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Sanità privata contro salute pubblica. E’ il profitto, bellezza!

C’è ancora qualcuno, minimamente dotato di onestà intellettuale, che possa pensare che l’ennesima rapina consumata ai danni della salute pubblica in Lombardia, una regione il cui modello sanitario si vorrebbe esportare ovunque, sia opera di qualche mela marcia?

Centinaia di miliardi puntualmente sottratti alla sanità pubblica, decine di migliaia di posti letto tagliati e di servizi pubblici soppressi, Livelli Essenziali d’Assistenza ridotti ai minimi termini con fette crescenti di prestazioni unicamente in mano ai privati, su tutte l’odontoiatria e la riabilitazione. Liste d’attesa alle calende greche e ticket proibitivi per spingere i cittadini nelle maglie della sanità privata.

La corruzione in sanità è un sistema collaudato il cui valore ha una quantificazione certa e per nulla scalfita da miracolose spending review o controlli di supereroi anticorruzione: 6 miliardi l’anno; il 5% della spesa sanitaria, il 10% del dato totale nazionale.

Un sistema trasversale, reso scientificamente possibile da leggi e modifiche costituzionali che hanno trasformato gli ospedali in aziende e la salute in merce sottoposta alle leggi di mercato, ai pareggi di bilancio, ad un federalismo selvaggio che ha minato alle fondamenta universalismo ed uguaglianza creando cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Un sistema reso praticabile dalla commistione di una classe politica indecente e autoreferenziale e di una classe imprenditrice predatoria – con vaste incursioni della criminalità organizzata – che fanno degli appalti e delle esternalizzazioni dei servizi pubblici la loro fonte primaria di “sostentamento”. Senza dimenticare il ruolo della banche, non solo quelle dei paradisi fiscali sempre pronte ad accogliere i proventi di queste rapine, ma anche quelle nostrane che negli anni hanno riversato migliaia di titoli tossici nella pancia di quelle regioni super indebitate e sottoposte a Piani di Rientro (su tutte il Lazio) ed il cui carico ricade totalmente sulle tasche di cittadini e lavoratori del settore. Perché sia chiaro che in questi anni il tributo più alto lo hanno pagato proprio i lavoratori e le lavoratrici della sanità con il peggioramento delle condizioni di lavoro, senza riposi e ferie, in carenza cronica di organico, con il licenziamento dei precari e i ricatti ai quali vengono continuamente sottoposti i lavoratori di ditte appaltate e cooperative, con l’aumento esponenziale di infortuni sul lavoro e malattie professionali, con la contrazione salariale oltre ogni limite. Penalizzati 2 volte, da cittadini e da lavoratori.

Santa Rita, San Raffaele, Maugeri, Israelitico, RSA, business di protesi difettose, tanto per rimanere agli ultimi squallidi esempi, è così difficile vedere che il problema non è la sostenibilità del servizio sanitario pubblico ma l’esistenza del privato nella gestione di un bene primario come la salute? La sanità privata è un ossimoro, un’anomalia da combattere e rigettare a convinto sostegno di un Servizio Sanitario Pubblico degno di questo nome che faccia della tutela della salute – dalla prevenzione alla riabilitazione, da una nascita sicura ad una morte dignitosa, dalla difesa dell’ambiente alla sicurezza nei luoghi di lavoro – un principio costituzionale irrinunciabile.

Diversamente c’è la barbarie, quella rappresentata da una cronaca ormai quotidiana.

Diversamente possiamo continuare a consolarci pensando che i dati dell’ultimo report dell’ISTAT che certifica 54.000 morti in più nel 2015 rispetto al 2014 e che trova un precedente così abnorme solo nel secondo dopoguerra, siano davvero la conseguenza di un’eccezionale ondata di caldo! Così come, evidentemente, quei 10 milioni di persone che non hanno più accesso alle cure per problemi economici e la diminuzione costante dell’aspettativa di vita sono conseguenza di un destino cinico e baro.

Come USB lunedì 22 febbraio manifesteremo, ancora, sotto il Pirellone per chiedere le dimissioni di Maroni, responsabile di una riforma sanitaria scritta a misura di corrotti e faccendieri, attualmente in carcere e agli arresti domiciliari; lo faremo a difesa della sanità pubblica, consapevoli di non essere sufficienti e che in assenza di una presa di parola, forte e collettiva, dei cittadini e dei lavoratori, finiremo per essere spettatori, più o meno indignati, del definitivo smantellamento di un pezzo fondamentale di welfare, la sanità. Pubblica!

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