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Il riscatto delle periferie. Una visione di città, un modello di società

Il 19 dicembre la Carovana delle Periferie discute del programma su Roma, e non solo

Ci sono due ragioni fondamentali all’origine della scelta di discutere di programma. Innanzitutto l’esigenza di costruire una lettura ed una proposta comuni che valorizzino le particolarità ma non rimangano intrappolate nei particolarismi e nelle vicende solo territoriali. E poi c’è l’obiettivo di realizzare un percorso e degli obiettivi che possano esplicitati e fatti pesare nello scontro tra interessi diversi e antagonisti sull’area metropolitana di Roma, incluso quello della competizione elettorale, una competizione che la gerarchizzazione decisionale imposta dal Patto di Stabilità europeo su tutti i livelli di governo locale rende sempre meno decisiva, ma che pure ci pone il dovere di una riflessione collettiva su due aspetti strettamente correlati: sul valore ed effetto dell’astensionismo sia come scelta strategica che come risposta spontanea; sulla necessità di un soggetto politico sociale organizzato che a fronte di un processo di ricomposizione degli interessi di classe possa decidere di misurarsi anche – ma non solo e non sempre – sul terreno elettorale.

Riteniamo comunque che i contenuti di un programma di rottura e di alternativa che parta dalle periferie, debbano rappresentare un terreno di intervento indipendente. Il programma della Carovana delle Periferie può diventare un riferimento per i cambiamenti necessari che vorremmo, a prescindere dagli schieramenti in campo. Una proposta su cui chiamare a discutere ed anche una piattaforma per la lotta.

Il programma pertanto è uno strumento con il quale collegare le mille periferie di Roma, il linguaggio comune da usare nella battaglia politica e sociale in città, ma anche il filo che cuce le mille piccole e grandi battaglie. Il programma è anche il metro con il quale misurare e verificare linee e comportamenti dei diversi competitori elettorali.

Un programma dall’alto e dal basso

Sono due le direzioni di marcia di costruzione del programma, dall’alto e dal basso. Da un lato mettiamo in comune, tra i diversi soggetti che già ora animano la Carovana, il nostro punto di vista sulla città e non solo.

Basta pensare a come la guerra sia ormai entrata anche nella nostra vita quotidiana e abbia subito imposto le sue priorità. I governi dell’Unione Europea e Renzi hanno già deciso che troveranno i soldi per le spese militari e la sicurezza ma continueranno a tagliare sanità, servizi, pensioni, posti di lavoro, istruzione. Insomma il Patto di Stabilità che parte da Bruxelles e arriva fino ai municipi costringendoli ad un impossibile pareggio di bilancio, è valido solo per i settori popolari e non per le spese di guerra.

Dobbiamo scardinare un combinato disposto di progetti tesi a favorire, a più livelli, l’appropriazione privatistica delle metropoli, che ridisegna le politiche per la città ad uso e consumo di comitati affaristico-speculativi. E’ dall’alto che stanno costruendo le condizioni per una tentacolare privatizzazione di tutti gli aspetti e le risorse della città, essendo questo il rigoroso impegno richiesto dalla troika europea, dalle banche e dalle multinazionali che volteggiano su Roma e le grandi aree metropolitane. Esse intendono a trasformare la città in territorio di conquista del capitale finanziario e di messa a valore dei loro soldi, distogliendo risorse dalla riqualificazione, dalla programmazione, dai piani di intervento strutturali, impoverendo così ulteriormente gran parte della città e condannando la maggioranza della popolazione delle periferie ad una condizione di degrado sociale, ambientale, escludente.

Le periferie più disagiate sono oggi nell’occhio del ciclone, non solo come fonte di malessere sociale ma anche perchè chi governa riduce a solo problema di ordine pubblico la forte presenza di immigrati. Il clima di guerra e la logica della sicurezza aumenteranno questa dimensione e le tensioni. E’ un motivo in più per affermare che protezione di chi fugge da paesi in guerra e dalla fame, inclusione, diritti e apertura su un piano di parità sono elementi identitari della Carovana.

Abbiamo elaborato alcuni punti sintetici e li sottoponiamo alla verifica pratica dell’azione politica e sociale. Dall’altro costruiamo il programma territorio per territorio, realizzando la mappa dei conflitti e delle azioni per il cambiamento. Il programma della Carovana delle Periferie quindi nasce aperto, ma deve essere breve, di impatto, efficace e aggressivo ma anche in progress destinato ad essere arricchito e modificato con lo sviluppo della Carovana.

  1. Roma, una città “commissariata”. Ma la gente come può decidere sulle scelte?

I mali di Roma si affrontano allargando gli spazi di democrazia e partecipazione, favorendo il controllo dal basso e mettendo i cittadini/abitanti e i lavoratori in condizione di partecipare alle scelte che li riguardano. La Carovana contesta il modo i nuovi poteri forti su Roma vorrebbero chiudere la partita con Mafia Capitale senza incidere alla radice il sistema di potere su cui questa è prosperata. La logica emergenziale con la quale si affronta il governo della città; le chiusure di spazi sociali in nome del rispetto delle norme, le restrizioni alle libertà di sciopero e di manifestazioni che si vogliono imporre utilizzando strumentalmente il Giubileo o il clima di insicurezza e di guerra, indicano un modello autoritario di governo della città.

Il tema della democrazia è fortemente legato a quello delle risorse. La riduzione degli spazi di agibilità è infatti consequenziale alla gestione autoritaria del taglio delle risorse per servizi e temi sociali. La Legge di Stabilità, l’obbligo di pareggio di bilancio e la sottomissione ai diktat della UE sono i primi fattori che condizionano la vita democratica della città. Svincolarsi da quei vincoli è la prima condizione per riacquistare la possibilità di decidere. Non possiamo che contrastare il modello di città che inesorabilmente si delinea, tanto nelle esperienze delle amministrazioni di centrosinistra che di centrodestra, fondato sulla crescente privatizzazione del territorio, delle infrastrutture, dei servizi sociali e di assistenza.

In questo modo si sta determinando la “città delle solitudini” che conforma, isola e caratterizza la periferie, accentuata dalle conseguenze della crisi. La rottura dei legami sociali è la conseguenza delle privatizzazioni, della riduzione della democrazia, dell’insicurezza prodotta dalla precarietà e dall’abbassamento dei livelli di reddito e di vita. La battaglia per la sicurezza si combatte non con l’aumento del controllo di polizia sul territorio ma con un maggior spazio alla partecipazione e alla decisione dal basso.

La costruzione del programma sul territorio è già una risposta alla divisione sociale, è il primo passo per rompere l’isolamento. Mutualismo, spazi di socialità, reti di reciprocità, sportelli di ascolto e di lotta sono tra gli strumenti da valorizzare. La messa in movimento delle periferie, connettendo quello che già si muove e animando quello che ancora non ci riesce è un punto fondamentale del programma della Carovana. E’ impossibile cambiare la città se i suoi abitanti non si organizzano. Ma come si possono organizzare? Come possono dare rappresentanza, anche politica, dei loro interessi?

I modelli di organizzazione popolare del passato sono stati i “soviet”, poi i consigli o i comitati di quartiere, adesso invece sono stati inventati i meetup e le modalità di discussione e decisione attraverso la rete. Quali forme di organizzazione sociale e popolare può produrre nei territori la Carovana delle Periferie? Sono i forum sociali, le assemblee popolari, le agorà quartiere per quartiere? Dobbiamo discutere e decidere su questo sforzandosi di avanzare delle proposte di organizzazione e decisione che però vanno messe a verifica, almeno a partire dai territori dove siamo presenti.

  1. Diritto alla casa contro consumo di suolo. La città degli abitanti contro la città vetrina

Il diritto alla casa e quello all’abitare sono punti forti di un programma di cambiamento reale per Roma. Il diritto alla casa deve affermarsi come inalienabile, rilanciando l’edilizia popolare, il riuso e l’acquisizione di patrimonio immobiliare sfitto o inutilizzato, fermare l’accaparramento selvaggio di suolo e la finanziarizzazione della proprietà immobiliare. Reintrodurre l’uso della requisizione di fronte allo scempio di tanto patrimonio vuoto. Impedire gli sfratti per morosità e fermare la dismissione degli enti. Il diritto all’abitare comporta un cambio di passo al solo problema di “un tetto sulla testa”, significa il superamento dei quartieri dormitorio e la possibilità di progettare con gli abitanti quartieri vivibili, dotati di servizi, di verde e di spazi di socialità. La battaglia contro le grandi opere è direttamente connessa con quella per la destinazione delle risorse al risanamento dei quartieri e per la difesa del diritto alla casa.

Hanno rubato agli abitanti il centro alla città e lo hanno messo nelle mani del grande business: negozi di lusso, grandi banche, grandi costruttori, istituti finanziari, alberghi esclusivi, appartamenti per la top class. Il centro brilla ad uso e consumo di quelli che Benetton ha categorizzato come “consumatori dinamici”, i turisti o i pellegrini, le cui spese vengono accaparrate dalle grandi imprese. Si pensi che i cosiddetti “travel retail”, cioè i turisti che acquistano beni di alta gamma, producono circa il 50-60% del fatturato totale del settore turistico. In Italia, stima Mediobanca, si parla di circa 6 miliardi di euro, mentre in Europa si arriva a 40 miliardi. A Roma di tutto questo resta poco niente, neanche dalle visite all’inestimabile circuito museale ed artistico.

E’ la stessa logica che guida i grandi eventi. Costruzioni gigantesche per far affluire investimenti che poi fuggono via al termine della festa. La spesa si concentra sulle opportunità di far affari, gli abitanti si arrangino.

E’ ormai evidente come su tali questioni, le amministrazioni di centro-sinistra e quelle di centro-destra hanno operato le medesime scelte e assecondate le medesime priorità: costruttori, banche, fondazioni bancarie nel no profit e multinazionali.

Per invertire la logica occorre che chi ha guadagnato con la “vocazione globale” di Roma, cominci a pagare. Grandi costruttori, Vaticano, monopoli del turismo di massa e istituzioni finanziarie devono essere tassate nel patrimonio e nei guadagni che gli garantisce la città di Roma. Una tassa per le periferie, per il rilancio dei servizi. Una tassa per una volta non sui romani ma per i romani.

  1. Unire lavoratori e utenti per più servizi pubblici, meno mercato, più lavoro nei servizi

Le privatizzazioni hanno fallito, peggiorando i servizi e rendendoli più cari. Nelle aziende private il lavoro è pagato meno e ha meno tutele. Il rilancio della città comporta pertanto il rilancio del settore pubblico dell’economia, con un forte controllo da parte dei cittadini e dei lavoratori.

La relazione tra cittadini e lavoratori è un punto qualificante non solo dell’attività della Carovana ma della possibilità di gestire in modo innovativo i servizi pubblici. Nei trasporti, nel ciclo dei rifiuti, nell’assistenza e nell’accoglienza, nell’erogazione dell’energia e dell’acqua, nella scuola e nei servizi comunali ed infine nella sanità dove sta agendo simultaneamente destrutturazione del sistema pubblico e privatizzazione.

Queste attività (alle quali va aggiunto il lavoro di manutenzione degli immobili e delle aree verdi) costituiscono una fonte formidabile per realizzare migliaia di nuovi posti di lavoro, stabili e duraturi. La battaglia per i servizi, la loro reinternalizzazione e ripubblicizzazione, è quindi anche una battaglia per il lavoro. No alle finte politiche attive che non creano altro che piccoli lavori precari, sì alla realizzazione di posti lavoro nei settori di pubblica utilità.

L’incontro della Carovana delle Periferie del 19 dicembre prevede 3 sessioni di discussione sui tre punti del programma e, ovviamente, sulla sua premessa. A ogni sessione verranno dedicate due ore di discussione. L’incontro inizierà la mattina alle 10.00 e si concluderà alle 17.00, con una breve pausa pranzo. L’incontro si farà al salone dell’Usb in via dell’Aereoporto.

1) La prima sessione è di contesto, riguarda i temi generali del commissariamento, della democrazia e delle forme di organizzazione politico sociali necessarie e capaci di dare voce e forza alle decisioni popolari alternative alla governance autoritaria sulla città.

2) La seconda mette insieme la lotta per la casa con i temi cari ai comitati che si battono contro le grandi opere, il consumo di suolo e la “gentrificazione” della città

3) La terza sessione è dedicata alla logica e alle conseguenze dei continui tagli della spesa sociale, alle privatizzazioni, alle proposte per i disoccupati e dei precari, al rapporto tra cittadini e lavoratori,

Sulla base di questo incontro e dei suoi risultati, la Carovana delle Periferie intende convocare una grande assemblea, pubblica in questo caso, aperta a contributi di altre realtà e di esperti disponibili ad affiancare le lotte, per il mese di gennaio.

Carovana delle periferie

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