Menu

Dopo il 14 novembre

Il 14 novembre in piazza Duomo a Milano, mentre parlava Susanna Camusso, è giunto uno spezzone dei cortei dei sindacati di base e dei centri sociali. Sul sagrato transennato ci sono stati momenti di tensione con i cordoni della polizia e alla fine un giovane è stato fermato. I metalmeccanici più vicini hanno cominciato a inveire contro la polizia e a spingere sulle transenne. È intervenuto il servizio d’ordine della FIOM che ha convinto la polizia a rilasciare il giovane fermato.

A Livorno, il giorno dopo, migliaia di persone hanno sfilato in corteo in difesa della fabbrica Trw, che la proprietà multinazionale vuole chiudere, rispondendo ad un appello di centri sociali e rappresentanze di fabbrica.

Sono fatti che più di tante analisi fanno capire cosa si stia rimettendo in moto. Solo poche settimane fa a Torino era andata molto diversamente, con i metalmeccanici da un lato della piazza, studenti e centri sociali caricati dalla polizia dall’altro. Pur in mezzo a mille difficoltà e contraddizioni, sta crescendo velocemente il comune sentire di un blocco sociale di opposizione e resistenza a Renzi, all’austerità targata UE, al sistema di potere e consenso che si sta organizzando attorno al presidente del consiglio.

Lo sciopero sociale non è stato solo lo sciopero della Fiom, come inizialmente veniva presentato dai mass media, ma la mobilitazione del sindacato dei metalmeccanici ha valorizzato le tante piazze di giovani precari e studenti e lo sciopero dei sindacati di base, che ha avuto partecipazioni insperate in particolare nei trasporti e nella sanità. Non siamo nel 2002, non c’è solo la Cgil che si mobilita e aggrega tutta l’opposizione a Berlusconi.

D’altra parte è la prima volta che tutta la Cgil scende in lotta contro un governo guidato dal partito di riferimento. Per questo si sta profilando una situazione inedita. Le reazioni da comparse del Bagaglino dei renziani alla proclamazione da parte della Cgil dello sciopero per il 5 dicembre, sono un segno della portata dello scontro che si sta innestando. È sempre più chiaro anche in questo paese scarsamente abituato alle rotture di fondo, che si sta aprendo un conflitto che alla fine non si chiuderà in pareggio. O Renzi rottama il conflitto sociale, o ne verrà rottamato. E una sconfitta di Renzi sarebbe doppiamente positiva, perché in Italia come in tutto il continente aprirebbe la crisi dell’austerità imposta per prima alla Grecia. E perché sarebbe anche la crisi di tutto quel sistema politico fondato sull’intesa Renzi-Berlusconi, sotto la supervisione di Giorgio Napolitano.

Lo sciopero generale proclamato dalla CGIL può rappresentare un ulteriore passaggio nella costruzione di un blocco sociale alternativo a quello liberista renziano. Questo nonostante manchi nel gruppo dirigente della Cgil la consapevolezza della dimensione nuova dello scontro. Da un lato si contestano sempre più duramente le scelte del governo, dall’altro ci si augura un compromesso, un ritorno alla concertazione, magari promosso da una crisi che provochi la caduta di Renzi ed un ritorno al governo di un qualche Letta un poco più vitale. Tutto questo è impossibile.

Fare una impresa nuova con le vecchie politiche che hanno portato alla sconfitta non si può, ma questa è proprio la contraddizione di una Cgil che mentre dice di no alla politica del lavoro del governo, continua a sostenere l’accordo del 10 gennaio con la Confindustria, che di quella politica è la veste istituzionale nei luoghi di lavoro. E più in generale questo è il blocco di un mondo delle sinistre radicali che da un lato non riesce, come dovrebbe, a rompere fino in fondo con il sistema Pd, dall’altro non pensa ancora davvero ad unire le forze.

Ma la novità del 14 novembre é che quelle contraddizioni possono essere percorse e volte in positivo. Quelle contraddizioni diventano anche uno spazio, nel quale una coalizione sociale e politica antagonista intelligente e matura potrebbe sviluppare la lotta per l’egemonia nella opposizione a Renzi. Egemonia tanto più necessaria nel momento in cui nella crisi sociale delle periferie per la prima volta si vede emergere una vera spinta di estrema destra. Solo un fronte sociale antagonista e indipendente dai vecchi schemi politici, come quello che ha promosso lo sciopero sociale, può lottare con efficacia sui due fronti, contro il renzismo e contro il lepenismo . Costruirlo, rafforzarlo ed organizzarlo è un compito urgente.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *