessa lista, oggi è il consigliere comunale a cui è appesa la maggioranza arancione; così come alla stessa area politica è riconducibile l’attuale presidente della società municipalizzata Napoli Servizi, Domenico Allocca che è subentrata alla Romeo Spa nella gestione del patrimonio pubblico.
L’ex presidente di Confindustria è un potere forte?
Così come tanti altri: Alfredo Romeo, uno dei pezzi cardine di quel sistema di potere spazzato via nel 2011 e travolto dalle inchieste giudiziarie, ha ricevuto decine di milioni di euro per lasciare la gestione del patrimonio pubblico del Comune di Napoli con la famosa “transazione” sponsorizzata dalla giunta De Magistris. Altro personaggio è Aurelio De Laurentis, il presidente del Napoli Calcio, a cui l’amministrazione comunale si appresta a regalare per un altro anno lo stadio San Paolo per quattro soldi.
Romeo e De Laurentis sono poteri forti?
A quanti “poteri forti” in questi tre anni si è risposto “messaggio ricevuto” ?
Dubbi legittimi in una riflessione che non vuole assolutamente entrare nel giudizio sul merito della gestione degli enti locali, ma che si interroga piuttosto su quei “poteri forti” che spesso restano anonimi e senza volto e che pure sono citati di continuo come la causa di ogni male, salvo poi, “mettersi tutti intorno ad un tavolo“.

* coautore di “Chi comanda Napoli”, edizioni Castelvecchi. Questo articolo è stato pubblicato anche su Fanpage.it

 

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