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Sorry we’re closed. Il paese delle opportunità in total lockdown

Donald Trump parla di nuovo al paese in una conferenza stampa fiume e, dopo aver fatto il punto della situazione lodando ancora una volta il proprio precedente operato, decide stanziamenti “record” e vara ulteriori misure di emergenza. L’evidente crescita esponenziale dei contagi e dei decessi costringe l’amministrazione a misure “molto stringenti” ma dimostra che il MPC a stelle e strisce non vuole andare in ferie. Primi tests per un vaccino. Il colpo di coda di una supremazia in declino.

I focolai sulla mappa degli USA si moltiplicano. I contagi hanno superato i 3.500 casi mentre i decessi in tutto il paese sono più di 70. Gli Stati Uniti corrono ai ripari e vanno in “total knockdown”: a New York, Los Angeles, e nelle principali e più popolose metropoli si chiudono cinema, teatri, palestre, negozi, bar e ristoranti, questi ultimi autorizzati a lavorare solo per le ordinazioni take away, a portar via, o per le consegne a domicilio nelle più popolose metropoli del paese.

“Siamo ad un punto di flessione critico in questo Paese, siamo dove l’Italia era due settimane fa in termini di numeri. Se si guarda alle proiezioni, ci sono tutte le possibilità di diventare come l’Italia”. Così poche ore fa.Jerome Adams, il chirurgo generale Usa, ossia il capo esecutivo dello United States Public Health Service Commissioned Corps e il portavoce delle questioni di salute pubblica all’interno del governo federale. Un allarme ripetuto anche dal governatore dello stato di New York Andrew Cuomo, che deve fronteggiare la situazione più seria di tutto il Paese con ormai quasi mille casi e 7 morti. Così la Grande Mela e Los Angeles, le metropoli più colpite dall’epidemia, si fermano.

Per la prima volta a nostra memoria si ferma anche il tempio del gioco d’azzardo: Las Vegas spegne le luci dei casinò sull’iconica Strip; teniamo a mente che le case da gioco sono un’enorme fonte di profitto per gli Usa, non solo luoghi dove i ludopati possono dare ampio sfogo alla propria dipendenza.

Miami limita l’accesso alle spiagge, e in New Jersey scatta un vero e proprio coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Quasi 32 milioni di studenti in ben 33 stati Usa hanno visto chiudere le scuole pubbliche, e chissà se mai vi rientreranno durante quest’anno scolastico. Stesso discorso per molti dei campus universitari.

Sono stati vietati tutti gli assembramenti oltre le 10 persone da ordinanza federale, che per gli americani vuol dire nazionale. Restano aperti solo i servizi ritenuti essenziali: negozi di alimentari e supermercati, farmacie, distributori di benzina e centri medici.

Chiude anche il simbolo dell’ideale più sbandierato e rispettato degli USA: la Statua della Libertà a New York.

Sembra per ora scongiurato l’incubo più grande: lo stop della metropolitana. Ci auguriamo che la rete di sicurezza interna non abbia “e buchi” sia in grado di scongiurare anche eventuali black out causati da attacchi cibernetici.

Nel frattempo a Washington tutta la politica va in quarantena.

Nella capitale federale al momento la situazione è meno allarmante ma le restrizioni sono già tante e riguardano anche gli uffici federali, con la Corte Suprema che ha rinviato tutte le udienze di marzo. Persino la “Casa Bianca d’Inverno” la residenza presidenziale di Mar-a-Lago, in Florida, è ‘in quarantena’, dopo che alcuni ospiti sono stati trovarti positivi al virus.

Dall’amministrazione Trump sono attese misure da applicare a livello federale; nelle scorse ore è circolata la notizia di un possibile coprifuoco in tutto il paese ma poco dopo la Casa Bianca ha dato la smentita, anche se Trump fra le tante cose che ha dichiarato in una conferenza stampa-fiume non ha del tutto escluso tale opzione nel futuro. Intanto è scontro tra il governatore Cuomo che chiede la mobilitazione dell’esercito per affrontare l’emergenza, soprattutto quella legata al numero dei posti letto negli ospedali, e il presidente che lo invita a chiedere meno e a fare di più. Inevitabilmente si complicano le cose anche sul fronte della campagna elettorale, nell’anno in cui si vota per le presidenziali. E New York potrebbe essere il terzo stato a rinviare le primarie, dal 28 aprile al 23 giugno.

Disneyworld, a quanto scrive la Reuters, dovrebbe già essere chiusa ma sembra che siano girate foto che dicano il contrario. Potrebbero essere immagini di repertorio ma per ora nessuna smentita dalla struttura.

Cancellato il Kentucky Derby day, la corsa di cavalli che nella storia si fermò solo a causa della II guerra mondiale.

Saltano le primarie in Ohio ed in altre giurisdizioni. In Louisiana, Illinois, Wisconsin per ora vengono solo posticipate.

Il presidente Trump ha parlato di nuovo alla nazione a mezzo conferenza stampa nella notte italiana.

Il fiume di parole, a tratti determinato, altre volte quasi, e sottolineo quasi, incrinato dalla commozione (quando ha dichiarato le cifre degli stanziamenti, lievitati in modo importante) indirizzato alla popolazione aggiorna sui numeri ed i progressi che si stanno facendo.

Donald Trump ha ammesso per la prima volta, durante la conferenza alla Casa Bianca, che la situazione causata dal coronavirus in Usa “non è sotto controllo” definendo ancora una volta il Covid-19 “un nemico invisibile”.

Il tycoon ha anche voluto rassicurare ricordando che “gli scienziati ed i ricercatori stanno alacremente lavorando e sembrerebbero a buon punto” nella ricerca di un vaccino.

Un tono generale veramente troppo ipotetico.

Addirittura azzarda una tempistica per il termine della pandemia: luglio o agosto, ma parla degli Stati Uniti. Per rendere questo possibile insiste sul fatto che “dobbiamo fare un ottimo lavoro”.

L’economia americana potrebbe andare verso una recessione. Anche questo viene più volte sottolineato: “Siamo stati colti di sorpresa da questo coronavirus, è così contagioso… ma la nostra risposta è stata aggressiva e il problema è soprattutto per le persone più anziane”, ha aggiunto Trump, che non ha escluso in futuro la decisione di un coprifuoco a livello nazionale, per ora comunque non sul tavolo.

Trump ritiene che non sia una “cosa buona” rinviare le primarie ma ha detto che lascerà la decisione ai singoli Stati. “E’ una scelta difficile”, ha ammesso, per poi aggiungere una frase che suona talmente ingenua da risultare addirittura vuota di significato: “Se gli americani saranno uniti nel seguire le linee guida contro l’epidemia sconfiggeremo il virus tutti insieme e festeggeremo”.

Sta pensando già al dopo, ma non è un’attitudine responsabile al momento, forse vuole esorcizzare con questa speranza le perdite di profitto che dovrà sopportare nei prossimi mesi. Sul versante della comunicazione di The Donald non vogliamo addentrarci, ma solo un particolare: un’evidente discrasia fra le parole, il cui tono si può più facilmente mascherare ed il cosiddetto “body language” molto più difficile da nascondere.

Poi lo scivolone con la Cina: un ‘tweet’ in cui si definiva il nuovo coronavirus della polmonite come “un virus cinese”.

Gli Stati Uniti sosterranno in modo potente le industrie, come le compagnie aeree e le altre colpite dal virus cinese. Saremo più forti di sempre”, aveva cinguettato, nello specifico, il numero uno della Casa Bianca, scatenando la rabbia del portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, nel consueto appuntamento giornaliero con la stampa: ” È una sorta di stigmatizzazione. Siamo fortemente indignati e ci opporremo con forza”. ha tuonato Shuang. Alla faccia della “solidarietà e cooperazione internazionale” a cui aveva fatto appello poche ore prima.

Così come dice di “amare il suo paese, la sua gente” ma guarda solo alle perdite di profitto che sicuramente gli toglieranno il sonno per un po’.

La più grande potenza capitalistica occidentale si renderà conto durante le notti insonni che deve abbassare lo scettro?

Nel frattempo la Borsa di New York è affondata ieri come mai negli ultimi 30 anni e gli indici chiudono con oltre il 12% di perdite. Per il Dow Jones è stato il giorno più nero dal 1987.

Chiudiamo con una notizia appena arrivata negli aggiornamenti in tempo reale dalle varie agenzie: la corsa all’accaparramento negli USA non si ferma ai beni alimentari o ai dispositivi sanitari od elettronici per mantenersi informati o poter lavorare.

Secondo una stima di poche ore fa si sta verificando un notevole incremento (68%) anche nelle vendite di armi di fuoco.

Where is Michael?
Where is Mark?
Where is Mathew
Now it’s getting dark?
Where is John? They are all out back
Under fifteen feet of pure white snow
Would you please put down that telephone
We’re under fifteen feet of pure white snow

I waved to my neighbour
My neighbour waved to me
But my neighbour
Is my enemy
I kept waving my arms
Till I could not see
Under fifteen feet of pure white snow

Nick Cave & The Bad Seeds “Fifteen Feet Of Pure White Snow”

Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso in miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River

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