Nelle ultime settimane a Napoli si respira, di nuovo, un clima pesante.
Sparatorie in vari quartieri della città stanno facendo da tragica cornice ad una serie di piccoli e grandi episodi di intimidazione e ad insensati atti di vandalismo contro elementi dell’arredo urbano ed autobus. Intanto ricompaiono cumoli di rifiuti in molti angoli della città….insomma sembrano i prodomi di un clima che pensavamo relegato ad una passata stagione politica.
Inoltre i locali dell’Asilo Filangieri vengono ripetutamente devastati dopo che il cosiddetto capo dell’opposizione in Consiglio Comunale, l’industriale Lettieri, ha più volte vomitato il suo livore contro gli occupanti dell’Asilo e contro l’Amministrazione Comunale che, a suo dire, proteggerebbe l’occupazione e l’autogestione degli spazi dell’Asilo. (https://contropiano.org/archivio-news/documenti/item/32850-napoli-di-nuovo-devastati-i-locali-dell-asilo-filangieri).
Su questi temi la redazione napoletana di Contropiano ha chiesto allo storico Giuseppe Aragno un suo punto di vista che, con molto piacere, pubblichiamo.
La redazione napoletana di Contropiano.org
NAPOLI: Sia lode al dubbio
di Giuseppe Aragno
Dice Roberto Saviano che «Renzi s’è disinteressato della Amministrative». E’ come usar violenza alla ragione, ma se lo dice Saviano un motivo l’avrà, perché Saviano è uomo d’onore.
Dice Saviano che De Magistris è «a corto di parole e di progetti», che è «imbarazzante ascoltarlo», perché «sembra vivere su un altro pianeta». Se lo dice Saviano, tanto di cappello, ma non puoi fare a meno di domandarti su quale pianeta viva questo ragazzo che di parole, invece, ne ha sempre tante, talora troppe e un progetto magari ce l’ha, ma non lo confessa.
Io, che sono cresciuto alla scuola di Socrate e non mi fido mai delle apparenze, ho cara la lezione di Brecht: «sia lode al dubbio». Bisogna essere davvero estremamente superficiali, o particolarmente faziosi, per credere che l’incubo di Napoli oggi sia la messa in scena della centomillesima guerra di camorra che colpisce a morte giovane sventurato. Bisogna avere un occhio aperto e uno chiuso, per non vedere che in sette giorni, mentre moriva il povero Gennaro, a Napoli si sono ammazzati per la disperazione due ragazzi come lui: disoccupati. Bisogna avere un interesse misterioso per scegliere di non parlarne e battere ossessivi sul solito chiodo: il problema di Napoli è De Magistris, che ha rotto con Renzi, rappresenta solo se stesso e consente alla camorra di scatenarsi.
Dobbiamo parlare di camorra? Così comanda Il Ministero della Cultura e della Propaganda? Facciamolo allora, parliamone, però diciamola tutta e fuori dai denti: da quando il mondo è mondo, i camorristi non hanno mai fatto qualcosa senza tornaconto, né hanno colpito un alleato politico o un politico che fosse un comodo cretino. La camorra fa del male ai suoi nemici e ai nemici degli amici. Oggettivamente, perciò, se la pretesa «incapacità» di De Magistris tornasse utile ai camorristi, qui, cari signori, in vista delle elezioni, lo scenario sarebbe ben diverso.
Rosi Bindi, sostiene che se parli di Napoli, devi parlare di camorra, ma questa è una mezza verità. L’altra mezza è che se parli di Napoli e di camorra, non puoi fare ameno di parlare del resto d’Italia e del potere centrale. Quando giunse a Napoli Garibaldi e cambiammo padrone, i caporioni dell’«onorata» società indossarono la divisa. Liborio Romano, passato dal Borbone ai Savoia, li arruolò nella Guardia Nazionale e quelli garantirono la transizione. Se Garibaldi si trovò le retrovie tranquille e sotto controllo, fu solo perché lo scambio era stato vantaggioso per entrambi: il cannone «unificatore» bombardò tranquillamente Gaeta, la camorra trovò nuovi riferimenti politici e l’ordine regnò a Napoli come a Torino. Poi la capitale divenne Roma e a poco a poco siamo giunti a «mafia-capitale», solo che a Roma De Magistris non c’è. Rosi Bindi non se n’è accorta, ma a Roma ci sono Renzi e gli uomini del PD. Il suo partito!
Saviano ci insegna: con gli anni la camorra è cambiata, s’è «evoluta», è passata dal coltello alla pistola, è diventata «sciammeria» e poi «sistema», ma ai primi del Novecento, quando a Napoli i socialisti impararono a fare il loro mestiere e denunciarono lo stretto intreccio tra politica e malavita, aprendo la via a una speranza di rinnovamento, non si trovò un camorrista che desse una mano. Stettero tutti con il potere corrotto e fu il processo Cuocolo a rivelare che i socialisti avevano ragioni da vendere. Sono in molti a fingere di non saperlo, ma De Magistris ha avuto predecessori illustri.
Non la faccio lunga. La storia è maestra solo a buoni studenti e non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, però parliamoci chiaro: se qualcuno semina la città di rifiuti subito dopo le pulizie, se inafferrabili vandali devastano a date alterne l’Asilo Filangieri, covo di quei centri sociali che – udite udite! – proprio lì vanno seriamente riflettendo su se stessi, e quindi anche sui loro rapporti col «sindaco sovversivo», se la notte c’è chi si diverte a dare l’assalto ai pullman e fa a pezzi i vetri delle pensiline, mentre «misteriosamente» la luce si spegne nei “quartieri pericolosi”, beh, ma allora è chiaro: la camorra s’è svegliata.
Perché meravigliarsi? In vista delle elezioni, la camorra drizza sempre le antenne e a suo modo si schiera. Nessuno che abbia un minimo di onestà intellettuale, potrebbe negarlo: muovendosi come si muove, però, essa dimostra oggi di avere già scelto con chi stare e chi danneggiare.
I patti si sono già fatti? E con chi? Rispondere a queste domande, significherebbe rischiare querele, ma è risaputo: i camorristi non si muovono a caso. Stavolta hanno nel mirino l’Amministrazione di De Magistris, che ha risanato il disastroso bilancio ereditato, ha salvato la città dal dissesto e ha messo ai margini la malavita.
Lo so. Può sembrare tutto illogico: devastazioni, pistolettate, morti ammazzati in prima pagina e suicidi dei lavoratori disperati che non fanno notizia. Eppure, basta fermarsi e riflettere, per capire e d’un tratto, mentre si parla di elezioni, tutto diventa chiaro. Non s’è mai vista tanta logica in una illogica serie di fatti: è così che la camorra sposta voti. Così che vende consensi.
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