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Il baro Renzi vuole rinviare il referendum che ora teme di perdere

È notizia di queste ore che Matteo Renzi vorrebbe rinviare al 6 novembre il Referendum sulla sua controriforma della Costituzione. Inizialmente, quando faceva il gradasso, il presidente del consiglio aveva parlato del 2 ottobre come data probabile del voto.

Poi, dopo la batosta alle amministrative, aveva detto che in base alla legge la consultazione avrebbe dovuto svolgersi tra il 2 e il 30 ottobre. Ora la legge non c’è più e si andrebbe addirittura a novembre. Queste scandalose cialtronerie istituzionali sono il segno di un regime che, per paura di essere travolto, ha perso anche la stessa parvenza delle regole. Del resto già la controriforma era stata approvata con una miriade di voti di fiducia, da una maggioranza di fedeli in un parlamento di nominati dichiarato incostituzionale.

Marcia la controrinforma, marcio il modo di approvarla, ora il marcio tocca anche le procedure di voto dei cittadini. Se in Italia ci fosse un Presidente della Repubblica con un minimo di senso della sua carica, non avremmo questo ridicolo gioco delle tre carte sul voto. Invece Sergio Mattarella ubbidisce, nell’ordine gerarchico verso l’alto, a Renzi, a Napolitano, ai poteri europei che hanno espresso forte preoccupazione per l’esito del referendum. Per cui il Presidente della Repubblica si presta a questa scandalosa sceneggiata, fatta solo per allontanare più gente possibile dal voto nella speranza che, meno siano coloro che andranno alle urne, maggiori potranno essere le possibilità di vittoria del sì.

Una partita a carte truccate giocata da un baro che prima ha lanciato il referendum come plebiscito sulla sua luminosa figura, ma che ora sta cercando di rinviare, anzi di nascondere. Magari nella speranza di poter un giorno dire a reti unificate: “Non ve ne siete accorti, il referendum c’è stato e l’ho vinto io”.

D’altra parte la controriforma della Costituzione è stata voluta dalle banche e dal sistema di potere della UE, che come si è visto con la Brexit, sono incompatibili con la democrazia. Ora che sentono che il popolo italiano potrebbe mandare a quel paese la loro legge, i poteri europei suggeriscono a Renzi prudenza e rinvio, rinvio e prudenza. Tra bari ci si intende sempre.

Dovremo mobilitarci e scendere in piazza per poter votare no il prima possibile e quindi mandare a casa Renzi. Che a quel punto smentirà di aver mai pensato alle dimissioni in caso di sconfitta. Via il regime dei bari.

 

Giorgio Cremaschi

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