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Il Covid in Italia. Non va affatto tutto bene

Sono saliti a1.640 i nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore. Martedi erano stati 1.392. A renderlo noto è il ministero della Salute.

Rispetto a martedi sono stati registrati altri 20 morti, che portano il totale a 35.758. In terapia intensiva sono ricoverati 244 pazienti, con un incremento di 5 unità. Ancora in crescita i ricoveri, anche se in misura più contenuta rispetto a ieri: quelli in regime ordinario salgono di 54 unità (ieri 129) e sono 2.658,

A trainare la crescita dei contagi è stata la Campania, con 248 casi giornalieri, seguita da Lombardia (+196), Lazio (+195) e Veneto (+150). Nessuna regione è a zero contagi nelle ultime 24 ore.

I pazienti in isolamento domiciliare sono 43.212, 566 in più di martedi.

Nell’ultima settimana – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – risale l’aumento dei nuovi casi, in conseguenza dell’incremento sia dei casi testati sia del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva”.

Nell’ambito di una circolazione endemica del virus, l’aumento dei focolai determina la progressiva crescita dei nuovi casi settimanali. Infatti, dai 1.408 nuovi casi della settimana 15-21 luglio siamo passati ai 10.907 di quella 16-22 settembre, con un incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 2,8%, seppure con ampie variabilità regionali: dall’1,1% della Basilicata al 6,5% della Liguria.

Le dinamiche del contagio hanno generato il progressivo aumento dei casi attualmente positivi che da fine luglio sono quasi quadruplicati, da 12.482 a 45.489, anche se distribuiti in maniera molto diversa tra le Regioni, in relazione a 3 variabili: “Densità” del contagio: casi attualmente positivi per 100.000 abitanti al 22 settembre.

Le autorità politiche e sanitarie italiane intanto incassano il plauso del Financial Times sulla gestione della pandemia. Le dure lezioni (imparate) dall’Italia aiutano a tenere a bada la seconda ondata”, scrive il Financial Times, in un articolo di analisi in cui elogia la gestione in Italia della pandemia in questa fase, che appare come un “modello positivo” laddove, all’opposto, nei primi mesi dei contagi aveva rappresentato fornito “un esempio cupo” della crisi.

Secondo il Financial Times, che cita le autorità sanitarie ma anche uno studio dell’Imperial College of London, in Italia c’è un maggior rispetto che in altri Paesi sulle misure prudenziali anti contagi, in particolare sul distanziamento sociale e l’uso della mascherina.

Infine c’è l’apprezzamento su come sono condotti i test: invece di limitarsi a fare tamponi di massa, in Italia ci si è concentrati sul tracciare il più possibile e testare coloro che sono stati in contatto con persone risultate positive. E mentre in Spagna il 13% dei test dà risultato positivo, in Italia i positivi sono il 2% circa, dice il Financial Times, a indicare che il virus è meno diffuso.

Ma, questo, aggiungiamo noi, non vuol dire che le cose vadano bene come sarebbe necessario. E adesso con scuole aperte e autobus pieni come pollai, le misure precauzionali rischiano di andare a farsi benedire. Il lockdown è stato pesante, ma i risultati li ha prodotti. Adesso davvero si pensa che mascherine e saluti a gomitate siano una barriera adeguata contro un virus che dimostra ancora tutta la sua pericolosità?

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1 Commento


  • Riccardo

    aggiungo che la Spagna con 40 milioni di abitanti fa centomila test al giorno usando il tracciamento dei contatti, mentre l’Italia con 65 milioni di abitanti fa novantamila test al giorno

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