Se gli esseri umani segnassero il loro percorso come le lumache, un filo di bava accompagnerebbe il percorso dei governanti italiani in visita dai padroni americani, e le stesse tracce troveremmo sulle orme di Gentiloni di fronte a Trump. A proposito del "nuovo" che questo governo ogni tanto fa finta di inscenare, qui siamo di fronte alla tradizione più vecchia del servilismo delle classi dirigenti italiche.
Gentiloni è espressione di un governo che teoricamente dovrebbe essere critico verso l'attuale presidente USA, nel nome dei valori (ahahah) dell'Unione Europea. Ma la spinta irresistibile delle ginocchia verso il basso che prende i governanti italiani quando varcano la soglia della Casa Bianca, ha colpito anche l'attuale presidente del consiglio come tutti i suoi predecessori.
Gentiloni ha solo balbettato un elogio delle bombe USA in Siria, mentre Trump lo sommergeva di pacche sulla groppa, come si fa col cagnolino di cui si esalta la fedeltà. Cosa ha poi chiesto, proposto, indicato Gentiloni a Trump? Nulla di nulla, a tal punto che l'organo ufficiale del governo, La Repubblica, sì è dovuto inventare una serie di distanze tra Italia ed Usa, di cui negli incontri a Washington non v'è alcuna traccia. Evidentemente anche per il giornale di Renzi l'ossequio del capo del governo italiano al presidente USA è eccessivo, ed allora cerca di presentare un'altra realtà.
Comunque gli europeisti stiano tranquilli, quando dovesse incontrare la Merkel Gentiloni sarebbe altrettanto servile. E ce ne sarà occasione tra breve, a Taormina, dove al vertice del G7 il presidente del consiglio potrà sdilinquirsi nel mostrarsi fedele servitore dei due padroni.
Guardando Gentiloni davanti a Trump viene in mente il "come è buono lei" di Fantozzi di fronte al capufficio. Solo che quella scena fa ridere, mentre Gentiloni fa piangere di rabbia sul degrado servile delle classi dirigenti di uno stato formalmente democratico e sovrano.
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