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Il piano inclinato degli imperialismi

Un incontro nazionale di analisi e confronto a Bologna il 7 marzo organizzato dalla Rete dei Comunisti, per non lasciare il mondo in mano agli apprendisti stregoni e attualizzare la battaglia teorica e politica sull’imperialismo nel XXI Secolo.

La Rete dei Comunisti promuove per il prossimo 7 marzo a Bologna un forum nazionale per confrontarsi sulle caratteristiche degli imperialismi nel XXI Secolo. Nel 2003 avevamo promosso un Convegno a Roma su “Il piano inclinato del Capitale”, in cui abbiamo cercato di individuare le basi teoriche di questo processo partendo proprio dal testo sull’Imperialismo di Lenin e cercando di adeguarlo, il più possibile, agli sviluppi successivi al 1991. Non solo. Quel convegno fu un passaggio decisivo di una battaglia teorica e politica contro le tesi – allora egemoni – dell’Impero di Toni Negri e della globalizzazione compiuta sostenuta dai movimenti no global.

Oggi, a oltre dieci anni da quell’incontro, ci sembra che i fatti abbiano confermato la validità di quella battaglia politica e teorica. La seconda globalizzazione capitalista (a prima si era esaurita con la guerra del 1914-18) già allora stava esaurendo la sua ambizione di conformare l’economia e le relazioni internazionali, mentre si sono fatte più profonde le contraddizioni della competizione globale tra i poli imperialisti e le potenze emergenti. La stessa l’Unione Europea seppure non sia una forma/Stato pienamente compiuta, è sicuramente un Polo imperialista che ‘sgomita’ per trovare i suoi spazi nella competizione globale e in una crisi economica che sta assumendo un carattere sistemico. Il rapporto di concertazione/competizione con gli Stati Uniti convive e confligge con quello in corso verso i Brics.

Nonostante queste evidenze e la ormai palese inadeguatezza dell’abusata categoria dell’Impero, usata, disinvoltamente per tutti i primi anni del secolo, tra i comunisti e nella sinistra troppo spesso non si va oltre, nei giudizi che vengono avanzati, ad una condanna delle ‘politiche’ liberiste dell’Unione Europea o del bellicismo degli Stati Uniti senza cogliere la natura effettiva del processo in atto che configura pienamente un profilo imperialistico a tutto tondo. Nel loro livello di sviluppo capitalistico sicuramente, ma con ricadute strategiche che sempre più vedono riaffermarsi anche la dimensione bellica e militare.

Le crisi finanziarie, economiche, sociali e militari ad esempio non producono una crisi della UE ma, al contrario, sono gli atti costituenti, i duri avvenimenti attraverso i quali il polo imperialista europeo cresce all’esterno e si blinda, in funzione antiproletaria, al suo interno.

Tale acquisizione politica è una battaglia teorica e culturale che la Rete dei Comunisti intende fare tra i comunisti, la sinistra di classe e l’insieme del variegato arco dell’attivismo sociale non subalterno alle compatibilità capitalistiche ed alle suggestioni di una fantasioso, quanto impossibile, riformismo per affermare una Europa Sociale.

La competizione globale si accentua a tutto campo, rendendo visibile una modifica dei rapporti di forza internazionali in cui i vecchi poli imperialisti devono competere non solo tra loro ma anche con nuove potenze che ambiscono a ridefinire i rapporti internazionali. La nascita di nuovi competitori quali i paesi BRICS sono un dato rilevante – e su questo dovremo tornare per i necessari approfondimenti e adeguamenti – ma le linee teoriche che ci avevano permesso negli anni passati di continuare a riaffermare la categoria dell’Imperialismo, ci sembrano che siano ancora valide teoricamente e utili sul piano della prassi e dell’azione militante, che intendiamo svolgere, nei movimenti di lotta ed oltre.   

Tutto questo produce effetti economici rilevanti – resi più feroci da una crisi della quale non si intravedono efficaci via di uscita pacifica – ma anche effetti politici, soprattutto sul terreno dei pericoli di guerra.

I recenti fatti di Parigi  con il ritorno dell’Union Sacrè antiterrorista, i venti di guerra che rafforzano sempre più il “cerchio di fuoco” dei conflitti militari attorno alla Unione Europea – dall’Ucraina al Medio Oriente – ed all’interno della stessa Europa, ma anche la mobilitazione reazionaria di massa sollecitata dai leader imperialisti, ci mostrano, inequivocabilmente, una realtà che si va velocemente modificando in una direzione ancora più marcatamente antisociale.

Intendiamo, quindi, per il prossimo Sabato 7 Marzo, a Bologna, organizzare un incontro nazionale in cui confrontarci con tutte quelle forze e con tutti quei compagni/e che si muovono nell’ambito della soggettività comunista e della pratica anticapitalista.

Vogliamo approfondire e mettere a confronto, anche in via preliminare, alcune relazioni che, riprendendo il nostro punto di vista teorico, lo mettano dialetticamente in relazione con gli sviluppi concreti delle dinamiche in atto nel mondo e col dibattito politico attuale nel nostro paese.

La proposta che avanziamo rispetto al confronto del 7marzo  è la seguente:

1 – Parlare di Imperialismo non significa parlare di una “politica” praticata dai paesi capitalisti ma indagare sui meccanismi profondi del modo di produzione capitalistico e sulle loro soglie di complessità e maturità. Teoria del valore, sviluppo delle forze produttive e Imperialismo stanno su una stessa linea d’indagine ed afferiscono ad una unica concatenazione che agisce e si modifica in continuazione. Questa metodologia analitica è già stata inquadrata ed interpretata dalla nostra Organizzazione nel convegno del 2003 ai cui Atti, contenuti nel testo “Il Piano Inclinato del Capitale” edizioni Jaca Book, rinviamo. Oggi, con l’appuntamento che indiciamo, intendiamo muovere un passo in avanti aprendo un confronto nel merito tra i comunisti e la sinistra di classe;

2 – La competizione interimperialista avviene in uno scenario che coinvolge altri soggetti economici e statuali che a nostro avviso, pur confermando la loro natura capitalista, non esercitano una funzione classicamente imperialista. Questa è una novità che si è manifestata negli ultimi anni su cui vale la pena di approfondire il dibattito ed il confronto per individuare le sue caratteristiche inedite e le prospettive immediate che si palesano;

3 – L’Unione Europea è un esempio paradigmatico delle necessità di adeguamento delle vecchie potenze imperialiste continentali le quali, sotto l’incalzare dei fattori di crisi e degli sconvolgimenti globali, vogliono avere un ruolo centrale nella dimensione pienamente mondializzata dell’economia capitalistica;

4 – L’insieme di queste modifiche strutturali di lungo periodo sta producendo effetti sociali, culturali, ideologici e politico-istituzionali all’interno dei paesi coinvolti in queste trasformazioni. E’ necessario capire come tali conseguenze si manifestano nel nostro paese e come l’egemonia delle classi dominanti agisce per il contenimento e la gestione delle contraddizioni prodotte dall’affermarsi di questa nuova situazione;

Questi quattro punti su cui sviluppare le relazioni nel forum del 7 marzo, devono tenere conto di altri elementi che incidono sia sul piano strutturale e sia su quello politico-culturale oltre che sui meccamismi istituzionali. Ci riferiamo, particolarmente, al versante che attiene allo sviluppo delle forze produttive ed alla loro collocazione nella evoluzione storica e nella oggettiva complessificazione delle attuali forme imperialistiche.

Su questo, come consuetudine del metodo di lavoro della Rete dei Comunisti, vorremmo arrivare all’incontro con alcune relazioni scritte, coinvolgendo nel dibattito strutture e compagni/e che sono impegnati su tale versante di discussione e che intendono dare un contributo.

Come sempre, affinchè nessun contributo vada disperso, pubblicheremo il tutto, in un nuovo numero della rivista Contropiano che prevediamo in uscita nella prima settimana di Maggio e che diffonderemo e presenteremo nelle varie città del paese.

 

 

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