Sabato 23 Maggio si terrà a Napoli “EUROSTOP”, il Forum Euromediterraneo promosso dalla Rete dei Comunisti al quale parteciperanno compagni, intellettuali, organizzazioni politiche del nostro paese, della Spagna e della Grecia, in altre parole esponenti di vario tipo dei paesi cosiddetti “PIGS”.
Sulla ipotesi di costituzione di un’area economico-politico dell’Europa Mediterranea, la nostra organizzazione da tempo si è “fatta avanti” ed ha individuato percorsi politici e proposte strutturali che andassero in questa direzione, ma che avessero come presupposto la rottura dell’attuale costruzione imperialista dell’ Unione Europea.
Sulla base di una serie di valutazioni, da tempo avevamo individuato una “faglia politico sociale” che attraversava il continente e che era destinata a produrre contraddizioni sempre più laceranti. La storia di questi ultimi anni ci propone esattamente questo scenario dove non si afferma semplicemente una predominanza di alcuni paesi su altri ma dove il conflitto di classe, promosso dalle classi dominanti, sta producendo il precipitare delle condizioni sociali nei paesi più deboli strutturalmente in modo generalizzato e salvaguardando solo quelle parti minoritarie delle borghesie nazionali che possono salire sul carro dei vincitori.
Gli esempi sono noti a tutti e riguardano le vicende greche, in primis, ma anche la Spagna, il nostro paese e poi Cipro, l’Irlanda e la stessa Islanda ha ritirato la propria candidatura per l’ingresso alla UE per non pagare i pesanti prezzi politici ed economici che questo comportava. Questa faglia dunque agisce concretamente, nelle condizioni sociali, nelle politiche e nelle “riforme” istituzionali che mirano alla riduzione degli spazi democratici in ogni paese.
Non solo, la natura imperialista di questa costruzione istituzionale si manifesta nella guerra sociale interna ma anche nella guerra reale all’esterno. Dagli anni ’90 si è andato formando quell’ “arco di fuoco” composto da guerre vere e proprie, da guerre guerreggiate e non dichiarate, da guerre tribali che parte dall’Ucraina, attraversa il Medio Oriente ed arriva fino all’Africa (ex) francese. La prossima tappa di questa escalation sembra essere proprio la Libia. Guerre dove si manifesta anche la competizione tra UE ed USA ma dove, comunque, si spogliano i popoli di quei paesi di ogni possibilità di difesa, lasciandoli nelle mani dei signori della guerra religiosi e dei mercanti di uomini, che stanno riempiendo i nostri mari di cadaveri di vittime innocenti.
Questo “tritacarne” di diritti sociali, politici, umani non poteva rimanere senza reazioni da parte delle diverse società e delle sue componenti penalizzate; reazioni spesso confuse o di segno addirittura reazionario, come in Francia con il voto al Front National, ma certamente un modo per tentare di difendersi dall’aggressione fatta dagli eurocrati e dai poteri finanziari.
In Spagna Podemos si è presentata come opposizione alle politiche della UE ed ha riscosso un notevole consenso anche elettorale e tra i settori giovanili più penalizzati dalla mancanza di lavoro e prospettive. In Italia il Movimento 5 Stelle ha raccolto questa opposizione divenendo ora l’unica alternativa al regime renziano che si tenta di instaurare; il M5S ha peraltro una sua caratteristica specifica che è quella di una opposizione più radicale verso l’UE auspicando la fine dell’euro e della stessa Unione. Indubbiamente il paese dove la “faglia” ha prodotto più terremoti economici, sociali e politici è la Grecia dove nelle elezioni recenti ha vinto Syriza che è oggi impegnata in un confronto/scontro con le istituzioni europee e finanziarie che non ha trovato ancora soluzione e che non esclude esiti drammatici.
A nostro avviso, dunque, lo scontro con la costruzione dell’Unione Europea e con le sue politiche di austerità e di classe deve essere senza mediazioni perché lo sviluppo che questa propone sta danneggiando non solo i paesi PIGS ma l’intera area economica che vede anche nella stessa Germania segnali di rallentamento e riduzione dei mercati. Ma, parallelamente a questi segnali negativi, si sta affermando a livello internazionale una alleanza politico economica, ancora approssimativa, che vede nei paesi BRICS e comunque nelle periferie produttive i propri soggetti attivi e che può essere una alternativa allo strozzinaggio proposto dalle nostre classi dominanti.
La Grecia ancora una volta ci fornisce un quadro delle dinamiche reali, e non di quelle raccontate dai mass media, quando apre la trattative con la Russia per individuare una alternativa nelle relazioni economiche, o quando va alla manifestazione del 9 Maggio a Mosca, per la vittoria sul Nazifascismo nel ’45, con la presenza di tutti i paesi BRICS e con l’assenza degli imperialisti Europei e Americani.
Siamo dentro una situazione di movimento, che non produce lacerazioni evidenti e precipitazioni drammatiche, ma che è comunque in movimento su evidenti linee di contrasto verso quello che è lo strapotere dei poli imperialisti ancora egemoni. In questo contesto non possiamo appiattirci su posizioni filo europeiste quali quelle adottate in questi anni dalla sinistra italiana, per ultima la defunta Lista Tsipras, nè ignorare i processi che si fanno avanti, seppure ancora non in modo irruente.
La proposta della nostra ALBA Euromediterranea è l’unica che riesca a contrastare, per ora sul piano delle analisi e della razionalità strategica, visioni di fatto subalterne alla egemonia imperante dei poteri finanziari ed a dare propositività e identità ai popoli ed alle classi triturate socialmente dalla Unione Europea. Ma anche ad avere, al tempo stesso, un carattere internazionalista rivolto al sud del Mediterraneo, che può crescere solo con una vera pace in questo mare, ma anche al resto di quella parte del mondo che sta contrastando l’egemonia dei paesi imperialisti dei quali si riduce sempre più il peso specifico a livello mondiale.
L’appuntamento di Napoli del 23 Maggio è perciò importante in quanto si pone l’obiettivo di dare forza ad una proposta alternativa che non sia solo genericamente politica ma di sistema e di relazioni internazionali; ma è anche importante perché cerca di dare corpo e vita ad una concreta campagna politica euromediterranea che individui una comune cornice politica ai movimenti che oggi in Europa si muovono senza aver ancora definito assieme una base politica che dia un credibile Stop all’Euro ed all’Unione Europea.
* Rete dei Comunisti
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa