Il 27 dicembre su Il Fatto Quotidiano quasi un’intera pagina viene dedicata ancora ai sabotaggi di Bologna e Firenze, sempre definiti con clamore mediatico eccessivo rispetto all’oggettiva gravità dei fatti, con il sostantivo VIOLENZA, e parole come “attentato” e “terrorismo”.
Caselli si era già espresso sui fatti rilasciando un’intervista a Repubblica, ma torna ad occuparsi della vicenda e questa volta cita Clemente Graziani ricordando le parole di quel procuratore Sangiorgi che nel 1951 aveva definito gli imputati “ragazzi da elogiare per purezza d’animo e amor patrio”. Il movimento Ordine Nuovo, di estrema destra, ebbe una lunga storia [ quialcuni documenti, testimonianze trovate da una ricerca on line ] , nel 1973 furono condannati trenta “dirigenti” “per ricostruzione del Partito Fascista”; un anno dopo vengono imputati dello stesso reato oltre 100 militanti, portando molti aderenti a fuggire all’estero o darsi alla clandestinità.
In seguito numerosi indagati per “terrorismo” furono in qualche modo collegati a Ordine Nuovo, anche se poi non fu provata la loro militanza nel movimento. Clemente Graziani, considerato il principale esponente, fu poi assolto da tutte le imputazioni.
Proprio quest’anno, il 22 dicembre, un blitz dei ROS, coordinati dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila, porta all’arresto di 14 persone in diverse regioni italiane, contro un «gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali».
L’ex procuratore Caselli sembra dunque tentare di trovare un filo sottile che unisce le due vicende, ma lo ricerca in quell’improbabile “clemenza” della corte, improbabile considerando la quantità di attivisti no tav incarcerati, processati, indagati, in tutta italia, e l’epilogo di quel movimento sciolto dopo il primo grado di giudizio.
“Il vizio sfrontato di giocare con le parole, nel nostro Pese, è una propensione che riemerge ciclicamente”, per Caselli, “esempio recente sono le spregiudicate teorizzazioni secondo le quali i reati di sabotaggio contro il cantiere TAV di Chiomonte non sarebbero da condannare, ma anzi giustificabili e persino encomiabili”. In realtà la sentenza del 17 dicembre non sembra essere un encomio, considerando che la condanna c’è stata ma è venuta meno quella per i reati di “terrorismo”, dettaglio che pare non essere gradito a certi procuratori in pensione e ad una certa stampa che continua a riempire pagine e pagine di giornali con “attentati terroristici” legati agli ultimi episodi di sabotaggio per i quali, vale la pena ricordarlo, non sono ancora stati identificati gli autori.
“Ma con le parole si può giocare finché si vuole”, prosegue Caselli, “alla fine però la realtà ha il sopravvento”. Ed è, a parere di chi scrive, quanto è successo in quell’aula di tribunale, dove il fatto è stato giudicato nella sua oggettività al di là del clamore mediatico che, tra l’altro, aveva influenzato proprio l’apertura di quel processo.
Flash back: aprile 2014, il falso agguato all’autista del PM Rinaudo alla vigilia del processo per il defunto compressore
Facciamo un salto indietro, a qualche mese fa e torniamo all’episodio che pare essere stato dimenticato, dell’agguato all’autista del PM Rinaudo, aprile 2014. Su La Stampa il 12 aprile si legge una chiarissima condanna, con tanto di conclusioni di indagini tra l’altro appena all’inizio: “ Che la matrice dell’aggressione sia quella dell’antagonismo più violento, quello che ha a che fare con gli scontri in val di Susa, le proteste contro i Cie e via discorrendo non ci sono dubbi. Anzi. Se mai si volessero cercare conferme basta leggere qui le parole che hanno urlato gli aggressori a Giuseppe «Servo dei servi dei servi», un leit motiv sentito troppe volte in passato. Alle manifestazioni più dure. Alle giornate di protesta. E sempre dirette contro poliziotti e carabinieri. A Giuseppe hanno poi riservato un’altra frase che gela il sangue: «Oggi tocca a te. Domani verranno gli altri».
Parole che rimandano agli anni più bui del terrorismo. Agli anni dove parlavano le armi e poi le rivendicazioni «Altri seguiranno».
Più o meno simili contenuti e toni delle altre testate, anche questa ormai è tradizione. L’indagine è appena agli inizi, “il racconto di Giuseppe è al vaglio degli investigatori della Digos torinese, diretta da Giuseppe Petronzi. Si cerca di dare nomi e volti agli aggressori” ma i giornali sembrano scrivere già la sentenza. Visionari. Intanto il movimento sta organizzando la grande mobilitazione del 10 maggio a Torino in solidarietà con i quattro detenuti in isolamento dal 9 dicembre 2013 per l’attacco al cantiere del 13 maggio, con l’accusa di terrorismo, che la Cassazione respingerà ai fini della custodia cautelare. L’episodio quindi arriva nel momento giusto per aumentare la tensione, strategia da sempre utilizzata alla vigilia di manifestazioni NO TAV, ed accompagnata da voli pindarici di chi magari auspica che sia davvero un’azione no tav, per cui ogni azione diventa possibile (cosa che media e pm giudicheranno come una chiara rivendicazione) e chi, a scanso di equvoci o problemi, si dissocia rapidamente classificandolo come gesto “assolutamente in contrasto con le modalità pacifiche e non violente con cui il movimento no tav da anni manifesta la propria contrarietà alla grande opera”, ed è il caso di M5S.
Ma il 15 maggio sarà Massimo Numa a scrivere che l’aggressione all’autista del PM era UN FALSO. Mistero sul movente. E poi la chiusura, quasi solidale con il povero autista: “ Anarchici e No Tav non c’entrano niente. La “colpa” forse è solo dello stress e della fatica di ogni giorno, impegnato com’era in turni massacranti della scorta del pm che aveva fiducia in lui. Pochi lo condannano. Molti vorrebbero restargli ancora più vicino, aiutarlo ma per davvero. E capire perché è accaduto tutto questo, in un momento così delicato, con inchieste su terrorismo e attentati, purtroppo veri. “
Chissà che delusione, il 17 dicembre, per La Stampa veder cadere l’accusa di terrorismo per Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia. E’ notizia di poco fa che il tribunale del riesame ha respinto l’accusa di terrorismo anche per Lucio, Graziano e Francesco, l’ordinanza è stata depositata questa mattina e siamo in attesa di conoscerne i dettagli.
Sabotaggi, invenzioni e dissociazioni
Come per l’agguato, che risultò poi falso, e come già tentò di fare con un suo articolo nel 2013 (sempre Caselli), così anche questi due sabotaggi, ancora senza autore almeno stando alle indagini, torna l’invito a dissociarsi “Acrobazie” scrive Caselli sul Fatto Quotidiano il 27/12 “che consistono per esempio, nel dichiarare che i No-Tav valsusini non si dissociano da quel che è accaduto da ultimo a Bologna perché se ci si dovesse dissociare da tutto quel che avviene in Italia sarebbe un lavoro…” e passa poi ai progenitori illustri di questo rifiuto a condannare la violenza (rieccolo, l’uso improprio della parola VIOLENZA), fino ad arrivare a “questa storia dei compagni che sbagliano” con la quale, a detta sua, “abbiamo già dato negli anni Settanta”.
Intanto su alcune testate viene diffuso un comunicato dal sito finimondo.org giudicato come la rivendicazione dei sabotaggi di Bologna e Firenze. Per “Il giornale” “i No Tav graziati dai giudici spiegano come sabotare i treni . Un sito rilancia le minacce degli anarchici. Ma per le toghe non sono terroristi”. Ancora una volta l’accusa di eccessiva clemenza è rivolta ai giudici, senza considerare che in Assise, come già detto, c’è una giuria popolare.
La stranezza è che il post su Finimondo è datato 23 dicembre, ma media e digos sembrano accorgersene solo qualche giorno dopo. E oggi su repubblica.it “Netta presa di posizione contro l’articolo che plaude al sabotaggio pubblicato su uno dei più noti siti internet dell’area anarchica. “Deliri individuali degli alfieri dell’anarco-nichilismo”.
Qui il post su Notav.Info dal titolo “I burabacio” (spaventapasseri): .
“Sempre in cattedra a giudicare tutti, questi alfieri dell’anarco-nichilismo sputano sentenze sulla valle di Susa, sui suoi metodi, sulle sue lotte, sull’esperienza della Libera Repubblica della Maddalena, disprezzando a fondo le caratteristiche di un movimento popolare capace di durare oltre vent’anni praticando conflitto reale e mettendo più volte in difficoltà la macchina del Tav.Ci dispiace che talvolta i media confondano un termine così ricco come quello dell’insurrezione con le sfighe di costoro. A parere nostro la “sovversione” è un processo di trasformazione e non ha nulla a che vedere con i deliri individuali di questi quaquaraquà.Il sabotaggio è una pratica seria che non può aspettare i fan di due cavi bruciati, se no a questo punto avremmo già la Torino- Lione funzionante a pieno regime.”
Magari a pieno regime no, ma certo è che il tunnel geognostico procede, mentre “il 5 gennaio – spiega su Repubblica Maurizio Bufalini, direttore di Ltf – si inizierà a scavare al fondo della discenderia per allargare la camera che dovrà accogliere la prima talpa del tunnel di base” a Sant Martin La Porte.
* TGMaddalena.it
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